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Queer: l’ultimo film di Luca Guadagnino tra ossessione e solitudine

Daniel Craig è protagonista in un riuscitissimo ruolo lontano dal suo genere

Queer, uscito nelle sale italiane il 13 febbraio 2025, è stato presentato in anteprima a Venezia 81, dove ha concorso per il Leone d’oro, vinto da La stanza accanto di Pedro Almodovar. Luca Guadagnino, noto per la sua capacità di raccontare storie intime e viscerali (basterebbe Chiamami col tuo nome a farne da garante) porta ora sullo schermo un adattamento fedele e crudo dell’omonimo romanzo di William S. Burroughs. La storia segue le vicende di William Lee, un uomo omosessuale e tossicodipendente che cerca di sfuggire alla sua solitudine e alla sua disperazione interiore, in quello che non è altro che un viaggio alla ricerca di sé.

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Daniel Craig è il protagonista di un dramma anni ’50 in Città del Messico. Eccezionale nelle movenze e nella voce, nell’equilibrio tra aggressività e fragilità, l’attore cattura perfettamente la complessità del suo personaggio. Nei panni di William Lee, Craig realizza una delle sue performance più vulnerabili e meglio riuscite.

Queer rappresenta un viaggio oscuro e opprimente, claustrofobico, nella mente di un uomo alla deriva. Lee cerca nella dipendenza dalle droghe, dal bere, dal sesso, la chiave per capire il mondo. Ma non è altro che un’indagine per capirsi. Il fine è quello di riuscire a parlare di se stesso e soprattutto con se stesso. Con i suoi fantasmi, con tutto ciò che non può vedere né toccare, con la sua parte più profonda e oscura. Ed è proprio passando per qualcosa di estremamente materiale, tangibile, come la ricerca del contatto fisico, quest’unione di corpi tra sudore e seduzione che assume un ruolo fondamentale nel film, che arriva alla smaterializzazione dello stesso.

La storia si concentra anche sulla sua ossessione per Eugene Allerton, un giovane soldato americano. Per lui e con lui avviene la sua discesa in un vortice di desiderio, rifiuto e autodistruzione. Drew Starkey, nel ruolo di Eugene, è altrettanto convincente, rappresentando l’oggetto del desiderio e della disperazione di Lee con un mix di innocenza e distacco.

Luca Guadagnino definisce Queeril suo film più personale, ma anche il più esplicito, audace e astratto“. Un film che voleva fare da sempre, ma che poteva fare solo adesso. Solo dopo tutto quello che il suo nome e il suo cinema rappresentano, nel bene e nel male. Guadagnino trova così lo spazio per il suo film probabilmente più intimo e più rappresentativo, pieno di autocitazioni. L’alternarsi di scene alla maniera di Bones and All (in particolare su quel finale dirompente) e il body horror portato a compimento nello stesso film. Ma ancora il mystery of love del suo masterpiece sopra citato, la costruzione intricata di un rapporto e la seduzione che vediamo in Challengers ne fanno da esempio.

L’ormai abituale collaborazione con Sayombhu Mukdeeprom regala un’altra volta una fotografia di qualità. Ricorda l’ambientazione anni ’50 di un film italiano, Finalmente L’alba di Saverio Costanzo. Il direttore della fotografia l’aveva già proposta, realizzando uno dei pochi punti a favore di quella pellicola. Sui toni del giallo ocra, con colori saturi e inquadrature che evocano un senso di oppressione e decadenza, la fotografia di Mukdeeprom arricchisce come sempre la buona riuscita del film. La colonna sonora poi, composta da Ryuichi Sakamoto, aggiunge un ulteriore strato di malinconia e tensione.

Queer è un’opera che, con la sua durezza, lascia un segno profondo. Affronta temi scomodi e universali: l’isolamento, il desiderio represso, la lotta per l’accettazione di sé e la ricerca disperata di amore in un mondo che spesso rifiuta chi è diverso. Guadagnino non risparmia lo spettatore, mostrando la cruda realtà della vita di Lee senza edulcorazioni, riuscendo a infondere umanità e poesia nella sua narrazione.

Queer non è un film per tutti. Si tratta di un film lento, dall’atmosfera cupa e a tratti opprimente. Un film che, diviso in atti, poteva concludersi (e forse sarebbe stato meglio) cancellando l’ultimo. Ma Queer propone soprattutto una riflessione profonda e commovente sulla condizione umana. Esplora temi come l’identità, la marginalizzazione sociale e la ricerca disperata di connessione in un mondo che spesso sembra non offrire alcuna via d’uscita. Con un’ottima regia, che alterna momenti di poesia visiva a scene di tragico realismo, Queer conferma Luca Guadagnino uno dei registi più talentuosi e visionari del cinema contemporaneo.

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Queer – Regia di Luca Guadagnino – Sceneggiatura di Justin Kuritzkes – Con Daniel Craig, Drew Starkey, Jason Schawrtzman, Lesley Manville, Henry Saga, Drew Droege, Ariel Schulman, Colin Bates, Sonia Ava, Perla Ambrosini, Simon Rizzoni, Lorenzo Pozzan, Cosimo Elia De Roberto – Musiche: Trent Reznor e Atticus Ross – Scenografia: Stefano Blasi – Costumi: Jonathan Anderson – Trucco: Massimo Gattabrusi, Carmen Mendias, Adrián Dimas – Fotografia: Sayomphu Mukdiphrom – Effetti speciali: Virginia Cefaly, Marco Fiorani Piarenzi – Produzione: The Apartament, Freemantle e Frenesy Film – Produttore: Lorenzo Mieli e Luca Guadagnino – Paese di produzione: Italia e Stati Uniti – Anno 2024 – In Italia dal 17 aprile 2025