Pushkin, Tchaikovsky, Rachmaninoff, Prokofiev: tutti sullo stesso palco in un’unica opera, grazie allo spettacolo La Dama di Picche interpretato dalla compagnia lituana Anželika Cholina Dance Theatre.
Una prima nazionale speciale al Teatro Comunale di Vicenza lo scorso 14 aprile, all’interno del Danza in Rete Festival | Vicenza – Schio: La Dama di Picche, opera tratta dal racconto di Alexander Pushkin, è stata proposta e raccontata grazie ad una modalità che scava l’interiorità di ogni suo personaggio. Grande merito va alla regia e alla coreografia di Anželika Cholina e alla bravura della sua compagnia, in grado di trasportare sul palco un mix di musica, letteratura e danza. Al centro, la storia di Hermann (Jonas Laucius), soldato ufficiale inseguitore di desideri e fama che, con l’intento di scoprire il “gioco delle tre carte” dalla Contessa (Beata Molytė) per arricchirsi, tenta in ogni modo di raggiungere i suoi obiettivi.
Dall’inganno alla seduzione, in una discesa che lo porta sempre più in basso, nella smania, nella ricerca forsennata e nella povertà, soprattutto interiore. Una spirale senza sconti tra i vizi e brame profonde, che cancellano l’apparenza esterna, la superficie esibita. Dall’altra parte, si erge e si impone la Contessa, rappresentata prima come una vecchina indifesa e ricurva, poi come figura altera ed elegante che ritorna e stravolge gli eventi. Una sorta di sfida continua, di inseguimento che ripercorre i lati ambigui dell’animo umano: l’egoismo, l’inquietudine, la cieca impazienza, l’indifferenza, la perdita di valori. Soccombe l’uomo, ma non lei, questa donna che muta la sua condizione e si rivela centro dell’azione.
La Dama di Picche ha voluto emozionare e provocare, portando il pubblico nei labirinti umani, nella parte più nascosta, drammatica delle scelte umane, se orientate nella direzione sbagliata, buia. E quest’oscurità, il corpo di ballo l’ha saputa far emergere nei movimenti e nei passaggi cruciali, nell’espressione. L’ha resa concreta nelle scene. L’aspetto determinante dello spettacolo è stato il flusso, quella connessione creata tra corpo e narrazione che ha sostituito la parola e che ha permesso lo sviluppo della vicenda, trasmettendola con l’emozione. Non c’era bisogno di nient’altro, al di fuori dell’alchimia tra danza e storia. Una sintesi che ha reso comprensibile e coinvolgente l’intero racconto: ogni passaggio e cambio rendevano bene l’idea di cosa stava succedendo, restituendo il punto della storia, svolta in un’unica ambientazione.
Complici di questo anche le musiche dei tre grandi, Tchaikovsky, Rachmaninoff e Prokofiev, che Anželika Cholina ha ben amalgamato nelle coreografie. Anche la parte sonora ha contribuito a definire la psicologia e il carattere di ciascun personaggio: la trepidazione di Hermann, la regalità e la forza della Contessa, la dolcezza e la fragilità di Lisa la nipote (Olesia Šaitanova), la fierezza e l’autorità del Principe Yeletsky (Rokas Spalinskas), l’ambiguità delle carte, il Tre (Neila Lavrenovaitė), il Sette (Ema Lavrenovaitė) e l’Asso (Sandra Lavrenovaitė). La parte interna di ognuno di essi si è riversata nell’esterno, nei gesti visibili.
L’accompagnamento musicale ha caratterizzato gli eventi e i personaggi, evidenziandone ancora di più l’animo e la parte profonda: assistere al lavoro della compagnia Anželika Cholina Dance Theatre significa vedere e comprendere il lato complesso e umano che la storia trasmette, prendere parte a quell’indagine interiore che le movenze e ogni espressione portano sul palco. Il teatro si apre a mille altre dimensioni e diventa una lettura diversa dello stesso soggetto, arricchendo la visione con la riflessione. Hermann, che nel romanzo di Pushkin dice “il gioco m’interessa moltissimo ma non sono in condizioni di sacrificare l’indispensabile nella speranza di procacciarmi il superfluo”, alla fine cade vittima di se stesso, di un gioco ribaltato dalla Contessa stessa, accecato e tormentato da quello che mai potrà avere. Un personaggio che diventa una sorta di specchio delle povertà umane, di quelle volontà assopite e nascoste che fanno terra bruciata intorno. Di base c’è un intento morale ma c’è pure un’analisi della condizione umana, fatta di drammaticità e compromessi sbagliati, di ricerche che portano ai vicoli senza uscita.
Anželika Cholina e la sua compagnia hanno proposto e condiviso con il pubblico un momento speciale, fondato su quanto di più bello e prezioso l’uomo abbia creato: la musica, la letteratura, la danza e il teatro, esattamente per riflettere su quello che conduce l’uomo stesso alla sua rovina. Il lato umano oscuro narrato e interpretato attraverso l’università dell’arte.
ispirato al racconto di Alexander Pushkin
e al libretto dell’opera di Modest Tchaikovsky
musiche di Piotr Tchaikovsky, Sergei Rachmaninoff e Sergei Prokofiev
regia e coreografia Anželika Cholina
scene Marijus Jacovskis
costumi Olga Filatova Kontrimienė
luci Tadas Valeika
trucco e acconciature Dalia Žakytė-Bučienė
direttore del suono Kristina Juškevičiūtė
Personaggi e interpreti
Hermann Jonas Laucius
La contessa Beata Molytė
Lisa, sua nipote Olesia Šaitanova
Il Principe Yeletsky Rokas Spalinskas
Paolina, loro amica Sandra Lavrenovaitė
Tre Neila Lavrenovaitė
Sette Ema Lavrenovaitė
L’asso Sandra Lavrenovaitė