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Gli outsider dell’arte in mostra a Lecco

Arte e malattia: a Lecco la mostra su Antonio Ligabue e gli artisti outsider

Mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello quasi mi casca dalla mano; e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho ancora dipinto: tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la tristezza, l’estrema solitudine” così Van Gogh scriveva al fratello Theo nel luglio del 1890, in una delle sue numerose lettere poco prima di morire. Van Gogh è ricordato per essere il pittore “malato”, “il matto che si tagliò un orecchio”, egli incarna, per il senso comune, il binomio “malattia-arte”. Dietro, però, c’è molto di più; le sue parole nascondono una lucidità e una sensibilità fuori dal comune. Vale per lui ma anche per molti altri.

Pietro Ghizzardi, Ritratto di Donna, 1970, tecnica mista su carta, Casa Museo al Belvedere Pietro Ghizzardi, 1367 x 1920

Questi altri sono, appunto, una serie di artisti che, tramite la tela, sono riusciti ad esprimere se stessi e la loro sfera interiore, il loro sentimento, il loro vissuto trasformandolo, riportandolo a galla, sublimandolo. A Lecco, all’interno del Palazzo delle Paure, il percorso espositivo Antonio Ligabue e l’arte degli Outsider, aperto fino al 2 novembre 2025, racconta una serie di artisti e il loro rapporto con la malattia, la sofferenza, la solitudine dell’internamento e dell’isolamento forzato.

A cura di Simona Bartolena, l’esposizione mette al centro la vita “dietro” l’opera, cosa cela la scelta di un soggetto specifico, di un momento particolare, di un dettaglio rappresentato. Punti di vista diversi orientati dallo stato d’animo e dalla “follia” vissuta: che rapporto c’è tra questa parola e la cosiddetta normalità? Questi artisti sarebbero stati davvero gli stessi se non fossero, ad un certo punto, “impazziti”, se non fossero stati emarginati, relegati in un manicomio? L’arte è deviazione, sovvertimento, dolore vissuto come tormento, che sfocia in azioni estreme? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che possono presentarsi visitando le sale espositive, dove sono racchiuse storie vere, intuibili tramite il colore e la pennellata.

L’installazione dell’artista contemporaneo Giovanni Sesia accoglie il visitatore, una sorta di collage con i volti di chi ha vissuto il manicomio, agli inizi del Novecento. Pittore principale e focus su cui si concentra una parte importante della mostra è Antonio Ligabue (1899-1965), con ben quattordici opere. Su ognuna di esse, il colore è vivo, potente come lo fu la sua sensibilità e la sua fragilità. Per molto tempo non venne capito e valorizzato, circondato dall’incomprensione della gente contemporanea, che non colse la sua pittura e la sua portata innovativa, espressionista.

Lecco sono esposti i suoi quadri naturali e quelli con le sue celebri belve, le fiere feroci come Giaguaro con gazzella e serpenteLeonessa con zebraLigabue riportò anche scene di vita quotidiana, contadina come testimoniato in Aratura coi buoiContadino con cavallo al traino. C’è spazio anche per due novità, provenienti da collezioni private: Autoritratto con libellula Pascolo.

Il dipinto Autoritratto con grata è la testimonianza visiva dell’interiorità di Antonio Ligabue, celata dal colore ed espressa tramite uno stile personale. Il viso scavato, gli occhi grandi, la giacca marrone classica in contrapposizione agli elementi geometrici sullo sfondo: è il volto di una persona provata, consapevole di aver trasmesso, attraverso la sua arte, se stesso e il suo mondo, la sua visione, la sua interpretazione del dolore.

Accanto a questa figura tutta da scoprire, la mostra Antonio Ligabue e l’arte degli Outsider propone una quarantina di opere di altri sette artisti meno conosciuti ma altrettanto capaci di narrare la propria esperienza di emarginazione e sofferenza.

Carlo Zinelli, Filippo de Pisis, Pietro Ghizzardi, Gino Sandri, Mario Puccini, Edoardo Fraquelli Rino Ferra: i cosiddetti outsider, definiti così da quest’esposizione, cioè coloro che seppero camminare sulla labile linea che separa pazzia e normalità, uomini in grado di trasformare il loro vissuto in materia artistica, in soggetti estremi, particolari eppure capaci di comunicare una parte di quel tormento umano, individuale. L’arte, per questi outsider, fu salvezza e tramite, un appoggio nonostante gli internamenti e i ricoveri.

Nature morte di Filippo de Pisis, i disegni di Gino Sandri fatti all’interno dei manicomi, così come Rino Ferrari; le stilizzazioni di Carlo Zinelli difficilmente intuibili, ricchi di dettagli e di ripetizioni, figure astratte, primitive. Sono presentati anche i ritratti delle donne semplici, comuni, come Ritratto di donna, di Pietro Ghizzardi, mentre di Edoardo Fraquelli è visibile la sua arte materica, espressiva e sintetica, tinta da toni caldi e gialli, che sembrano quasi richiamare una sorta di fragile luminescenza, il chiarore ricercato in vita. Tutte le opere di questi artisti sono una traccia di quell’attraversamento di confine che, ancora oggi, fa paura e non è compreso pienamente.

Ognuno di questi outsider visse il ricovero, conobbe la solitudine e la sofferenza ma seppe, allo stesso tempo, dare alla malattia mentale un contorno, uno spazio, un’interpretazione. Questa mostra ridà dignità e rispetto al loro lavoro e alla loro sfera interiore, personale; si percepisce la fragilità, la vulnerabilità ma anche la voglia di trovare un senso negli eventi, negli incontri, nelle persone incontrate (come nel caso di Giovanni Sesia).

Carlo Zinelli, Alpino azzurro dal grosso naso con piedi rossi, 27 giugno 1967, tempera e grafite su carta, 70 x 50 cm, inv. 552b, Collezione privata

Sul binomio “arte/malattia” gli argomenti e le riflessioni sono inesauribili, proprio perché l’arte diventa mezzo attraverso cui incanalare quell’estraneità, l’abbandono di chi si trova ai margini come lo furono questi otto artisti. Essi lasciano un’eredità fatta di carne e di cuore, intensamente personale e fuori dagli schemi: a Lecco viene raccolta e restituita al pubblico in tutta la sua bellezza e drammaticità. Otto vite segnate, in bilico tra il dentro e il fuori, su quella soglia che fu fonte di sofferenza e di ispirazione.

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Antonio Ligabue e l’arte degli outsider  – mostra a cura di Simona Bartolena, prodotta e realizzata da ViDi cultural e Ponte43, in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese. Immagine in evidenza/di copertina: Antonio Ligabue, Autoritratto con grata, 1957, olio su tavola di faesite, collezione privata – Palazzo delle Paure di Lecco – 13 giugno 2025 / 2 novembre 2025

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