Metti una sera a Roma, nel quartiere San Lorenzo, in uno dei locali che ne animano le serate. Metti un estroso “scrittoremetropolitano” (così si definisce) con la voglia di proporre nuove idee e di diffondere il bello… Aggiungi sei pittori che si prestano “al gioco”… Ecco che ti ritrovi immerso in “Trittico d’Artista”.
Il locale è il cocktali bar bistrot OFFICINE BEAT, dove l’eclettico Flavio Casciotti si muove dietro il bancone mixando musica e cocktail. L’ideatore e curatore del format è Andrea Alessio Cavarretta che con Giovanni Palmieri e Sissi Corrado ha organizzato per Kirolandia e Cultursocialart una serie di esposizioni: sei creativi proporranno tre loro opere, che resteranno in mostra per un mese. Da dicembre a maggio si alterneranno sulla spaziosa parete del locale i tre lavori di sei autori che al termine, a giugno collaboreranno per una collettiva conclusiva del ciclo, frutto di un percorso comune.
Gli acquarelli con biro di Paolo Makka Maccari svelati durante una serata in diretta social, e presentati dall’attrice Stefania Visconti, sono la prima tappa di questo percorso che ci accompagnerà fino a giugno.
Ed eccoli i tre dipinti, i suoi intensi autoritratti. Con le rose, Con bicchiere, Con gli addobbi, Sempre con qualche simbolo in più, che tutti noi ben conosciamo: vuoi la freccia del “play”, vuoi la batteria che indica la carica del nostro device… La natura iconica della sua arte, dove l’autore riproduce se stesso, è completata da simboli che rimandano all’attualità. Detto con le sue parole: “È il gioco del selfie: l’autoritratto del momento. Il telefono ci permette di farci milioni di selfie e ogni volta ho cercato di aggiungere qualcosa di diverso … “ riuscendo così ad attirare l’attenzione per una più approfondita lettura delle sue creazioni.
È un architetto, Paolo Maccari, e le sue opere parlano della sua storia. È lui stesso a raccontarcelo: “Le sfaccettature nascono dal mio passato di architetto: il disegno geometrico è dato dall’insicurezza della mano libera: ho bisogno della riga e della squadra, della visione razionale delle cose, delle figure e dei volumi ma poi l’acqua mescola tutto…”. Come se la realtà razionalizzata, netta, e quasi tagliata con l’accetta, debba essere superata dalla vera natura delle cose, fatta di colori sfumati, che come l’acqua e la vita, debordano spesso inaspettatamente.
Così delinea con geometrica precisone gli spazi e le ombre, riempiendoli poi dei colori che danno vita al soggetto. “Ho scelto la tecnica dell’acquarello perché mi piace per le sfumature”, continua Makka, “La Pop Art dagli anni ’70 è stata tutta a colori forti, piatti e mai profondi. Invece trovo che l’acquerello abbia una profondità, una sua poesia, le sue sfumature … è quello di cui abbiamo bisogno oggi… è tutto sfumato” . E ci sono proprio tutti i colori nelle sue creazioni: sfumati per riprodurre le ombre del suo corpo e l’intensità delle espressioni. O più netti e decisi ora nei fiori, ora nelle palline natalizie che gli rotolano addosso, ora nello sfondo.
Insomma una scoperta in un inedito contesto: alle Officine Beat fino al 20 gennaio. Ed è solo l’inizio.