Il Ringraziamento del Presidente

Il Teatro Argentina diventa lo Studio Ovale per November di David Mamet

Si sono concluse domenica 16 marzo, le repliche di November al teatro Argentina, dopo un breve stop per ragioni di salute del protagonista che ha fermato la rappresentazione per qualche giorno. Il testo di David Mamet, trasporto in Italia con la regia di Chiara Noschese e Luca Barbareschi, molto ben calato nel ruolo del presidente Smith, ha trasportato gli spettatori nello Studio Ovale, dove da almeno un secolo il Presidente degli Stati Uniti prende decisioni capaci di cambiare le sorti dell’intero mondo. 

Luca Barbareschi e Chiara Noschese

Questa volta però sembra che l’uscente Smith sia il più succube tra i succubi, consapevole di un’immediata tragedia elettorale e incapace di prendere posizione anche solo con la moglie, che si prepara all’addio alla Casa Bianca volendosi portare via qualche pezzo dell’arredamento.

Siamo in uno dei giorni americani per eccellenza, il Ringraziamento, con la tradizionale grazia dei tacchini, qui rappresentati da un ottimo Nico di Crescenzo, uomo simbolo dell’America conservatrice, attaccata al suo passato e ai suoi valori. Vittima dei sondaggi in calo il Presidente ha bisogno assoluto di Clarice Bergstein (Chiara Noschese), fidata autrice di discorsi capaci di ammaliare il popolo disilluso. 
Ed è qui che si crea la crepa; lei chiede in cambio al Presidente un matrimonio in diretta tv con la compagna, lui è impossibilitato, pena perdere appoggio e fondi dai conservatori, allevatori di Tacchini in primis. 
Una battaglia, insomma, tra progressisti e tradizionalisti, con un presidente schiacciato nel mezzo e pronto a perdere le elezioni contro un candidato di cui non sappiamo nulla. 
Non è importante, non sarà l’altro a vincere ma Smith a uscirne sconfitto, e questo è inaccettabile per l’uomo più potente del mondo da quasi quattro anni. 

E questo a costo di prendersela con chiunque, persino con i nativi dell’isola di Nantucket, con l’arrivo di Brian Boccuni sul finale in una scena che rasenta la follia, allontanatasi ormai del tutto da ogni parvenza satirica o critica nei confronti del potere.Il tutto si svolge sulla bella scenografia curata da Lele Moreschi, che per quanto possibile ricrea con cura uno scorcio dello Studio Ovale, con tanto di vetrate dalle quali intendiamo, grazie al cambiare dei colori di sfondo, il passaggio del tempo.

C’è un punto necessario da tenere a mente parlando di November. Si tratta di un testo scritto a inizio 2007, all’alba della crisi economica e prima di Obama, quando i diritti civili in America erano effettivamente tema di discussione, mentre ad oggi, nonostante la difficoltà del momento, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legale in tutti gli stati dal 2015.

Questo ci porta in un contesto lontano nel tempo, oltre che nello spazio, rendendo November divertente ma senza esser davvero definibile satirico. La satira di Mamet funziona sugli statunitensi, perché come è giusto che sia per ridere di qualcosa bisogna conoscerla a fondo. Si può pensare di portare Crozza a New York a rappresentare i suoi iconici sketch sulla politica italiana; faranno ridere certo, ma non come qui.

E anzi, il rischio è che nel guardare al Presidente Smith il pubblico abbia rivolto troppo la mente all’attuale Potus, sganciandosi da ciò che l’autore aveva immaginato pensando, probabilmente, agli anni alla Casa Bianca di George W. Bush, per quanto l’evoluzione politica americana rimetta spesso in discussione temi che si credevano chiusi. Lo stesso paradosso si ha guardando alla traduzione, qualche volta troppo infarcita di italianismi che hanno effetto sul pubblico ma snaturano la pièce. 

Siamo a Roma, vero, all’Argentina. Ma se per due ore ci stiamo trasferendo a Washington perché cercare di ricordarci da dove veniamo? Non si rischia di creare un metamondo teatrale in cui la satira sul presidente americano val bene per parlar male di tutta la politica? Ma è davvero necessario generalizzare, guardare al palco e cercarne un giudizio negativo che sia univoco e non attento al luogo e al tempo?

Portare November in Italia nel 2025 l’ha privato di molto del valore che aveva quando e perché è stato scritto.  Sebbene spesso il Teatro sia immortale, vediamo Tosca anche due secoli dopo le vicende che narra, è importante che qualcosa tenga le storie ancorate al loro tempo. Un’indicazione, un calendario, qualcosa in grado di riportarci con la mente al tempo in cui Novembre fu pensato avrebbe giovato ed evitato di immaginare Luca Barbareschi nei panni dell’attuale presidente americano.

Luca Barbareschi

Perché arriverà sicuramente la satira su questi nostri tempi, ma sarà adattata all’oggi come merita di essere.  Insomma; November era un testo perfetto per un pubblico di americani del 2007, ma per la Roma di diciotto anni dopo ha corso il rischio di esser solo un momento di risate, lasciando da parte le possibili riflessioni sociali e politiche che devono esserci quando si fa satira.

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November di David Mamet – regia Chiara Noschese – con Luca Barbareschi, Chiara Noschese, Simone Colombari, Nico Di Crescenzo, Brian Boccuni – scene Lele Moreschi – costumi Federica De Bona – luci Francesco Vignati – foto Federica Di Benedetto – Teatro Argentina dal 4 al 16 dicembre 2025