Jim Jarmusch fotografa la fragilità dei legami familiari con grazia e misura nel suo “Father Mother Sister Brother”, strutturando un gioco di specchi e rimandi dall’umorismo surreale e l’incanto nostalgico
Diretto da Jim Jarmusch e vincitore del Leone d’Oro a Venezia 82, Father Mother Sister Brother pone l’accento sul proprio costrutto simmetrico: tre storie, tre capitoli che inquadrano ciascuno uno spaccato familiare, distillando in brevi dilatati segmenti di tempo il vissuto di anni. Tre nuclei familiari non legati narrativamente ma in cui ricadono elementi comuni che contribuiscono a definire uno spazio simbolico identitario condiviso. Coesione e simmetria pertanto definiscono i tratti stilistici di un film che esplora la forza dei legami familiari e le turbolenze, i segreti e le piccole bugie che attraversano un universo familiare.

Il primo quadro è dedicato al rapporto di due figli (Adam Driver e Mayim Bialik) con l’enigmatico padre (Tom Waits). Qui si delineano i tratti che caratterizzeranno l’intero film: minimalismo formale ed essenzialità; un umorismo che rivela voragini affettive incolmabili e una mancanza di dialogo disabilitante; elementi e frasi ricorrenti; l’intento di esplorare dinamiche intime con delicatezza, intimità e una certa leggerezza.
Ritroviamo l’umorismo jarmuschiano di Adam Driver, sottile e spiazzante, determinato dalla sua presenza volutamente goffa, dissonante e fuori posto. Il suo personaggio pecca di ingenuità ed eccessiva rigidità, determinando una comicità basata sul contrasto, stimolata dalla sua seriosità e dall’indole cerebrale e pensierosa. Risuona l’eco non solo dei film di Jarmusch ma anche di altri come Marriage Story. A lui si oppongono la pragmaticità della sorella e l’atteggiamento libero e rilassato del padre, frastornato e apparentemente trasandato ma disinvolto e accogliente.
Nel secondo episodio subentrano una madre e le due figlie. Un altro trittico nel trittico. La madre è impersonata da Charlotte Rampling ed è una donna forte ed elegante, austera nei modi e attenta alle formalità. Le si oppone il carattere disinibito e ribelle di una delle due figlie, Vicky Krieps, mentre più rigida e posata, timorosa e ingessata è l’altra figlia, interpretata da Cate Blanchett. Questi contrasti di temperamento alimentano le pieghe umoristiche di questo film profondamente malinconico, che su diversità e sotterfugi, inibizioni e momenti conviviali imbarazzanti, nonché dialoghi surreali e spiazzanti, costruisce la propria poetica.
Il terzo episodio riguarda due figli e diverge in parte dai primi due. Vediamo un fratello (Luka Sabbat) e una sorella (Indya Moore) ricordare con nostalgia i propri genitori, come scoperchiando una scatola dei ricordi. Si riscontrano analogie visive e simmetrie con gli altri due capitoli, ma lo spirito cambia: non abbiamo più tre personaggi ma due e soprattutto domina un tono nostalgico anziché il disagio del presente che caratterizza il resto del film. Non c’è antitesi, scontro latente. È come se le conflittualità fossero risolte e i due personaggi fossero in sintonia non in contrasto, condividessero uno stato d’animo comune. Quella sensazione di idillio malinconico che negli altri episodi si riscontrava solo nei rallenti dei giovani skater e nella contemplazione del paesaggio qui si vive nell’intero quadro narrativo, come se il ricordo e il lutto azzerassero le divergenze e si tramutassero in estasi della memoria.

Jim Jarmusch firma un’opera sofisticata nella sua apparente semplicità e naturalezza, impostando una narrazione a episodi dove tre storie con personaggi diversi non correlati narrativamente confluiscono in un unico organismo, la vita. Viene valorizzata la poesia del gesto, del rituale, del dettaglio in un racconto onesto e allo stesso tempo ricercato.
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Father Mother Sister Brother – Scritto e diretto da Jim Jarmush – Con: Tom Waits, Adam Driver, Mayim Bialik, Charlotte Rampling, Cate Blanchett, Vicky Krieps, Sarah Greene, Indya Moore, Luka Sabbat, Françoise Lebrun – Fotografia: Frederick Elmes (Father) – Yorick Le Saux (Mother e Sister Brother) – Montaggio: Affonso Gonçalves – Musiche: Jim Jarmusch, Anika – Scenografia: Mark Friedberg, Marco Bittner Rosser – Costumi: Catherine George – Prodotto da Charles Gilbert, Joshua Astrachan, Carter Logan, Atilla Salih Yücer – Nelle sale dal 18 dicembre 2025




