“Denti da squalo” per affrontare la vita a muso duro

“Denti da squalo” è il film uscito nelle sale italiane l’8 giugno 2023, opera prima del regista Davide Gentile. La produzione è di Goon FilmsLucky RedIdeacinema, Rai CinemaPrime Video.

È un racconto sulla paura di passare attraverso le debolezze per superarle, facendosi forza e tentando di assimilarne a sufficienza per farne uso nei momenti duri, come deve fare il giovane protagonista, Walter di 13 anni, nei confronti della morte del padre. Antonio è morto in un incidente sul lavoro. La figura paterna è stata interpretata da Claudio Santamaria.

La particolarità del film che lo ha fatto giungere in porto e non dirottare al largo, aggiudicandosi la qualifica di film che va visto, è l’abbinamento della regia per ora poco nota, e la presenza di attori di un certo calibro. È il caso anche e soprattutto della partecipazione di Virginia Raffaele nel suo primo ruolo drammatico, conosciutissima già al grande pubblico ma mai in una veste seriosa e fallimentare in una demoralizzazione priva di ironia. Interpreta la madre di Walter con un umor nero, estenuante, sicuramente al di sopra delle alte aspettative.

Tali disposizioni hanno portato una novità gradita perché laddove si sarebbe potuto brancolare nel vuoto con personaggi e ruoli non adeguatamente costruiti, si è dato un risvolto diverso, positivo.

La storia ci fa entrare adagio e in silenzio nello svolgimento teso con Walter che nelle prime scene non parla ma osserva e si lascia osservare dagli spettatori, prendendo lui stesso confidenza con lo schermo e il paesaggio rurale cui va incontro correndo in solitudine. A interpretarlo Tiziano Menichelli, promosso da un punto di vista recitativo. 

Walter, vagando per le strade del litorale romano, arriva in una villa dove c’è una piscina. Si tuffa indisturbato e improvvisamente si trova davanti uno squalo. Non perde la lucidità e scampa il pericolo, ma nel restare affascinato dal posto, ci torna successivamente, facendo conoscenze impreviste e malfidate. Nella villa inizia a parlare con un ragazzo più grande, Carlo, Stefano Rosci. La madre di Walter, Rita, è sempre più preoccupata per l’amicizia che si instaura fra i due ragazzi. Il luogo appartiene a un boss criminale, il Corsaro, Edoardo Pesce.

Virginia Raffaele e Tiziano Menichelli

Lo squalo dentro la piscina, al di fuori del suo habitat naturale, non è in grado di spaventare, è innocuo, tranquillo, come se fosse un delfino, un pesce rosso, poco ha importanza. Similmente ad Antonio subisce e addirittura incassa tenerezza. I denti non ne fanno più un predatore ma lo mettono alla pari delle sue prede, le quali ritengono che: “Uno squalo che non terrorizza più, che non fa più paura, cessa d’esistere.” Sta a Walter chiudere questo capitolo incompleto sulla sua crescita, che possa essere divergente rispetto a quella del padre. Ci riuscirà e riuscirà a far comprendere il significato del film.

Motivante è lo squalo che sul finale viene riportato nel mare, simbolo di chi ce l’ha fatta, di chi non ha paura. Il padre di Walter apparendo in sogno durante varie scene del film al figlio, lo esorta a diventare tale, per mordere la vita senza farsi male, cosa che invece non è successa a lui che è stato stroncato da un colpo di pistola per salvare un collega. 

Meno elettrizzante è la velocità narrativa del ritorno in acqua, un po’ forzata nelle procedure irrealistiche che si potevano realizzare meglio, il contesto mafioso di contorno alla villa lo poteva permettere. Le scene, infatti, sono state girate in quartieri periferici di Ostia, Tor San Lorenzo, per poi stabilirsi in luoghi di riferimento a Roma nella zona San Paolo e Fiumicino

I dialoghi sono ben strutturati e la fotografia di Ivan Casalgrandi di ampie angolazioni en plein air è affidabile e pura, nitida, ma carica di sfumature tenui.

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