Essere donna in un mondo che non le vorrebbe

Al Teatro Trastevere la storia e le donne, la vita sociale di metà della popolazione del mondo da sempre costretta a valere di meno.

Donne. Donne di ieri, donne di oggi, donne vittime e donne che hanno lottato per emergere.
Sono queste le protagoniste di Sebbene che siam donne, andato in scena al Teatro Trastevere dal 13 al 15 dicembre.

Francesca Targa, grazie alla regia di Gabriela Alejandra Praticò, ha portato sul palco uno spettacolo che attraversa secoli e situazioni, unendo storie singole a vicende comuni, una panoramica sul mondo femminile e sulla sua situazione ieri e oggi. Il tutto introdotto da una piccola scena in sala, necessaria a introdurre il tema e prepararci a quella che non è stata né una rivendicazione né una protesta, solo il racconto di cosa significhi, soprattutto a livello sociale, essere nate donne. 

Sul palco si alternano, oltre alla stessa Targa, quattro attrici e un attore. Lucia CiardoFloriana CorlitoElisa MasciaMatilde Tursi sono le donne di quest’opera, da Elena Lucrezia Piscopia, la prima donna laureata al mondo con cui si apre lo spettacolo, a Sibilla Aleramo e il suo coraggio nel raccontare la violenza subita quando era giovanissima. Ai nomi conosciuti si alternano le storie del quotidiano, donne comuni, che non hanno un nome o una storia particolare ma simboleggiano tutte quelle che ogni giorno vivono un mondo che sembra non volerle.

Massimo Folgori, unico uomo dello spettacolo, ha invece il ruolo di rappresentare l’altra metà del mondo, quella maschile, nel suo lato più violento, patriarcale, convinto d’essere nel giusto. 
Questo per portare in scena il male davvero, non lasciarlo all’immaginazione e al racconto.
Mentre in sottofondo voci diverse parlano di tentate violenze, di sere in cui tornare a casa da sole ha rischiato d’essere non tornarci affatto, Folgori ha avuto l’ingrato – ma necessario – compito di farci vedere cosa siano quegli approcci mai richiesti, quegli avvicinamenti non voluti.

Sebbene che siam donne” fa una panoramica sul femminile, non come genere o sesso ma come abitante del mondo. Il femminile sociale, nel senso più basilare del termine, il suo inserimento in una società che occupa per metà ma in cui vale mezzo. Mette sulla bilancia tutto; la paura, il corpo delle donne che non appartiene mai solo a loro, i limiti che storicamente sono stati imposti dalla società. Non è uno spettacolo che parla solo di violenza di genere, non nel senso che si intende spesso quando si porta a teatro questo tema. 

Non c’è il marito violento, il compagno geloso, non voleva essere una narrazione chiusa. Voleva, e ha, parlato a tutte, anche a chi non ha mai conosciuto dinamiche patriarcali nel privato ma ci si è raffrontata sul lavoro o in qualsiasi altro ambito. Ci sono donne che a casa sono al sicuro, ma nessuna lo è davvero per strada e in società, anche quando la violenza minacciata non è fisica ma morale, economica o di qualsivoglia altra natura.

Usare il teatro come arma sociale, momento educativo. 

Educativo per cui già sa, per chi vuole approfondire, per chi vuol la certezza di non essere solo, ma soprattutto per chi è in dinamiche complesse che ritiene normali, chi non sa. 
Nascere e crescere in una determinata cultura non è una colpa, e purtroppo non sempre è chiaro a tutti il problema. Non si sa di essere vittime, si può ignorare di essere colpevoli perché “fanno tutti così”.  Vedere le vicende da fuori, come accade quando sono su un palco, capire dall’esterno quello che è o non è una relazione, un modo di fare, un atteggiamento. 

Uscire dal presupposto che le cose non possano cambiare. Non sarà uno spettacolo a far la differenza in un mondo che fatica ancora a fare il passo precedente, ammettere il problema. Ma è uno dei piccoli gesti necessari.

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Sebbene che siam donne Di Francesca Targa – Regia Gabriela Alejandra Praticò – Con Lucia Ciardo, Floriana Corlito, Elisa Mascia, Matilde Tursi, Francesca Targa, Massimo Folgori – Teatro Trastevere dal 13 al 15 dicembre 2024

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