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Nei recessi di una spiritualità criptica e ammaliante

L’uovo dell’angelo” di Mamoru Oshii arriva al cinema con tutta la sua enigmatica bellezza: un’esperienza breve ma intensa di contemplazione, tra ombre, simboli e visioni gotico-surrealiste che avvolgono lo spettatore.

Dal 4 al 10 dicembre è per la prima volta al cinema e in versione restaurata 4k il capolavoro visionario d’animazione del 1985 scritto e diretto da Mamoru Oshii e disegnato da Yoshitaka Amano, L’uovo dell’angelo (Tenshi no tamago). Nei meandri di una città gotica desolata, una ragazza dai lunghi capelli chiari custodisce un uovo con devozione e amore. L’incontro con un giovane misterioso turberà la sua routine nomade e il desiderio di compagnia la porterà ad accettare lo sconosciuto, supplicandolo di non fare mai del male all’uovo.

L’uovo dell’angelo è un’opera intensa ed enigmatica, un flusso di visioni e ombre che ipnotizza e ammalia, immergendo in un universo decadente e onirico dalla natura criptica e abitato da ricorrenti simbolismi biblici. Un anime raffinato attraversato dalla magnificenza di una grazia che apre le porte di una trascendenza che scaturisce dall’intensa alchimia tra le immagini e le musiche di Yoshihiro Kanno, che creano un tessuto sonoro che a ogni nota accresce la tensione e il fitto senso di mistero e turbamento, senza tuttavia esplodere mai in esiti catartici.

Una dissonanza musicale trattenuta e armonica, che non conclude ma lascia sospeso suono e senso, che disorienta e annega ogni principio di ratio nel mare dell’inconscio. Brandelli di significato cercano di emergere, ma sovrabbonda l’epifania del sacro, sfuggente e inespugnabile. Una poetica dell’ineffabile che aleggia su una città fossilizzata, priva di vita, abitata da ombre e ricordi. Eccetto i due protagonisti, della cui origine non sappiamo nulla, vi sono figure semi umane pietrificate che rincorrono pesci che non hanno corpo. Il mondo è ricordo smarrito, ombra di ciò che fu. Lo scenario è post apocalittico, ma è anche potenziale genesi di una nuova speranza: una ciclicità rituale, dove il macrocosmo si rivela un minuscolo tassello di vita nella vastità dell’eternità.

Il ritmo della narrazione è estremamente lento e dà respiro e materia all’evanescente, accompagnandosi alla scarsità di dialoghi e mettendo in risalto i disegni gotici, attraversati da architetture imponenti disabitate. La palette di colori freddi accentua inquietudini e turbamenti con l’uso di viola e blu. Ipnotico e magnetico, L’uovo dell’angelo è accostabile per intensità, simbologie e stile ai capolavori di Tarkovskij, in particolare Stalker, che racconta sempre la ricerca di fede in un mondo post apocalittico, accostando cinismo razionale, disillusione e spiritualità in un contesto fortemente evocativo trainato da una temporalità dilatata. Emerge in entrambi un elemento spirituale essenziale che scolpisce l’insondabile: l’acqua.

Nell’anime di Oshii sembra essere liquido amniotico sterile, moltiplicatore di illusioni destinate a infrangersi o pietrificarsi nella vacuità del tempo. Oblio della memoria, sospensione metafisica. L’acqua avvolge ma non porta vita, alimenta speranze ma non sfocia in effettivi miracoli, se non nella moltiplicazione degli idoli, degli involucri vuoti, oggetto di dedizione e fede. Riflette l’aspirazione al sacro ma non ne rivela l’essenza né le tracce per giungere al suo cospetto. L’uovo invece potrebbe essere piuttosto che l’incarnazione del sacro il suo corpo svuotato di senso, il non ritorno della colomba inviata del Diluvio Universale. Un nuovo inizio sembra essere in stallo, paralizzato tra ombre e frammenti di simulacro.

Tutto è ricordo e dimenticanza di ciò che è stato, come la musica immaginaria nel teatro abbandonato. Scenari surrealisti spiccano nella loro potenza allegorica, emisferi di statue approdano sulla terra, armi a croce spezzano l’alleanza, portando a nuove consapevolezze e rinascite. Non c’è certezza nell’universo dell’Uovo dell’angelo, così come la cripticità del racconto sgretola assoluti interpretativi, altrettanto si può individuare l’antefatto della modernità, o forse della vita stessa, nella mancanza di sostegni religiosi realmente efficaci. Così il dubbio si insinua nella percezione umana della realtà, sgretolando fondamenti metafisici e facendo vacillare quella sensazione di stabilità che caratterizza la fede. Tutto quello che si vede è reale o proiezione di un ricordo o di una fantasia e mondo illusorio?

Domande su domande sublimate e avvalorate ulteriormente dal valore estetico del film, una sinfonia visiva di percezioni ed emozioni. Ci si interroga anche sul valore dell’arte. Che la moltiplicazione degli idoli a partire dalla frammentazione del sacro e la sua replicabilità sia un riferimento alla teoria di Benjamin dell’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica? L’uovo dell’angelo è poesia ed enigmaticità. Più che del tutto capito va vissuto e amato, accettando la sfida di immergersi nei recessi oscuri e tormentati di una spiritualità criptica.

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L’uovo dell’angelo – Regia di Mamoru Oshii – Sceneggiatura Mamoru Oshii, Yoshitaka Amano – Char. design Yoshitaka Amano – Musiche: Yoshihiro Kanno – Dir. artistica Yoshitaka Amano, Shichirō Kobayashi – Studio Studio Deen, Tokuma Shoten – Produttore Hiroshi Hasegawa, Masao Kobayashi, Mitsunori Miura, Yutaka Wada – Uscita 4 dicembre 2025


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