In scena al Teatro de’ Servi “Gregory: una storia di famiglia” di Veronica Liberale per la regia di Nicola Pistoia.
Quella di Gregory è una storia che si propone di essere raccontata senza pietismo di sorta. Un intento apparentemente impossibile — e, nondimeno, riuscito — se si pensa che al centro di questa storia stanno le vicende di una famiglia, successivamente alla diagnosi del disturbo dello spettro autistico, che colpisce il piccolo Francesco (detto Gregory, in onore di Gregory Peck).
Nel vivace e sereno trambusto di questa famiglia che abita nel centro di Roma — quello verace e popolare, di cui ormai da tempo la città sta perdendo le tracce — la notizia inaspettata si accompagna alla difficoltà di comprendere cosa riservi il futuro.
La parola ‘normalità’ è dunque messa tra parentesi, in stallo, in favore della ricerca di nuove soluzioni di vita, più congeniali a quello che è il clima domestico così trasformato all’alba del nuovo millennio.
La storia di Francesco-Gregory è raccontata da Veronica Liberale, che oltre a interpretare la zia Fiorella, firma il testo, con la regia di Nicola Pistoia. Quest’ultimo costruisce una partitura scenica congeniale al testo, in cui a livello spaziale sono rese, mediante l’inserimento di una pedana a più livelli, le difficoltà della convivenza. La regia di Pistoia va incontro, inoltre, all’esigenze tipiche di una drammaturgia di stampo contemporaneo, che non prevede più le canoniche ‘entrate’ e ‘uscite’, in cui lo spazio scenico rimane condiviso seppure opportunamente distinto (nonostante appaia lecita l’ipotesi, che tale partitura fisica avrebbe potuto essere articolata in maniera ulteriore).
Nelle elucubrazioni spesso sconclusionate e paradossali del personaggio di Fiorella, che mette in scena le vicende di una studentessa irrimediabilmente fuori corso, troviamo un appiglio per comprendere la natura più profonda di “Gregory: una storia di famiglia”. Nel marasma caotico che anima una casa affollata, come quella di Luciana (Stefania Polentini) e Adriano (Armando Puccio), le interminabili telefonate di Fiorella con il suo tenace spasimante spaziano con ironia tra gli argomenti filosofici più in voga. E lo spettatore è indotto così a domandarsi che cosa sia, in fondo, questa ‘ontologia’ intorno a cui i due pseudo-intellettuali si affannano tanto. In fondo, lo studio dell’essere è, per sua stessa natura, anche lo studio di ciò che non è o di ciò che potrebbe essere e, invece, poi non è.
Detto in parole povere, chi si occupa di ontologia è oggi qualcuno che si interroga sul concetto di possibilità, di come quest’ultima non trovi più molto spazio nelle nostre esistenze, perché messa a tacere dall’ideale tecnologico di una vita spinta ferocemente verso il progresso.
In un’epoca in cui il relativismo ha preso tanto spaventosamente piede, la paura della malattia e del contagio anche solo possibile prendono, come è ovvio, il sopravvento. Pertanto, l’esperimento familiare messo in scena da “Gregory” assume un senso ulteriore, perché rappresenta, attraverso la comicità, un tentativo efficace di ribellione nei confronti di quella paura. Ammettere la difficoltà e il proprio spaesamento diventano le misure più efficaci per prevenire la discriminazioni sociali che possono colpire un figlio, che si riconosce come ‘diverso’. Queste sono, in fondo, le strategie messe i campo da genitori e nonni, che, nonostante le difficoltà, raccontano ognuno a loro modo, tra confessioni intime e momenti goliardici, timori e speranze.
Aspetto rilevante, tuttavia, del disturbo dello spettro autistico da cui Francesco-Gregory è affetto riguarda un ritardo nel linguaggio.
Questo rappresenta un primo campanello d’allarme che, oltre a costituire uno snodo fondamentale (non senza risvolti comici) della narrazione scenica, getta una luce sull’importante risvolto sociale contenuto nel testo. La parola di Gregory (interpretato splendidamente da Francesco de Rosa, che ci omaggia anche di un accompagnamento musicale non ingombrate e davvero efficace) è quel monito al sano esercizio del dubbio, che non scadendo nel pensiero del ‘complotto’, diventa strumento più efficace per l’ascolto dell’altro.
Gregory: una storia di famiglia – dal 17 febbraio al 6 marzo in scena al Teatro de’ Servi
- di Veronica Liberale
- regia di Nicola Pistoia
- con Francesco De Rosa, Veronica Liberale, Francesca Pausilli, Stefania Polentini, Armando Puccio, Francesco Stella
- La Bilancia Produzioni presenta