Il Teatro Alfieri di Torino chiude l’anno con “Riunione di famiglia”

Il fine d’anno del Teatro Alfieri di Torinoporta in scena Riunione di famiglia, la frizzante commedia di Amanda SthersMorgan Spillemaecker trasposta per l’occasione dalla regia diClaudio Insegno.

Che fare con una madre anziana, istrionica e decisamente dedita alle spese folli (una meravigliosa Katia Ricciarelli)? È quello che si chiede Federico (Fabio Ferrari), scapolo dalle finanze in cattive acque che riunisce i fratelli Beniamino – Marcus (Claudio Insegno) e Fanny (Nadia Rinaldi) per trovare una soluzione.

L’unica possibile è la più dolorosa, anticipare con qualche goccia di troppo il naturale fine vita della madre. La discussione tra i fratelli, ognuno col suo bagaglio di problemi e situazioni personali irrisolte, viene interrotta proprio dall’entrata in scena della futura vittima. Lo spazio scenico è quello della casa di Federico, un salotto su cui si affaccia una cucina apparentemente a vista. In realtà, per come si svolge la narrazione, la sensazione è che sia un luogo totalmente separato. È qui che i fratelli discutono, in un continuo cambiare idea dovuto a ciò che dice e fa la vera protagonista della rappresentazione.

Non un carattere semplice quello della madre, tra i rimproveri, il sottolineare costante delle mancanze dei figli e lo stile di vita sopra le righe, come si confà a una ex cantante lirica ormai decaduta.
Ironia e sarcasmo le due componenti di una commedia che fa ridere di cuore anche quando sembra toccarci, perché i rapporti umani portati in scena, per un motivo o l’altro, li conosciamo.
In giornate di cene e cenoni, quando anche i social pullulano di meme e vignette sulla fatica delle cene in famiglia, alcune sensazioni portate in scena si sentono più vive e presenti.

Nella sala del teatro torinese pieno le risate nascono anche grazie all’accento romano dei protagonisti, che ci permettono anche, idealmente, di collocare le vicende di Federico e della sua famiglia nello spazio. Assolutamente attuali i dialoghi, spunta anche qualche riferimento al Covid, così come i temi, dal lavoro che va a rilento all’accettazione della -presunta- omosessualità di un figlio.
La svolta narrativa avviene al culmine di un litigio tra madre e figlia, quando questa riesce a tramortire la genitrice e legarla. Si entra allora nel cuore della vicenda, così come nel cuore della famiglia e della scelta di Fanny, Federico e Beniamino.

Con un breve riferimento al terapeuta di Federico entra nella vicenda anche Freud, un velato accenno al mito fondativo e all’uccisione del padre necessaria per crescere; padre che qui è madre ma poco cambia.
Il finale smorza il sorriso sulle labbra del pubblico, mostrando il lato amaro della vita che conosce le sue vie anche quando noi vorremmo imporle le nostre decisioni. Perché alla fine, con tutti i possibili guai e problemi, gli affetti sono affetti.