La notte del 10 marzo è la notte più attesa dell’anno per il cinema. Ecco chi secondo noi la spunterà nelle categorie più ambite.
Tra tutti i premi del mondo, forse il più universalmente riconosciuto da generi, sessi, etnie, ceti sociali diversi in qualsiasi paese del mondo, è l’Academy Awards americano, conosciuto ai più come premio Oscar.
Come già ampiamente dimostrato dai dati, i premi sono un trampolino di lancio più che un punto di arrivo per un film. Non è infatti così inconsueto che la tendenza sia a sfruttare la visibilità dei premi come una pubblicità a tappeto per le produzioni che vincono la statuetta.
Quest’anno, specie sulle categorie di regia, attore e attrice non protagonisti, film d’animazione e sulle sceneggiature, la battaglia è più agguerrita che mai.
Lo sarebbe stata anche per il Miglior Film straniero, dove gareggia anche Garrone con il suo Io Capitano, se non fosse che l’Academy insiste nel concedere troppo spesso un solo slot straniero nella categoria generale, causando un’inevitabile spoiler per coloro che gareggiano nella sezione non-americana. Negli ultimi 4 anni soltanto Un altro giro (Danimarca) di Thomas Vinterberg ha vinto il premio senza essere candidato tra i Miglior Film. Lo scorso anno Niente di nuovo sul fronte occidentale, unico candidato generale, è significato vittoria spoilerata internazionale. Stessa cosa per Roma di Alfonso Cuarón, Drive my car di Ryūsuke Hamaguchi e Parasite di Bong Joon-ho (anche se quest’ultimo si è aggiudicato entrambi i premi).
Il discorso è che se continueranno ad aprire ad un solo film straniero la categoria generale, la statuetta extra-statunitense perderà gradualmente di hype e di considerazione. Gli Oscar danno un impulso enorme all’industria cinematografica di qualsiasi paese, non solo americano. Basti pensare ai livelli raggiunti negli ultimi anni dal cinema coreano nell’immaginario occidentale.
Miglior Regia e Miglior Attore Protagonista
13 candidature per il biopic d’autore di Christopher Nolan sullo scienziato che ha cambiato per sempre la storia del Novecento, Robert Oppenheimer. Plebiscito? Forse, anzi probabile. Ma se siamo abbastanza certi della statuetta di Miglior Attore protagonista per Cillian Murphy, la cui strada è stata piuttosto spianata dall’assenza di nomi come Leonardo di Caprio (Killers of the Flower Moon) e l’altro irlandese Barry Keoghan (Saltburn), non possiamo dire lo stesso per la regia. Tutti e 5 possono dire la loro anche se gli underdog Justine Triet (Anatomia di una caduta) e Jonathan Glazer (La zona d’interesse) sono molto più defilati rispetto ai due principali avversari di Christopher Nolan: lo scalpitante Yorgos Lanthimos (Poor Things) e l’evergreen Martin Scorsese (Killers of The Flower Moon).
Miglior Attrice Protagonista
Nonostante Lily Gladstone (Killers of The Flower Moon) sarebbe la prima nativa americana a vincere un Oscar (ma non la prima a ritirarlo, perché a salire sul palco del Dolby Theater per la statuetta di Marlon Brando c’era Sacheen Littlefeather), se la dovrà vedere con la favorita Emma Stone (Poor Things) che ha fornito al pubblico una Frankestein infantile al femminile senza precedenti.
Migliori Attore e Attrice non protagonisti
Vuoi il trasporto delle aspettative su Oppenheimer e vuoi la grandezza attoriale mai premiata, il Miglior attore non protagonista sembrerebbe appannaggio di Robert Downey Jr. Detto ciò, ad ostacolare il suo trionfo c’è un altro Robert ed il suo collega Marvel. De Niro (Killers of The Flower Moon) che quel premio l’ha già vinto con Il Padrino, è dietro nelle gerarchie ma attenzione a Mark Ruffalo che si supera in Poor Things. Come in Barbie, Ken (Ryan Gosling) relegato ad un ruolo marginale.
Miglior Film d’animazione
Due concetti d’animazione vincenti ma diversissimi. Uno introspettivo, metaforico, riflessivo. L’altro avanguardistico, graficamente superbo e estremamente pop. Il ragazzo e l’airone di Miyazaki e Spider Man: Across the Spider-Verse si giocano ai punti la partita. Comunque vada, l’animazione è in buone mani.
Migliori Sceneggiature originale e non
Nella categoria Non Originale figurano gran parte dei film favoriti. La fantasia e l’originalità di Poor Things potrebbe vincere il duello con Oppenhemier, che rimane il favorito. Questa volta però devono guardarsi le spalle da Barbie e La zona di interesse, che possono dire la loro. Tra le due sceneggiature è l’originale a suscitare più interesse: The Holdovers e Anatomia di una caduta (già Palma d’oro in questa sezione) sono davanti, ma Maestro di Bradley Cooper è osservatore interessato.
Migliori Musiche
Se la colonna sonora di Indiana Jones 5 segna l’ennesimo record per John Williams (54 candidature, secondo solo a Walt Disney con 59), quella di Oppenheimer è favorita ma vede l’assenza del fedelissimo nolaniano Hans Zimmer. Chissà che questa scelta non gli costi la statuetta. Intanto Poor Things potrebbe essere il terzo litigante a godere. Per quanto riguarda la migliore canzone originale siamo abbastanza certi che sarà un duello rosa tra I’m Just Ken di Mark Ronson e Andrew Wyatt e i toni meravigliosamente drammatici di What was I made for? dei fratelli Billie Eilish e Finneas O’Connell, già premio Oscar nel 2022.
I premi tecnici più combattuti
Una carestia di premi potrebbe attendere il kolossal di Ridley Scott, Napoleon. Nelle sue candidature sono avanti The Creator (Migliori Effetti speciali) e nei migliori costumi e scenografia i giganti Barbie e Poor Things sono troppo distanti.
Miglior Film
Corsa a due per il premio più ambito. Oppenheimer (qui la nostra recensione), a meno di clamorosi scenari, dovrebbe farcela segnando il primo Oscar per un film di Nolan. A tallonarlo dietro ma non di moltissimo c’è l’outsider numero uno Poor Things. Il 10 marzo avremo il responso definitivo. Intanto le nostre previsioni sono in grassetto, nell’attesa della serata più importante del cinema mondiale.