È una prima volta in Italia per il fotografo Francese JR con la mostra Déplacé∙e∙s, visitabile a Torino presso le Gallerie d’Italia in Piazza San Carlo fino a metà luglio.
L’artista d’oltralpe ci porta nei campi profughi in giro per il mondo, dall’America del Sud all’Africa, dall’Ucraina a Lesbo, per raccontarci dei bambini che vivono in transito fra un passato doloroso e un futuro incerto.
Prima ci sono state le foto, le testimonianze affidate ai pixel di quel che è la vita di bambini come i nostri in mondi molto lontani da quello che conosciamo, poi il vero progetto che JR ha portato a Torino.
Enormi lenzuoli con sopra riprodotte le gigantografie dei bambini fotografati da JR portati da una parte all’altra del mondo. Decine di metri di teli che l’artista ha prodotto, chiuso su se stessi e riportato nelle zone dove le fotografie erano state scattate inizialmente.
L’Ucraina della guerra, il Rwanda, la Mauritania, la Colombia e l’isola di Lesbo in Grecia; non è una questione di geografia, guardando le immagini è spontaneo sentirsi lontani da quei luoghi.
Le foto rese enormi sono però la parte finale della mostra, il prima è dedicato ai video reportage dei viaggi di JR con le sue opere in direzione campi profughi.
E poi lì, a srotolarle sui terreni sabbiosi o sull’asfalto ancora sopravvissuto ai bombardamenti chiedendo alla comunità una mano per aprirli e poi tenerli. Un piccolo pezzo di stoffa ciascuno, un lavoro corale per sollevare l’immagine da terra e riprenderla dal cielo. Allora ecco altre foto, quelle del lenzuolo e di tutte le mani che lo sorreggono, quasi a ricordare quel proverbio africano secondo il quale per crescere un bambino serve un intero villaggio.
I viaggi di JR sono documentati attraverso cinque diversi video. Non c’è solo il momento in cui il telo aperto viene immortalato dall’alto, c’è tutta la frenesia della preparazione. Ci sono interviste a uomini, donne e bambini locali, soprattutto, quando ancora possibile, al bambino o bambina direttamente interessati dalla foto.
E c’è la convivialità finale, la merenda tutti insieme offerta ai bimbi dei diversi campi una volta fatte le fotografie per la performance.
Sono piccoli reportage di quelle vite; colti in momenti particolari, perché non tutta la vita nei campi è accomunabile a quella raccontata da JR.
La bellezza dell’idea, della performance, si accompagna costantemente alla sensazione di disagio che si prova guardando cosa sia la vita nei campi profughi, la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato nel mondo se ci son bambini che giocano lì, nella elegante Piazza San Carlo, e bambini che lo fanno tra casette di lamiera.
Una sensazione di cui non ci si libera uscendo dalla Galleria.
All’avvio della mostra, lo scorso febbraio, Piazza San Carlo è stata a sua volta protagonista dell’arte di JR.
Prima che i teli con le fotografie arrivassero negli spazi espositivi sono stati portati, grazie all’aiuto di chiunque potesse, attraverso le vie di Torino fino al centro della piazza, dove sono stati disposti l’uno accanto all’altro.
Una ripresa area ha permesso di osservarli tutti insieme dal cielo piemontese.
Un gruppo di bambini che corrono, come giocassero fra di loro incuranti di tutto il resto.
Il sogno e la speranza che dovremmo avere per tutti i piccoli del mondo
Photo credit: Andrea Guarini