Il west secondo Puccini (e Sergio Leone)

“La Fanciulla del West”, il carattere forte di Minnie tra banditi, sceriffi e troupe cinematografiche

Nel centenario della sua morte Giacomo Puccini vive in tutti i teatri d’Italia attraverso le sue Opere. Le più famose, certo, quelle che per antonomasia sono sinonimo di lirica, ma anche quelle meno note. Tra queste c’è La fanciulla del West, che il Teatro Regio di Torino ha portato in scena dal 22 Marzo al 2 Aprile, per la regia di Valentina Carrasco

Lontani dalle ambientazioni europee o orientali, in un’opera che ci appare così diversa dall’idea stereotipata di lirica, Puccini ci trasporta nel selvaggio west, tra saloon, banditi e cercatori d’oro. Siamo a inizio novecento, proprio nel periodo in cui il mondo delle arti si apre alla nuova arrivata, il cinema. E da qui parte la regia della Carrasco, che decide di riportare il tutto sul set di un film di Sergio Leone, dando origine a una narrazione che si divide su due piani. 
Da un lato l’opera pura e semplice, che va avanti e si svolge secondo le partiture e il suo libretto, dall’altro la vita del set, che entra ed esce dalla narrazione.

L’opera vede solo voci maschili tranne Minnie, la fanciulla del West. Una protagonista che pian piano progredisce diventando sempre più sicura di sé, che salva e non si fa salvare, interpretata da Jennifer Rolwey, che alla bella voce unisce una forte espressività. Dettaglio non irrilevante nella costruzione registica, che proprio per tenere viva la narrazione cinematografia utilizza lo schermo posto sopra il palco per dei primi piani sugli interpreti, ripresi a loro volta da finti operatori anch’essi in scena.  Così la lontananza fisica tra palco e pubblico si riduce, i visi e le espressioni degli interpreti diventano centrali.  E se lei è la protagonista non di meno si può dire del coro del Teatro Regio di Torino. Sono loro gli avventori del saloon, i cercatori d’oro che da Minnie imparano la Bibbia. Un coro maschile possente, forte, che sa però tradire emozione sul volto quando è necessario, quasi a ricordarne l’umanità.

Spiccano accanto a questi i protagonisti maschili, primo fra tutti Dick Johnson, il bandito, interpretato da Roberto Aronica. Una voce possente per un personaggio il cui arco redentivo culmina con l’aria che dà il via al momento conclusivo dell’opera, quello che consacra Minnie a regina, in senso lato, degli uomini che la circondano, lei che sa far cambiare idea e salvar vite.  Dall’altra parte, nella battaglia tra buoni e cattivi, c’è Rance, lo sceriffo. Al baritono Gabriele Viviani il compito di calarsi nella parte dell’uomo della legge, col suo momento più alto nel secondo atto, durante la partita a carte che cambia le sorti di tutti i protagonisti. Nel mezzo la voce del basso Paolo Battaglia, nei panni di Ashby con cui si fonde perfettamente dando al personaggio lo spessore che merita.  Ad accompagnare tutto l’Orchestra, sempre splendida, del Teatro Regio di Torino, in quest’occasione diretta dal Maestro Francesco Ivan Ciampa.


Nota di merito dell’allestimento va alla scenografia, che ci cala completamente nel set western che si è voluto ricreare.

Il saloon nel primo atto, la casa di Minnie nel secondo e poi il bosco innevato del terzo sono costruiti senza l’ausilio di schermi o proiettori. Soprattutto i luoghi del primo e secondo atto riescono a svolgere la doppia funzione richiesta loro dalla regia; sono veri e sono set, stanno nel mezzo del gioco cinematografico. Risultano gradevoli al pubblico, che si sente nel West ma non viene interrotto troppo dalla troupe in scena. Più di cent’anni dopo il suo debutto “La fanciulla del West” risente forse troppo del nostro essere abituati ai western cinematografici, a un’idea di cercatori d’oro decisamente lontana dal mondo della lirica. L’allestimento del Regio, forse conscio di questa difficoltà, è riuscito a trovare un punto di mediazione, creando un equilibrio che funziona.  Anche se resta sempre un leggero senso di incompiuto; perché alla produzione interessano solo alcune scene? L’effetto è quello del reality, dove tutto accade ma solo una parte merita di venir ripresa. 

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La Fanciulla del west di Giacomo Puccini – regia di Valentina Carrasco – direttore d’orchestra Francesco Ivan Ciampa  – Jennifer Rowley: Minnie – Gabriele Viviani: Jack Rance – Dick Johnson (Ramerrez): Roberto Aronica – Ashby: Paolo Battaglia- Carles Berga e Peter van Praet scene – Silvia Aymonino costumi Gianluca Mamino Direttore della fotografia – Peter van Praet luci – Lorenzo Nencini assistente alla regia – Chiara La Ferlita assistente alle scene Agnese Rabatti assistente ai costumi – Ulisse Trabacchin maestro del coro – Orchestra e Coro Teatro Regio Torino  – Nuovo allestimento Teatro Regio Torino – Dal 22 marzo al 2 aprile 2024

Foto di Daniele Ratti

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