Non è amore se uccide!

Tre donne, tre storie di angherie e soprusi, di vita e di morte, di amore che non era amore in scena al Villa Lazzaroni,

Sara, Romina e Rebecca. Nei loro panni ci sono Patrizia Casagrande, Jacqueline Ferry e Valeria Zazzaretta. Tre donne, tre storie diverse accomunate dalla tragedia di un amore che non era amore, era violenza, sopruso e terrore.

Sono queste le premesse di Tutte le notti sono una, in scena dal 3 al 5 novembre al Teatro Villa Lazzaroni per la regia di Fabio di Gesto. Storie di femminicidio raccontate dalle protagoniste, dalle donne che hanno visto trasformarsi in dolore quel sentimento che dovrebbe essere il più bello e puro di tutti.

Il palco è spoglio, le protagoniste vestono coi toni del grigio e del nero. Il loro abbigliamento riprende ciò che raccontano di essere; la manager di banca, la donna che lavora in ufficio e nel tempo libero si prodiga per gli altri, la ragazza più giovane, che ha avuto un brillante percorso di studi e ora spera di farsi strada altrettanto bene nel mondo del lavoro. Le accompagnano tre valigie, una a testa. Il loro bagaglio per il viaggio che sono in attesa di compiere.

Qualcuno ha detto loro di aspettare. Non sanno bene chi o cosa, ma devono aspettare.
Forse è per ingannare l’attesa che iniziano a raccontarsi, ad aprirsi con queste sconosciute che gli stanno accanto. Così scopriamo pian piano le loro storie; Romina è stata lasciata dal marito e ha provato a trovare un nuovo amore sulle app di incontri. Sara guardava l’uomo dei sogni nel suo ufficio, dall’altra parte della strada. Per Rebecca invece l’edificio era lo stesso, cambiava solo l’azienda di appartenenza.
Poi, poco per volta, una dopo l’altra sono costrette a raccontare che quell’amore bellissimo di cui credevano essere partecipi sarebbe diventato altro.


Inizialmente parlano una per volta, le altre due ascoltano e guardano la compagna di viaggio, silenziosamente elaborano quel che dice. Poi, man mano che la tensione cresce, che ci si avvicina ai momenti più duri delle loro storie, quelli in cui l’amore, ammesso ci sia mai stato, non esiste più, tutto cambia. Il fulcro della scena si sposta al fondo del palco, in centro, dove le tre donne si dispongono a triangolo dandosi le spalle.

Una parla, racconta, soffre. Le altre due sono il controcanto, le parole dell’uomo violento, la rabbia, l’offesa, l’imprecazione. Una protagonista per volta, al centro di una scena che cresce nel dramma. Lo sappiamo come finirà. Sappiamo quali saranno le conseguenze degli schiaffi, degli insulti che la donna riceve da chi diceva di amarla. Lo spettatore lo sente, lo sa. Graffia l’anima la consapevolezza che sta per consumarsi qualcosa che non possiamo fermare.

L’apice del racconto, l’arrivo al punto di non ritorno, scioglie il cerchio e porta ogni donna a tornare in sé. Tornano a quel che gli è successo, preparando l’epilogo dello spettacolo, che va oltre il finale narrativo delle singole vicende. Una per volta si allontanano, lasciando dietro sé ciò che non possono portare nel luogo dove andranno. Di tre solo una vivrà un futuro diverso, ma non è un lieto fine, perché dietro alla sopravvivenza c’è una vita da ricostruire, da ricominciare da capo.

L’unica cosa da segnalare potrebbe essere, sul finale, la scelta di usare scarpe di colore nero per rappresentare le donne. Forse l’utilizzo di calzature rosse, come quelle che vediamo tutti gli anni in rappresentanza delle donne uccise che non le indosseranno mai più, sarebbe stato più d’impatto.
Un significato simbolico che avrebbe aggiunto ancora qualcosa in più al racconto delle storie delle protagoniste. Storie di donne che ci scorrono affianco ogni giorno, storie che vorremmo non vedere mai più.

Tutte le notti sono una di Massimo Natale, Ennio Speranza, Mary Griffo – regia di Fabio di Gesto – collaborazione artistica di Massimo Natale – con Patrizia Casagrande, Jacqueline Ferry, Valeria Zazzaretta – musiche di Massimiliano Lazzaretti – Teatro Villa Lazzaroni dal 3 al 5 novembre 2023