Al Teatro Manzoni va in scena “Tutto per Lola”, oltre il giallo e la prostituzione per parlare di donne e libertà
Quattro donne, un commissario, un cadavere fatto a pezzi e sepolto nel giardino di casa.
Comincia così Tutto per Lola, in scena al Teatro Manzoni fino al due giugno per la regia di Silvio Giordani. Roberta Skerl, autrice del testo, ha costruito un giallo anomalo, che non attiva l’animo investigatore dello spettatore – tutto è palese sin dal principio – ma che richiede uno sforzo di ascolto, di comprensione. Le quattro amiche protagoniste sono ex prostitute, donne ritiratesi a vita privata, chiuse tutte insieme nella casa che un tempo era anche luogo di lavoro.
Tra di loro la più prorompente è Ester, il cui ruolo doveva essere interpretato da Paola Gassman, di recente scomparsa e a cui è stato dedicato un lungo applauso sul finale, e i cui panni sono ora vestiti da Paola Quattrini. Al suo fianco Luisa (Mirella Mazzeranghi) incredibilmente posata e riflessiva rispetto alle amiche, Carla (Maria Cristina Gionta) che fanatica delle fiction crime si sente fin troppo nel suo e da ultimo Livia (Cinzia Alitto), risoluta e schietta, con pochi peli sulla lingua. Un gruppo al femminile eterogeneo e frizzante, che conosce il mondo e le sue brutture, che sa di vivere quasi ai margini della società ma non se ne preoccupa.
Dall’altro lato il commissario (Geremia Longobardo, capace di tenere insieme le due anime di un personaggio più complesso delle sue apparenze) che, sfidando i canoni del giallo classico, diventa quasi l’antagonista delle quattro amiche, accusate di aver ucciso, fatto in pezzi e sepolto nel giardino un uomo di origine africana, grande e grosso, quasi impossibile da affrontare per quattro donne ormai sulla via del tramonto.
Tutto succede nel salotto di casa, con una scenografia perfetta tra divano, poltrone e mobile bar ben fornito. Da qui una finestra dà sulla strada, oltre il giardino della proprietà che è la vera scena del crimine. Sul bordo del palco possiamo immaginare la finestra del salotto, quella che dà sulla strada dove ora lavorano ragazzine nigeriane, portate in Italia con la scusa del futuro migliore e costrette a prostituirsi. Questo spettacolo di violenza e soprusi appare quotidianamente agli occhi di chi ha conosciuto la prostituzione sotto un altro punto di vista. E se non c’è tempo per aprire il discorso della legalizzazione del mestiere, che meriterebbe di esser portato anche ben lontano dal palco, la riflessione non può che entrare nella mente dello spettatore quando le sente parlare di quelle vite giovanissime lanciate in strada.
Tra queste c’è Lola, il cui nome è nel titolo dello spettacolo ma che in scena, fisicamente, non c’è.
Ne sentiamo le urla, e viviamo ciò che passa attraverso lo sguardo disperato di Ester e delle amiche, che da dietro le finestre di quella grande casa assistono (quasi) impotenti a ciò che accade in strada.
Tutto per Lola, appunto. Anche uccidere, fare a pezzi, nascondere, affrontare la polizia. Tutto per Lola, per salvarne almeno una, per non sentire più quelle urla strazianti, per non vedere più quella vita distrutta.
Tutto per Lola unisce ironia e serietà senza risultare mai pesante. La violenza non è esplicitata, la sentiamo ma non la vediamo, ne vediamo però gli effetti sugli animi di chi vi assiste in prima persona. In questo modo quello che si crea è un legame empatico con le protagoniste prima ancora che con Lola. Che poi è molto più facile da provare sulla propria pelle; c’è del male del mondo che avremo la fortuna di non conoscere mai direttamente, ma ciò che mostrano Ester e le sue amiche è il sentimento che scaturirebbe anche in noi.La critica alle istituzioni, al potere, è implicita e palese: per salvare Lola si sono messe in gioco macchiandosi di omicidio, senza possibilità di rivolgersi alla polizia. E non è una giustificazione ma una denuncia, di come le cose vanno e non dovrebbero.
Girando per strada a Roma la sera di Lola ne potremmo incontrare tante. Le vediamo, fingiamo indifferenza. Alcuni giudicano, perfino.
Tutto per Lola ci chiede di non farlo. Né verso queste ragazze di oggi né verso quelle di un tempo.
Resta in bocca, dopo le tante risate che comunque la sapiente penna di Roberta Skerl ha saputo strappare, il sapore amaro di un mondo che non può cambiare con uno schiocco di dita, che sarà sempre ricolmo di sfruttati e sfruttatori. Nell’ambito del lavoro sessuale come in tanti altri. L’amaro della liberazione di Lola che è passata per la violenza e il sangue, ricordandoci quanti passi avanti ancora servono per arrivare a una giustizia che non sia feroce a sua volta.
Tutto per Lola – di Roberta Skerl – Con Paola Quattrini, Mirella Mazzeranghi, Maria Cristina Gionta, Cinzia Alitto, Geremia Longobardo – Regia di Silvio Giordani – Teatro Manzoni dal 16 maggio al 2 giugno 2024