Partire da Sofocle per raccontare una patologia sconosciuta
Dà fastidio il sottofondo del televisore nella sala del Centro Polivalente del Parco Schuster.
Dopo che agli spettatori è stato chiesto di spegnere il telefono in attesa dell’inizio di Filottete Dimenticato sembra assurdo che nessuno dia peso a quel programma di cucina che ancora parla e parla mente si attende che Daniele Nuccetelli entri in scena. Eppure la televisione resta accesa, di sottofondo, mentre ben vestito, in completo grigio ma spezzato, con gli occhiali da sole da divo decaduto, il protagonista si avvia al centro della sala.A lui non interessa di quel rumore di fondo, si racconta a voce alta, sparisce e ritorna con una boccia e un pesciolino rosso (Bill, il suo compagno di palco per queste sere). Più che alla televisione è attento a noi, ci vede e ci parla. Ci racconta, si racconta.
La tragedia di Sofocle è il punto di partenza, la vicenda di Filottete, abbandonato dai compagni per colpa di una ferita grave e infetta, l’esempio di come la solitudine dei sofferenti, l’emarginazione dalla società dei sani, sia un tema ricorrente nella storia umana. Il protagonista di Nuccetelli è un attore, conosce bene Sofocle, conosce il teatro. Proprio mentre lavorava si sono manifestati per la prima volta i sintomi della Demenza a corpi di Lewy, la patologia che lo accompagna e che è al centro dello spettacolo e di cui solo alla fine scopriamo la portata.
Un lungo monologo sulla malattia, sul dolore, scritto a partire da un attento lavoro di ricerca sul campo, in relazione con la dottoressa Laura Bonanni, professore ordinario di Neurologia all’Università di Chieti e i suoi pazienti, per conoscere, capire e saper portare in scena una malattia ai più sconosciuta, che lascia soli malati e parenti.
Il racconto che ne fa il monologo di Nuccetelli è sofferente e confuso, come potrebbe esserlo un paziente attanagliato da dolori che nessuno comprende e da allucinazioni che agli occhi dei sani lo fanno apparire folle. La confusione mentale è evidente, intensa. Si passa da stadi di lucidità, ricordi, racconti precisi a momenti di vaghezza, di perdita della sicurezza in ciò che si vede e si dice.
Man mano che ci si addentra nel suo mondo, man mano che si conosce la malattia, almeno in minima parte, risulta in realtà più chiaro quello che sta succedendo.E risulta lampante il parallelismo con la tragedia greca; questo moderno Filottete è stato abbandonato in un istituto, dove ci si può prendere cura di lui.
Un’isola, a suo modo, metaforicamente circondata dal mare che divide sani e malati nella società della produttività, che segna la distanza tra il dentro e fuori la società. L’RSA, la struttura totalizzante della malattia, che nell’immaginario collettivo ancora di più associamo al dolore e all’isolamento dopo la pandemia. In quest’isola la televisione resta accesa nella sala dove i malati incontrano i parenti. Quelli che ancora vengono a trovarli, quelli che non abbandonano, che passano, che hanno coraggio, tempo, forza. In quest’isola la malattia del protagonista si manifesta a tutto tondo, si tiene a bada ma non si cura, si protegge il malato e si proteggono i sani che stanno fuori.
Nell’isola il male si circoscrive, o almeno si pensa di poterlo fare.
La malattia è in generale lontana dal quotidiano quando non tocca direttamente. A volte per superstizione, altre solo perché il tempo è poco e spesso i sani lo dedicano ai sani.
La malattia rara acuisce questa distanza, perché è totalmente sconosciuta ai più, a chi non la incontra sul suo cammino. Non se ne parla, non è nel novero delle paure che ci spingono a informarci, fare controlli. Nel complesso rapporto tra salute e malattie le patologie rare diventano altro ancora.
Così il teatro si fa strumento per congiungere chi soffre con chi non conosce.
Non è comunicazione istituzionale, non è comunicazione scientifica.
È arte e da arte parla al pubblico che gli si avvicina.
Così Daniele Nuccetelli ha potuto raccontare, spiegare, insegnare qualcosa. E se la speranza ci dice di augurarci di non incontrare mai la Demenza a corpi di Lewy nella vita reale, nostra e di chi amiamo, ci resta comunque la consapevolezza.Che in un mondo sempre più egoista ha il sapore di un piccolo gesto rivolto al prossimo.
Filettate dimenticato Da Sofocle – Con Daniele Nuccetelli – parole di Fabrizio Sinisi e Daniele Nuccetelli – spazio scenico Filippo Sarcinelli consulenza clinica Laura Bonanni – progetto e regia Giampiero Borgia – produzione Teatro dei Borgia – co-produzione CTB Centro Teatrale Bresciano – Parco Schuster 3, 4, 10, 11, 17 e 18 maggio 2024