Intelligenza artificiale, lavoro reale

Al Teatro Trastevere “Burnout” porta in scena uno studio radiofonico particolare, tra conduttori disillusi e co-conduttrici artificiali

Un’intelligenza artificiale e un’intelligenza umana che conducono un programma radiofonico sulla fatica del mondo del lavoro moderno, cosa potrà mai andare storto? Sembra questa la premessa di Burnout, in scena il 6 e 7 Aprile al Teatro Trastevere. A condurci nello studio radiofonico di Duke e Vivian, la AI umanoide che lo accompagna sono Pao­lo Ma­ria Con­gi e Da­ni­lo Se­con­do Bran­diz­zi, entrambi anche autori e registi dello spettacolo. 

Danilo Secondo Brandizzi e Paolo Maria Congi

Al centro di tutto non solo la relazione uomo-macchina, ma soprattutto le telefonate degli ascoltatori, che chiamati a dire la loro sul mondo del lavoro se ne escono con gli sproloqui più allucinanti, tra complottismi e commenti politicamente scorretti. 

La narrazione che si porta avanti è duplice; da un lato il contatto con l’esterno, con chi chiama e vuole interagire col conduttore del programma, dall’altro Vivian che si umanizza sempre di più, imparando dal “collega umano” soprattutto l’ironia e il sarcasmo, i due elementi centrali di tutto lo spettacolo.

Si ride, a volte di cuore, altre volte più amareggiati, mentre le telefonate riflettono l’opinione pubblica, il paese reale, tutti i mix di idee e opinioni che vivono tra i singoli. Duke, più libero di un presentatore reale, cerca di mediare tra queste e i canoni da rispettare per andare in onda senza problemi, oltre che tra la sua idea di conduzione e i problemi che volente o nolente gli crea Vivian. Un duo comico che non nasce per esser tale ma lo diventa con l’andare dei minuti, mentre l’intelligenza umana fatica a fronteggiare la sua controparte artificiale.

In anni in cui l’avanzata delle AI è tema caldo, dai lavori che iniziano a sostituire al cosa potrebbe accadere se diverranno capaci di prescindere dall’uomo, Burnout non cerca lo scontro né la violenza. Anche quando lo spettacolo arriva al suo culmine, quando Duke resta solo e gli si concede un monologo che forse è il vero fulcro del tutto, il ruolo di Vivian è molto umano.  Magari discutibile, fastidioso persino, ma umano, è quello che farebbe anche un’intelligenza sconnessa dal pc. 

Più che lo scontro si mostra la convivenza tra biologico e artificiale, la condivisione dello spazio lavorativo, considerando che il lavoro, in ogni sua declinazione, è il centro del programma di Duke e quindi dello spettacolo. Un momento di discussione sul sociale, sul politico e sul pratico. Un grande calderone dove il punto di partenza, la domanda del presentatore, è lontano dal punto di arrivo, le risposte del pubblico.

Chi ancora ha l’abitudine di ascoltare la radio in diretta, che non è parificabile al podcast registrato, si è ritrovato ascoltatore anche in teatro. Forse nel quotidiano è difficile ritrovare così liberamente espresse le opinioni che arrivano a Duke, ma il contatto che si crea è molto simile, quel momento di umanità che unisce la preparazione del presentatore all’impulsività di chi ascolta e ha l’occasione di dire la sua.
Quando invece la scena rimane a Duke solo ci si sente presi in causa più singolarmente, ciascuno con le proprie riflessioni sul mondo, divergenti o convergenti, da portarsi a casa anche dopo gli applausi finali. 

Paolo Maria Congi e Danilo Secondo Brandizzi

Burnout cerca di essere una via di mezzo tra uno spettacolo classico e qualcosa di più interattivo, nonostante le interazioni col pubblico risultino alla fine limitate. Prende qualcosa dalla radio ma anche dalla stand up comedy tanto di moda recentemente, facendo un mix che funziona perché lo si sente sufficientemente vicino; la radio, il tema del lavoro, lo sfogo del protagonista. 
Siamo a teatro, siamo in macchina con l’autoradio accesa, siamo sui social a leggere gli sfoghi di sconosciuti. 
Siamo ovunque e da nessuna parte. Un peccato forse per chi seduto in platea vorrebbe staccare dalla vita reale, una grande soddisfazione per tutti gli altri. 

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Burnout scritto e diretto da Paolo Maria Congi e Danilo Secondo Brandizzi Con Paolo Maria Congi e Danilo Secondo Brandizzi – Teatro Trastevere 6 e 7 aprile 2024