E se ci fosse ancora speranza?
Come riuscire a rappresentare Anna Karenina di Lev Tolstoj, un romanzo che ha più di cento anni, e renderlo contemporaneo? Ci sono riusciti Luca De Fusco, che ne firma la regia, Gianni Garrera nell’ adattamento del testo, Galatea Ranzi nel ruolo di Anna, Stefano Santospago in Oblonskij, Paolo Serra in Karenin, Giacinto Palmarini in Vronskij, Francesco Biscione in Levin, Debora Bernardi in Dolly, Irene Tetto in Lidija, Giovanna Mangiù in Betsy, Mersilia Sokoli in Kitty. Le scene e i costumi sono di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Gigi Saccomandi, le proiezioni di Alessandro Papa. In scena dal 17 al 26 Novembre, produzione Teatro Stabile di Catania e Teatro Biondo di Palermo, presso la Sala Grande.
L’adattamento del romanzo, risultato della collaborazione con il drammaturgo Gianni Garrera, vuole concentrare l’attenzione su tre coppie del racconto; Anna, Vronjskij e Karenin, che vivono un amore maledetto; Oblonskij e Dolly che vivono una relazione amara e fallimentare, infine Levin e Kitty che nutrono vicendevolmente un affetto sereno e benedetto. Attraverso il taglio registico, che ricorda in parte la lezione di Luca Ronconi con il Pasticciaccio, gli “a parte” tipici del linguaggio teatrale, le parti narrative del romanzo, i commenti di Tolstoj, i pensieri dei personaggi e infine il coro, sono affidati ai protagonisti stessi, che si muovono su una scena che guarda al cinema, aiutata dal tulle in proscenio che la traguarda.
Il sipario è aperto, il pubblico che entra nella Sala Grande del Teatro Biondo, riesce scarsamente a leggere cosa cela il grande velo che ne oscura parte della scenografia. Il tulle è di fondamentale importanza per la regia, guidata anche da scelte grammatico-visive e musicali cinematografiche. Questo ricorda lo studio sull’attore e il principio della quarta parete, ponendo lo spettatore in una condizione di osservatore, che spia avvenimenti che si sviluppano indipendentemente dalla sua presenza. A ricordare la lezione del Naturalismo teatrale è il personaggio di Oblonsky, detto “Stiva”, che nella parte finale dello spettacolo, darà le spalle al suo pubblico.
«Insieme al drammaturgo Gianni Garrera – spiega De Fusco – abbiamo deciso di non nascondere l’origine letteraria del testo, ma anzi di valorizzarla. Al di là dei dialoghi, le parti più strettamente narrative o i commenti di Tolstoj sono interpretati dagli stessi attori. I
pensieri dei personaggi sono invece detti dai personaggi stessi, seguendo la lezione di Ronconi del Pasticciaccio e configurando degli “a parte”, tipici del linguaggio teatrale, come lo stesso coro. A queste tecniche puramente teatrali ho aggiunto un montaggio veloce, cinematografico, composto di molte brevi scene e contrassegnato dalla grammatica visivo-musicale, ormai consueta nelle mie regie».
Non si sa se odiarla o amarla, ma sicuramente ci si ritrova nel personaggio della protagonista che intreccia il suo destino con quello degli altri nove personaggi. Libera di sognare una vita migliore, Anna ha un’ evoluzione che si snoda dalla prima parte dell’opera al finale tragico. Il pubblico spera in un riscatto della sua eroina, se così possiamo chiamarla, che incarna gli ideali di donna libera, emancipata e romantica, un po’ come tutte le eroine del suo tempo. Anna Karenina oltre a raccontare i drammi amorosi, racconta di una società giudicante sempre pronta a puntare il dito sul più debole, all’apparenza. Tutti i personaggi del dramma falliscono nel tentativo di salvarsi e in questo potremmo forse definirla come una salvatrice? o forse una martire?
Amore, tenerezza, disprezzo e odio sono solo alcuni dei sentimenti che legano lo spettatore ai personaggi della rappresentazione, ed in fondo il pubblico che va a teatro resta da sempre il miglior esempio di teatro borghese, di quella società malata che osserva dalla serratura i drammi altrui. Nessuno si salva davvero, si è vivi e morti al contempo, la realtà non è altro che un costrutto del nostro io nella quale non siamo nulla senza l’altro e se, per sventurata sorte restiamo da soli, l’unica salvezza è la morte.
Anna Karenina di Lev Tolstoj nell’adattamento di Gianni Garrera e Luca De Fusco, coprodotto dal Teatro Biondo di Palermo e dal
Teatro Stabile di Catania, con Galatea Ranzi, Stefano Santospago, Paolo Serra, Giacinto Palmarini, Francesco Biscione, Debora Bernardi, Irene Tetto, Giovanna Mangiù, Mersilia Sokoli; le scene e i costumi sono di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Gigi Saccomandi, le proiezioni di Alessandro Papa, aiuto regia Lucia Rocco, Ufficio Stampa Teatro Biondo di Palermo Rosa Guttilla, foto di copertina Antonio Parrinello.