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“Dipingere l’invisibile” e la sfida dell’essenziale

L’arte di Giorgio Griffa sfida il visibile con una pittura che interroga il tempo, lo spazio e il nostro modo di percepire.

Al Palazzo Ducale di Genova l’arte contemporanea torna protagonista con una grande mostra di pittura astratta che celebra uno degli artisti più influenti del secondo Novecento: Giorgio Griffa. La rassegna, intitolata Dipingere l’invisibile e visitabile fino al 13 luglio 2025, raccoglie oltre cinquanta opere che raccontano la lunga e coerente ricerca di un autore che ha scritto la storia dell’arte italiana attraverso una pittura astratta, poetica e profondamente performativa. 

giorgio griffa

In Griffa ogni opera è il risultato di un gesto, di un segno che accade nel tempo, un evento che si compie e si interrompe, lasciando aperto lo spazio dell’esperienza. È arte che si svolge davanti agli occhi del pubblico e lo trascina in una dimensione sospesa, al di fuori del tempo lineare.

Curata da Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot, la mostra si sviluppa tra l’Appartamento e la Cappella del Doge, articolandosi in sezioni tematiche che attraversano le fasi e le idee centrali dell’opera di Griffa. Le tele grezze, mai intelaiate, sono adagiate direttamente alle pareti o appese come drappi, conferendo all’intero percorso un’atmosfera meditativa e rarefatta. Non c’è nulla di narrativo né decorativo: il quadro non è un oggetto finito, ma un frammento di una sequenza infinita, un accadimento. I segni tracciati dall’artista – linee, numeri, lettere, forme – non costruiscono immagini, ma evocano presenze, ritmi, pause. Sono tracce di un pensiero che non si vuole spiegare, ma solo manifestare.

Griffa rifiuta la pittura come rappresentazione. Non c’è figura, non c’è illusione, ma c’è una realtà più profonda che viene evocata attraverso la ripetizione e l’interruzione. Il gesto pittorico è esso stesso contenuto e forma, memoria e invenzione. Il colore, spesso tenue, fluido, mai invadente, si distribuisce secondo un ordine che appare rigoroso ma non rigido: ogni opera è un equilibrio precario tra controllo e apertura, tra struttura e disordine. È una pittura che, in apparenza minimale, racchiude una complessità quasi musicale, fatta di ritmo, pausa, variazione.

Il dialogo tra le opere e lo spazio architettonico del Palazzo, fra moderno e contemporaneo, è un elemento centrale dell’allestimento. Per volere dell’artista, le finestre dell’Appartamento del Doge sono state riaperte, lasciando entrare la luce naturale. Così facendo, la pittura si anima, cambia, vibra. Non si osserva un’immagine, si assiste a una presenza che si modifica con l’ora del giorno, con lo sguardo, con la distanza. L’ambiente diventa parte dell’opera e viceversa. È una scelta che restituisce centralità all’esperienza fisica dell’arte, così come centrale è l’idea di tempo che attraversa tutta la ricerca di Griffa: il tempo del segno, il tempo dell’attesa, il tempo del non-finito.

In un mondo dominato dalla saturazione visiva e dalla comunicazione istantanea, la pittura di Giorgio Griffa si impone come un atto controcorrente. È una pratica che rifiuta l’urgenza del contenuto, l’ossessione per il messaggio, il bisogno di esaurire il senso. Griffa interroga l’arte stessa e il nostro modo di percepire: ci invita a rallentare, a osservare, a stare. Non offre risposte, ma apre domande. E in questo si avverte tutta la forza di un linguaggio che, pur fondato sull’astrazione, parla all’essenza dell’esperienza umana. Non è un caso che le sue opere, silenziose e quasi impalpabili, riescano a lasciare un segno profondo. Perché è nel vuoto, nell’intervallo, nell’assenza che il pensiero si attiva.

giorgio griffa

Dipingere l’invisibile non è soltanto una retrospettiva: è un’occasione per riconsiderare il senso stesso della pittura oggi. In una società dove tutto deve apparire, essere visibile, quantificabile e performante, l’arte di Griffa propone una via alternativa. Una pittura che si sottrae, che afferma la dignità del dubbio, del processo. E in questo modo riesce, paradossalmente, a parlare con grande intensità al nostro presente. Palazzo Ducale, con questa mostra, non solo celebra un grande maestro italiano, ma offre anche al pubblico un’esperienza estetica e intellettuale rara: un invito a guardare oltre, o meglio, dentro ciò che sfugge allo sguardo immediato.

Qui e qui altre mostre allestite a Palazzo Ducale e da noi recensite.

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