di Loredana Santella
Siamo da qualche giorno in autunno e la pioggia sta già portando via quell’aria arida a cui ci aveva abituato questa lunga e strana estate. Stanno pian piano spegnendosi anche tutti i brani martellanti con cui la stagione estiva ci mette a dura prova ogni anno. Non c’è estate senza tormentoni ma, per fortuna, i caldi mesi appena trascorsi ci hanno lasciato anche brani degni di nota, figli del momento che stiamo vivendo e in grado di superare i confini temporali di una singola stagione. Tra questi sicuramente troviamo Sirene, della cantautrice siciliana Levante, un brano che è l’esatto manifesto del momento.
Sirene e l’estate realista di Levante
Sirene arriva a inizio Luglio e, mentre tutti i tormentoni puntano a farci ballare con un cocktail in mano, la spiaggia di Levante ha gli ombrelloni chiusi, l’acqua non è mare ma pioggia. Le sirene, in bilico tra il suono assillante dei giorni più bui e il canto illusorio di qualcosa che sembra ma non è, ci riportano con i piedi per terra, in un momento in cui niente è più come prima, nonostante la normalità ostentata.
In questo brano c’è solo un punto fermo, quell’amore, non necessariamente di coppia, che nei mesi più bui di questo 2020 ci ha mantenuto vivi, un sentimento che ci lega agli altri e ci dà la forza di andare oltre.
La soluzione di Levante non è l’immobilismo, o peggio la rassegnazione, semplicemente una presa di coscienza del reale che permette di sviluppare la capacità di vedere il domani nel presente, e viverlo per quello che è, senza far finta che sia come è sempre stato: Amore, dici: “Sento le sirene”
ma non c’è traccia di mare intorno a noi, se vuoi facciamo un bagno nella pioggia.
Un testo poetico, lucido, a tratti amaro, una musica rarefatta, un canto ammaliante che ci trasporta in una bolla spazio temporale, non molto diversa da questo presente sospeso.
Sirene non fa altro che confermare le caratteristiche di una cantautrice che ha ormai conquistato un suo spazio all’interno del panorama musicale italiano e lo ha fatto assumendosi il rischio di andare spesso contro logiche di mercato.
Levante, icona pop
Levante, al secolo Claudia Lagona, ha alle spalle un percorso fatto di gavetta, passione, determinazione e perseveranza, oltre che di talento. Dopo sette anni e quattro dischi, Claudia è un’artista a fuoco, con uno stile personale, riconoscibile ma in continua evoluzione. La sua peculiarità la troviamo nei testi, sempre più ficcanti e ricercati, nella musica, con cui costruisce un mondo perfetto in cui far muovere le parole che nascono dalla sua penna, e nell’interpretazione, mai scontata.
Oggi Levante è pop, nel senso più originale del termine, perché ha osato, è riuscita a portare il suo personale modo di essere anche al di fuori della musica, diventando, a detta di molti, icona di stile.
Tikibombom e gli ultimi della fila
Levante è riuscita a trasformare alcune sue caratteristiche in punti di forza, quelli che oggi la elevano dalla massa di figure poco distinguibili.
Essere diversi vuol dire essere unici, è questa la storia che Levante racconta nel singolo sanremese Tikibombom, inno a chi non si omologa, consapevole del giudizio altrui ma forte della propria unicità: Siamo luci di un’altra città, siamo il vento non la bandiera, siamo noi.
Tikibombom racchiude il coraggio e la coerenza di Levante che approda al suo primo Festival di Sanremo, dopo diversi tentativi mancati, con un testo non immediato, che la penalizza in termini di classifica finale, ma la rappresenta fino in fondo.
Vertigine, un tuffo con il cuore in mano
La coerenza di Levante la ritroviamo anche nel suo ultimo singolo Vertigine, un brano che potrebbe definirsi “su commissione”, in cui sarebbe stato facile inciampare pur di chiudere con successo l’operazione. Utilizzo la dicitura “su commissione” perché il brano in questione è stato scritto da Levante su una base degli Altarboy per la stagione conclusiva della serie Baby di Netflix.
Partendo da tutti questi paletti, il rischio di uscire con un prodotto ad uso e consumo del mercato dello streaming digitale e, nello specifico, degli adolescenti a cui Baby si rivolge, era dietro l’angolo. Vertigine è invece un brano in grado di vivere in autonomia, indipendentemente dalla serie a cui dovrebbe ispirarsi, in cui la penna di Claudia è riconoscibilissima.
In questo brano Levante racconta l’impeto, la sfrontatezza, l’incoscienza di chi rischia, cade e si rialza, con un pezzo in meno ma, forse, più coraggio: io rimango qui che non ho ancora paura di dare via la pelle e vivere come stelle, e vivere per me.
Quella descritta nel testo è la condizione tipica degli adolescenti, con tanta voglia di sperimentare e la necessità di accumulare esperienza, ma anche di chi, indipendentemente dall’età, conserva dentro di sé lo spirito di quella giovinezza e prova a vivere appieno ogni istante.
La parola alla musica
Ci sarebbe ancora molto da dire riguardo a un’artista che cresce brano dopo brano, che guarda avanti senza dimenticare chi è e da dove viene, che non ha timore di mettersi a nudo scoprendo ferite ancora aperte e cicatrici fresche, che si fa spesso portavoce di chi una voce non ce l’ha o non riesce a farla uscire, che ci mette la faccia in questi tempi deserti di coraggio (cit. Levante in “Andrà tutto bene”) ma il modo migliore per conoscerla è sicuramente ascoltare la sua musica che la racconta e rappresenta più di mille altre parole.