“Giallo Raffaello” al Circolo della Pipa: la recensione

Va in scena nell’atrio della suggestiva “Casina del Curato o di Raffaello” al Circolo della Pipa, lo spettacolo Giallo Raffaello di Riccardo Bàrbera e Barbara Chiesa, con regia di Barbara Chiesa.Gli autori mettono in scena un originalissimo giallo ambientato durante la metà del 1500, durante il quale ci si porranno le domande sulla prematura scomparsa di Raffaello fino a sciogliere il nodo del mistero che ha accompagnato la sua morte.

La struttura rinascimentale che ci si ritrova davanti appena arrivati inquadra perfettamente la messa in atto dell’opera. Uno splendido palazzo costruito nel XIV secolo accoglie il pubblico nel giardino antistante l’entrata, dove a mano a mano la gente si riunisce aspettando la comparsa degli attori. La rappresentazione infatti prende vita nel giardino, dove gli spettatori sono interrotti bruscamente dall’entrata in scena di Spartaca (Stefania Ventura), la serva di Raffaello, che con un credibilissimo e simpaticolinguaggio “plebeo” e volgare rompe la quarta parete, rivolgendosi direttamente alla platea, facendola diventare in tutto e per tutto un’ospite silenziosa. Siamo noi infatti gli invitati ad una festa organizzata niente di meno che da Giorgio Vasari (Gino Auriuso), che, dopo un veloce battibecco con Spartaca riguardo la differenza di classe tra i due personaggi, ci accompagna a prendere posto nell’atrio soprastante il giardino. Attraversate le scale in pietra ci si può finalmente sedere, attenti alle norme anti-Covid, e godersi lo spettacolo.

La storia nasce dalla volontà del Vasari di ricostruire la vita, ma soprattutto la strana morte, del pittore urbinate, in modo da inserirla nel più vasto Le vite che avrebbe raccolto biografie e opere “de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti”. Decide così, trent’anni dopo la morte di Raffaello, di recarsi proprio nell’ultima casa che l’artista aveva abitato tra arte, banchetti e donne. Qui incontra Spartaca, che da anni si prende cura del palazzo e degli averi del defunto padrone. Durante i primi minuti, i personaggi si presentano, raccontando il loro passato e la loro storia, ponendo le basi per la parte più importante e piena di suspense su cui si basa l’intero spettacolo, la misteriosa morte di Raffaello Sanzio. Quando entra in scena il terzo ed ultimo personaggio, Madre Perla(Ottavia Orticello), può iniziare il viaggio che svelerà l’arcano.

Nei primi minuti sembra prevalere la leggerezza, la commedia, gli scambi di battute sono secchi, vogliono far sciogliere lo spettatore, farlo entrare in empatia con i protagonisti. Dopo i primi momenti però lo spettacolo prende una piega più cupa, Vasari vuole la verità. Si accorge che le due donne nascondono qualcosa, parla con loro, le interroga, le mette all’angolo fino a quando si arriva al primo colpo di scena che spianerà la strada allo storico dell’arte. Il Vasari, aiutato dagli altri due personaggi, scoprirà finalmente quale segreto avvolge la prematura scomparsa di Raffaello.

Nella splendida ambientazione che accoglie i tre personaggi e gli ospiti della festa, le luci(Francesco Bàrbera) illuminano tenuamente gli attori, che, all’aperto, vengono rischiarati dalla luna. I costumi (a cura di Eleonora Scarponi), bellissimi, dai colori sgargianti, riprendono perfettamente le vesti dell’epoca e giocano un ruolo importante anche in alcuni dialoghi che avvengono con il pubblico, accusato scherzosamente di essersi presentato in maniera indecente ad una festa così illustre. I tre personaggi riescono molto bene a far immedesimare gli ospiti in un tempo così lontano, gli attori risultano credibili e una nota di merito va alla simpaticissima Spartaca e all’intrepido Vasari. La splendida musica composta da Riccardo Moccia, dietro di noi, ci accompagna dall’inizio alla fine, aprendo e chiudendo con un progressive dalle musicalità di corte, che riesce a mescolare passato e presente. Durante l’atto, gli attimi di tensione sono spesso sottolineati dalle note che rimandano alle migliori pellicole di suspense, accentuando la voglia dello spettatore di conoscere la verità sull’ultimo giorno dell’artista di Urbino.

L’intero progetto dedicato a Raffaello, in occasione del cinquecentenario della scomparsa, rientra in una più ampia proposta culturale triennale che intende celebrare altri due anniversari: nel 2021 quello di Dante e nel 2022 quello di Canova. Intanto però non rimane che assistere alle riproduzioni di questo originale giallo rinascimentale situato proprio dove visse e morì il celebre pittore urbinate. Si replica martedì 28 e mercoledì 29 luglio e poi una ripresa a settembre.