Silvio Berlusconi rivive per un giorno solo nello spettacolo con cui Giovanni Franci racconta l’ex Presidente del Consiglio
Amato o odiato, non c’era via di mezzo.
Per Silvio Berlusconi, anche a quattordici anni dall’ultimo governo e oltre due dalla morte, non esiste un pensiero bilanciato, una riflessione che esca dagli estremi dell’amore o della stima. Forse è ancora presto, forse è ancora cronaca e non storia, c’è troppa emotività nel ricordare i quasi trent’anni di storia politica che ha coperto.
E allora ecco che arriva Giovanni Franci con Silvio, in scena all’OFF/OFF Theatre dal 12 al 16 novembre – proprio nel periodo in cui nel 2011 lasciò Palazzo Chigi per l’ultima volta – per provare a raccontarlo come Silvio e basta. In una sorta di moderno “Canto di Natale” sono Veronica Lario (Tiziana Sensi), un’infermiera (Priscilla Micol Marino) e un giovane scrittore-oppositore (Riccardo Pieretti) a confrontarsi con questo Berlusconi (Gabriele Guerra) morente ma perfettamente cosciente di sé.
Nella sua stanza d’ospedale, affrescata perché di Berlusconi si tratta – dettaglio scenico che val la pena sottolineare -, è l’infermiera sexy il primo personaggio a presentarsi davanti all’ex Cavaliere. I riferimenti sono eloquenti, la risata è facile, e con lei l’analisi è attuale. Come sta, Presidente? Cosa diciamo alla Stampa? Qualche barzelletta, la goliardia Berlusconiana che dà un lato o dall’altro ne è sempre stato simbolo, e sembra quasi di riaverlo davanti davvero. Complice anche la recitazione di Guerra, che, al di là di possibili piccole somiglianze fisiche, riesce bene a ricreate alcune espressioni facciali del fu Presidente del Consiglio, soprattutto quelle più legate a ironia e comicità. Tutto cambia quando è Veronica Lario a far visita all’ex marito morente.
Occhiali neri, sciarpa che copre testa e capelli, deve esser stato difficile per lei arrivare fino alla stanza d’ospedale senza farsi riconoscere, senza essere scoperta, fermata o paparazzata.
Tiziana Sensi, con un’interpretazione da applausi, riesce a dare spessore a questa figura che tutti riconosciamo come tangente alla vita politica di questo paese. Con lei si ripercorre la storia d’amore, il lato privato dell’uomo e della sua famiglia, fino al necessario scontro con la realtà, i processi, le accuse, gli scandali. È il pubblico che si mischia al privato, e in questo il personaggio di Veronica diventa il più strenuo oppositore, perché il giudizio politico e morale si fa intimo. Questa Veronica Lario porta in tavola tutte le critiche che potevano venire da un rivale politico e in più la vita familiare, dandoci uno sguardo quasi inedito sul Silvio oltre Berlusconi.
E la contrapposizione si fa più forte quando entra in gioco il terzo personaggio, un giovane scrittore chiaramente antiberlusconiano (Riccardo Pieretti). Lui non ce lo aspettavamo, in questo senso il Berlusconi Giovanni Franci diventa personaggio nuovo, messo al confronto con il nemico per antonomasia, il giovane comunista (o quel che è), che diventa voce di un’autocoscienza di sinistra. Le accuse ci sono tutte, tutte quelle che chi si è opposto per anni a Berlusconi conosce, dalle leggi ad personam al conflitto di interessi, ma poi c’è anche l’addenda finale: tutto quel che ha fatto lo ha fatto perché nessuno gli si è davvero opposto. Si crea così un paradosso nel lato del commento politico: è Veronica Lario la critica di Berlusconi, la sinistra al massimo può criticare se stessa.
Il viaggio dentro l’ultimo giorno di Silvio, la scoperta dei suoi fantasmi – in tutti i sensi – è un viaggio a ritroso nella storia della nazione, un tentativo di metterci allo specchio. E chi ha vissuto il berlusconismo, da un lato o dall’altro, forse davanti a quello specchio ancora non ha il coraggio di starci. Forse per questo lo spettacolo di Franci pecca a tratti di poca audacia. Si sarebbe potuto dire e fare qualcosa di più, senza la paura di esagerare, senza timori. Ma è anche vero che ci troviamo a due anni e mezzo da quel giorno di giugno, immersi in un governo che Berlusconi stesso ha aiutato a creare. Lo dice lui stesso, consapevole, nello spettacolo, anticipando una riflessione che la scienza e la filosofia politica ancora devono iniziare a esplorare.
Potrebbe essere presto per guardare Silvio negli occhi. Anzi, ancora di più: per guardarci riflessi nei suoi occhi. Ci sarà tempo, anche per l’arte teatrale, per analizzare secondo dopo secondo quei vent’anni tra barzellette, scandali e novità politiche. Perché non importa da che parte ci si trovi, la storia accade e basta.
E a un certo punto bisognerà farci i conti.
__________________
Silvio – uno spettacolo di Giovanni Franci – con Gabriele Guerra, Priscilla Micol Marino, Riccardo Pieretti, Tiziana Sensi – elaborazioni digitali Nuvole Rapide Produzioni – direzione tecnica Umberto Fiore – assistente Fabio Del Frate – Off Off Theatre dal 12 al 16 novembre 2025





