Iddu, Messina Denaro come non lo avete mai visto

Fabio Grassadonia e Antonio Piazza firmano una commedia nera liberamente ispirata alla latitanza dell’ultimo padrino di Cosa Nostra.

Il solo fatto che le riprese di Iddu – l’ultimo padrino fossero cominciate ben prima dell’arresto e poi della dipartita del più grande mafioso vivente, lascia intendere che questo film avesse insito dentro di sé qualcosa di eccezionale.

Elio Germano interpreta Matteo Messina Denaro

A cominciare dall’interpretazione di un mimetico Elio Germano nei panni della Primula Rossa, che in realtà può dirsi di essere semplicemente un protagonista del film. Di solito in biopic come poteva esser questo, il protagonista della storia tende ad egemonizzare la scena in toto, si pensi a un’ottima parte della carriera di Favino. Il famoso “film è tutto lui”. Qui invece, per volontà esplicita dei registi e sceneggiatori – che fin dall’inizio hanno dimostrato con le scelte di attori egemonizzanti, Toni Servillo su tutti – si può affermare che Iddu è in realtà uno di Chiddi.

Il furto maggiore della scena “ai danni” di Elio Germano è proprio quello di Toni Servillo, che nel film interpreta l’ex sindaco Catello Palumbo, alias Il Preside. Un personaggio definito da Servillo stesso come “un Pulcinella pronto a sedersi su qualunque tavolo pur di mangiare“. L’ex sindaco – che fuori di metafora sarebbe Antonio Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano condannato per traffico di droga – dopo aver scontato la sua pena detentiva a sei anni, si ritrova sommerso da debiti, con tutti i beni congelati, con una moglie tanto esausta e rassegnata da risultare divertente (interpretata da una magistrale caratterista come Betty Pedrazzi) e un cretino di cognato (anche lui, Giuseppe Tantillo, fantastico nel rendere il concetto di “cretino” come un diverso nella società malata e malavitosa.

Tornando a Servillo, egli ritorna sulle tracce di un suo personaggio cult, Jep Gambardella, modificandolo radicalmente ma mantenendo quella patina snob in cerca di un’apparente redenzione, che nessuno, in Italia, è riuscito a rendere così bene.

In sala la domanda più gettonata è stata quella, molto italiana, di chiedere se la scelta della commedia fosse o non fosse la più adatta a raccontare un tema così delicato e sentito. La risposta dei registi è stata tanto efficace quanto compilativa.

“La banalità del male ha scritto il film, perché moltissimi degli elementi surreali in realtà non ce li siamo inventati, anzi. La scena di Messina Denaro che, non trovando l’ultimo tassello del suo puzzle, scrive di suo pugno una lettera di protesta alla azienda creatrice Ravensburger, non solo è reale ma l’abbiamo ridotta.” Il boss avrebbe scritto “non ci si può affidare più nemmeno ai tedeschi”, alludendo alla loro fama di precisione ed efficienza.

Comunque sia la commedia è un genere che in Italia, su temi delicati, ha dato degli ottimi risultati più spesso di quanto si pensi. Senza scomodare La vita è bella e rimanendo sul tema mafia siciliana, Pif ha prodotto La mafia uccide solo d’estate che è uno dei migliori esempi contemporanei di battaglia filmica alla criminalità organizzata. Così come, in realtà, per certi versi, la pellicola riecheggia i doppi giochi di The Departed e soprattutto BlacKkKlansman di Spike Lee.

Per il resto, il film ha una scrittura dei dialoghi superlativa, sorrentiniana. Nonostante la percezione di “scollatura di trama” del film, è un prodotto eccellente soprattutto grazie alle interpretazioni di livello enorme di tutti. Per comodità riassuntiva, mi rifaccio al blocco attoriale di derivazione Mare Fuori (Giuseppe Tantillo e Vincenzo Ferrera) e soprattutto al nucleo storico del capolavoro di Bellocchio, Esterno notte. In particolare Fausto Russo Alesi, che in relativamente poche battute ha catturato l’attenzione del pubblico, e Valeria Marra, i cui occhi brigatisti carichi di giustizia personale si mostrano nell’ispettrice macista Rita Mancuso. Sarà lei, la voce della legalità, a porre un interrogativo di denuncia.

E se le operazioni antimafia fossero fatte per intimare o mandare messaggi? In tal senso, certe operazioni potrebbero essere definite come “i pizzini dello stato”.

Toni Servillo e Elio Germano nella scena del film

Iddu – Regia di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia. Un film con Toni Servillo, Elio Germano, Daniela Marra, Barbora Bobulova, Giuseppe Tantillo. Durata 130 minuti – Distribuito da 01 Distribution – Uscita cinema giovedì 10 ottobre 2024