Tre esibizioni diverse, ma un solo comune denominatore: portare lo spettatore al centro della performance, in maniera più o meno evidente, facendolo riflettere sui temi del nostro presente. Al Teatro India ha preso forma una serata di arti performative originale e coraggiosa, organizzata per il Festival Dominio Pubblico che si presenta come “un progetto di formazione del pubblico rivolto a ragazzi Under 25 che vogliano sperimentarsi in un percorso da spettatori attivi finalizzato alla produzione, promozione e organizzazione di un festival multidisciplinare”.
Il Trio Ness apre le danze con lo spettacolo “Oh my ghost!”, una performance in cui ci è dato solo di immaginare i volti dei tre protagonisti (coperti da capo a piedi per occultarne le sembianze), che in maniera lenta e maniacale, eseguono azioni apparentemente diverse tra loro con lo scopo di interrogare lo spettatore sull’effettivo contenuto dello spettacolo. In una serata dove l’hashtag #fuorifuoco dà il nome anche alla locandina, il pubblico si domanda cosa stia succedendo su quel piccolo palco, dove il fuoco non è tanto sui personaggi, quanto sulle azioni che compiono. Venti minuti affascinanti che lasciano, sicuramente non a caso, più domande che risposte.
Quindici minuti dopo, un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ci vengono consegnate delle cuffie che saranno l’attrattiva fondamentale per questa seconda performance. Nelle orecchie una voce spiega che quello che sentiamo è stato registrato durante i mesi del lockdown: è una voce amichevole che ci riporta a quei giorni per farci ricordare ciò che ora sembra già così lontano, nel passato. La voce comincia a porci delle domande e possiamo rispondere, reagire, muoverci nello spazio aperto. I punti cardinali, posti ai quattro angoli, sono le direzioni in cui ci muoveremo a seconda delle nostre risposte. Ci verrà chiesto di interagire con gli altri, guardarli e anche insultarli (con discrezione però). In questa rappresentazione dal nome “Lapsus urbano” ci si interroga sui giorni post-epidemia. Si ragionerà, infine, su ciò che abbiamo passato, su quello che stiamo vivendo, fino a fare i conti con il significato e il valore della morte. Gli autori hanno costruito una performance ironica, coinvolgente e profonda durante la quale ogni persona fa i conti con una voce dal passato insieme alle persone del presente.
“Senza alcun preavviso, Dio compare in un supermercato in periferia di Roma per annunciare la fine del mondo. A prenderlo sul serio c’è solo un giovanotto amorfo e sfibrato, da allora fatalmente destinato ad essere il profeta della fine dei tempi. Accompagnato da un angelo dell’Apocalisse, il giovane apostolo si fa strada nell’abisso peccaminoso della città romana, per annunciare ai suoi abitanti la loro imminente fine. Il progetto apocalittico voluto da Dio sembra però fallire.”
Così viene presentato il terzo e ultimo spettacolo situato questa volta all’interno dell’arena, dove due giovani attori, Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri, portano avanti uno show tragicomico su un’imminente apocalisse che sta per abbattersi su Roma. “Apocalisse tascabile”, tascabile in quanto il Dio che si mostra per annunciare la fine si presenta sotto forma di fidelity card del supermercato: è una riflessione sulla condizione dei giovani, che tra ansie, angosce e auto-annichilimento non rimangono impressionati dall’annuncio biblico. Il ragazzo cerca in tutti i modi di scappare dalla fine, ma più va avanti più capisce che nonostante si impegni la società finirà per delegittimarlo, per rinnegarlo e poi ucciderlo. I due attori tengono il palco da soli, nonostante alcuni problemi di microfono (gli apparecchi non hanno funzionato, o hanno funzionato male per gran parte dello spettacolo), impersonando dei, angeli e ragazzi comuni, tutti con una inflessione romana, con ironia e malinconia: buoni tempi comici, (qualche improvvisazione) e ottimi scambi di battute veloci e secchi.
Forse più originale la rappresentazione (ottima la prova recitativa) che il tema, comunque scritto sulla propria pelle e quindi sincero. È risultata essere una serata interessante, giovane, con molti spunti riflessivi in un teatro all’aperto dove l’atmosfera estiva romana ha fatto da romantica cornice.