Mufasa: l’eroe predestinato

Nelle sale italiane dallo scorso 19 dicembre il prequel Disney “Mufasa-il re leone” con Barry Jenkins alla regia.

Cosa succede se al  Mufasa imponente ed invincibile sovrano dell’indimenticabile Il re leone del 1994 si associa l’immagine di un Mufasa cucciolo e vulnerabile?  La risposta sta tutta in Mufasa-il re leone, il nuovo live action prequel e narrante l’infanzia e giovinezza del famoso regnante.

Tutto ha inizio in una savana selvaggia, il piccolo Mufasa e i suoi genitori vivono sereni e sognano Milele, la terra promessa che  abbiamo imparato a conoscere. Improvvisamente una piena del fiume separa il cucciolo dai  suoi genitori.

Solo ed affamato il piccolo Mufasa incontra Taka, cucciolo destinato a divenire l’odiato Scar del celebre cartone. Taka, desideroso di un fratello, e sua madre Esche decidono di accogliere Mufasa nel branco nonostante l’opposizione del re Obasi; tuttavia la persistenza e tenacia del piccolo lo rendono marginale ma accetto all’interno del gruppo. In poco tempo il giovane Mufasa si dimostra un abile cacciatore e aiuto per il gruppo, a discapito del fratello Taka, da sempre lasciato fuori da qualsiasi compito in quanto futuro re.

L’ordine del branco viene presto distrutto dall’arrivo del perfido leone Kiros, un grande leone albino a capo di un branco di felini emarginati e desiderosi di conquistare tutti i regni della savana.  Mufasa e Taka scappano inseguiti da questi, poco dopo l’incontro con la giovane Sarabi, l’uccello Zazu e l’iconico babbuino Rafiki creano nel gruppo un nuovo sogno: raggiungere Milele.

L’avversità e gelosia covate da sempre da Taka per Mufasa metteranno in difficoltà l’ex principe facendogli scegliere con chi vuole stare e soprattutto chi vuole realmente essere.

Mufasa narra la storia di un semplice leone che diviene re, ciò non avviene per lignaggio o sangue ma   grazie alle proprie abilità e volontà oltre che fiducia in se stesso, un destino che agisce a discapito delle proprie origini.

L’infanzia di Mufasa vede l’amore svanire molto presto lasciandolo solo ed emarginato in un mondo crudele e spietato come la savana, un luogo dove ostilità ed odio per tutto ciò che è vulnerabile e diverso è la regola. Nonostante ciò il piccolo Mufasa riesce a farsi strada, a crescere, imparare e divenire ( forse troppo in fretta ) ciò che è. Un leone destinato ad essere il re che conosciamo e guida per il suo popolo.

 Un valido insegnamento quindi ai bambini di tutte le nazionalità che lo vanno a vedere: quello di potercela fare a prescindere dal contesto sociale in cui si nasce, che tutto possa dipendere dalla propria forza di volontà e tenacia.

Tutti i personaggi di questo film sono emarginati: lo è Mufasa sin dall’infanzia, lo è Taka quando anche lui perde la propria famiglia, lo sono Sarabi, Zazu e Rafiki come gli stessi leoni albini emarginati ed antagonisti del film. La differenza sta in come alcuni di loro scelgono la strada della forza e miglioramento personale per affrontare la situazione a differenza degli altri che cederanno alla paura o crudeltà a discapito altrui.

Peccato forse per il concetto di infallibilità che quasi subito pervade il film: Mufasa è inizialmente piccolo e indifeso, poi subito giovane, forte e sicuro, forse un po’ troppo sicuro, un eroe che intraprende il mitico “viaggio dell’eroe”, pur senza reali difficoltà da superare nel suo percorso personale.

Mufasa è già eroe, mai in autentica difficoltà o difetto, mai nella minima possibilità di fallimento.  L’eroe per divenire tale deve superare le varie avversità, in primo luogo con se stesso, e completare il suo viaggio, diventando appunto “eroico” per se stesso e gli altri. Questa cosa non avviene con il giovane Mufasa creando un personaggio dalla perfezione ostentata che non serve e non è di insegnamento.

Riusciamo a vederlo in reale difficoltà solo quando è cucciolo per poi divenire  già infallibile e carismatico, al contrario del fratello Taka, incapace di fare qualsiasi azione, vigliacco e spesso schivo. Un Taka che forse ci viene quasi più da compatire che odiare, trovato a vivere un’esistenza da ultimo dove era destinato ad essere il primo.

La grafica utilizzata richiama a Il re leone, live action del 2019 diretto da Jon Favreau, con paesaggi molto dettagliati come gli stessi animali, molto realistici e fedeli al vero. Forse, come per il precedente, anche troppo fedeli e documentaristici.

Il doppiaggio non è perfetto, questo per l’utilizzo dei talent, non sempre all’altezza del lavoro dei doppiatori. Ciò nonostante tra le voci, buona quella calda ed avvolgente dell’attore Luca Marinelli per Mufasa che si destreggia bene anche per dizione e canto, bene  Stefano Fresi ed Edoardo Leo nei ruoli di Pumbaa e Timon come Toni Garrani e Alberto Malanchino nei ruoli di Rafiki e Taka/Scar.

La canzoni curate sono  piacevoli ed orecchiabili anche se non di così grande impatto. Sicuramente l’utilizzo di altri talent, ormai standard Disney, come la cantante Elodie per Sarabi e il ritorno di Marco Mengoni per Simba ed Elisa per Nala sono sempre d’aiuto a livello musicale.

Mufasa inizia come emarginato e trova il suo posto da re nel cerchio della vita grazie alle proprie capacità, un percorso forse non troppo ostacolato ma comunque sognante e speranzoso per tutti.

_________________________________________

Mufasa- il re leone. Regia di Barry Jenkins; sceneggiatura Jeff Nathanson. Con Luca Marinelli, Alberto Malanchino, Elodie, Toni Garrani, Dario Oppido, Stefano Fresi, Edoardo Leo, Daniela Calò, Pasquale Anselmo, Marco Mengoni ed Elisa. Produzione Adele Romanski, Mark Ceryak; casa di produzione Walt Disney Pictures; distribuzione Walt Disney Studios Motion Pictures – Nei cinema dal 19 dicembre 2024

Foto: Disney