Un monologo straziante in scena al Teatro di Villa Lazzaroni ricorda la storia di Elisa Claps e della sua famiglia
Elisa Claps.
Il suo nome, il suo volto, la sua storia sono contenuti in un cassetto della memoria che tutti abbiamo da qualche parte, che sia il cervello o il cuore. È dove si depositano quelle storie di cronaca che vanno oltre l’articolo di giornale o il servizio televisivo, quelle che scavano nel profondo di chi le sente, che portano famiglie normali a divenire simboli, finire oggetto dei commenti, delle idee, delle speculazioni di chiunque. Diventare parte della memoria collettiva, del discorso di tutti.
Elisa Claps come tante altre ragazze, come tante altre storie, come tante altre famiglie.
E c’è proprio la famiglia dietro a I sandali di Elisa Claps, lo straziante monologo che Ulderico Pesce ha portato in scena il 20 aprile al Teatro di Villa Lazzaroni, dove tornerà il 19 maggio per un secondo appuntamento.
La famiglia Claps con cui ha scritto il testo, grazie alla madre e al fratello Gildo, e che propone calandosi nei panni del padre Antonio, morto il 22 Gennaio 2014.Il giorno dopo quello che sarebbe dovuto essere il trentasettesimo compleanno della figlia Elisa.I sandali del titolo sono un regalo, l’ultimo che Antonio Claps fece alla figlia il giorno prima della scomparsa.
11 Settembre 1993, un pensiero per la ragazza che ha appena superato l’esame di riparazione di greco, promossa in terza superiore. I sandaletti a occhio di bue, da bambina, che adora e che indossa la domenica mattina per andare alla Messa, assieme al maglioncino che con cura le ha cucito la madre.
Il momento prima che la storia di una famiglia diventi parte della storia comune. Ulderico Pesce sul palco è da solo, intorno è tutto spoglio. Non servono immagini, foto, video. Basta la sua voce, straziata, arrabbiata, sofferente. La storia della famiglia Claps che inizia col terremoto del 1980, il container dove crescere i bambini in attesa di tornare alla normalità. La tabaccheria a Potenza, la casa in campagna dove si sarebbero dovuti riunire per pranzo quella domenica.
Nel ruolo di Antonio Claps fa suo il dolore, la paura. Scende dal palco e cammina per la platea, che per l’occasione diventa la notte potentina, l’attesa delle ventiquattrore prima che si possa fare la denuncia di scomparsa.
Chi è tra il pubblico lo sa cos’è successo a Elisa Claps quel 12 settembre. Sa cosa sia accaduto nella Chiesa della Santissima Trinità, sa di Danilo Restivo, sa di come sia stato arrestato molti anni dopo.
Sa, almeno in parte, di Don Mimì, del parroco, dei silenzi colpevoli, dell’indifferenza con cui anno dopo anno i Riti Sacri continuavano a essere celebrati sull’altare, mentre nel sottotetto il tempo faceva il suo sul corpo senza vita di un’adolescente. La nascita di Cristo, la sua Resurrezione, il ritorno alla vita.
Ulderico Pesce scava nel solco tra il sapere sociale, l’aver letto o sentito notizie, e l’essere lì, accanto a un padre straziato. Se non possiamo comprendere ciò che ha provato la famiglia, se abbiamo la fortuna di non conoscere quel dolore ci sentiamo comunque sfranti dalla sua rappresentazione.
E arrabbiati, impotenti davanti ai segreti, alle bocche chiuse, ai non detti. Che non avrebbero salvato la vita di Elisa Claps ma forse avrebbero restituito alla famiglia una verità più celere, una giustizia meno ingiusta. Il tentativo di dar pace a chi non può averla. Trasformare un caso di cronaca in un caso di vita reale, di dolore reale. Uscire dai cinque minuti del servizio televisivo, entrare permanentemente nel cuore e nell’animo di chi ascolta. La vita di Elisa Claps e della sua famiglia sono state consegnate alla storia. Anche a quella giuridica, che con tutte le difficoltà e i dubbi sorti negli anni ha comunque fatto il suo corso.
Il ricordo che ne resta è stato dato dalla famiglia a Ulderico Pesce per portarlo nei teatri, dove può essere lasciato, da anima ad anima, a chi è lì proprio per ascoltare.Non perché la televisione ne parla, non perché è capitata casualmente su un link online. In teatro si va con coscienza, e a quelle coscienze parla il monologo di Pesce. Perché la storia di Elisa, di chi l’amava, e anche di chi ha messo un muro davanti alla verità rimanga nella memoria volontaria.
Il ricordo come scelta.
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I sandali di Elisa Claps – Scritto e interpretato da Ulderico Pesce – Teatro Villa Lazzaroni 20 aprile 2024