Dall’altra parte | 2+2=? a Sala Assoli di Napoli – la recensione

E’ andato in scena il 17 e 18 marzo in Sala Assoli di Napoli lo spettacolo di Puteca Celidònia, scritto e diretto da Emanuele D’Errico, Dall’altra parte | 2+2=? che sarà in scena anche il 19 e il 20 marzo al Teatro Civico 14 di Caserta.

Lo spettacolo è prodotto dalla stessa compagnia con Tradizione e Turismo. In scena c’è lo stesso D’Errico con Dario Rea e Francesco Roccasecca.

Il progetto ha vinto il Premio Giovani Realtà del Teatro 2019 a Udine e ha debuttato al Napoli Teatro Festival Italia 2020 per poi andare in scena al Piccolo Teatro di Milano. nell’ambito di TRAMEDAUTORE 2021 per poi diventare un podcast per “Il teatro di Radio3”.

In scena accade questo: siamo in un utero materno rappresentato come un groviglio di tubature e tubolari di varia forma come se ci trovassimo all’interno di un impianto idraulico. Insieme agli elementi di scena c’è anche una scenografia sonora che con le musiche originali di Tommy Grieco e il suo dell’acqua rimanda alla vita.

Lo spettacolo inizia con una musica incalzante con i tre protagonisti sul retro della scena vestiti in tuta e legati tra di loro da una corda che simula il cordone ombelicale e allo stesso tempo il legame gemellare, sono di spalle e corrono. Al termine della musica un tonfo i tre cadono al centro della scena e di fatto inizia la storia.

Sono tre feti, all’inizio di una gravidanza, una voce fuori campo, quella di Clara Bocchino, spiega che una neuro scienziata e professoressa della University of California ha dimostrato che il 50-75% dei neuroni viene perso durante lo sviluppo prenatale e si continuano a perdere neuroni lungo tutto l’arco della vita.

Dall'altra parte

In effetti i tre personaggi senza nome che ci troviamo davanti sono molto intelligenti, scaltri e svegli come se fosse uomini fatti e finiti, essi rappresentano in potenziale tre tipologie umane, un esempio di quello che potrebbero essere dalla nascita in poi. L’autore segue la teoria scientifica per raccontare la convivenza di tre fratelli gemelli ma tanto diversi e la loro progressiva perdita di neuroni man mano che si avvicina il momento della nascita.

A un certo punto qualcosa nel processo di crescita di ciascun feto va storto e tra giochi, litigi, formule matematiche, poesia e filosofia la gravidanza va a vanti e la voce fuori scena scandisce il tempo fino al nono mese.

Sicuramente di questo spettacolo si evincono i molti riferimenti quasi certamente consapevoli a prodotti culturali precedenti come Silenzio si nasce di Giovanni Veronesi con Sergio Castellitto e Paolo Rossi oppure un famoso sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo, I gemelli. In entrambi i casi abbiamo l’ambientazione nell’utero materno e due o nell’ultimo caso tre fratelli che discorrono sulla vita e sul senso che avranno una volta nati.

Dall'altra parte

La storia incalza come il tempo tra un argomento e l’altro mentre i gemelli discutono e si fanno domande, tutti e tre gli interpreti hanno dato carattere al proprio personaggio ciascuno con un dettaglio e un modo di parlare differenti. Essi sono gemelli ma sono anche tre tipi umani universali anche se piuttosto bizzarri. Il loro essere colti, conoscere la matematica, avere un eloquio forbito li allontana dalla realtà, crea una distanza, come se l’autore volesse in qualche modo raccontare la pura essenza di un cervello umano e la sua involuzione nel tempo.

A mano a mano che andiamo avanti dalla pura razionalità si passa alla pura emotività la perdita di neuroni porta i tre a passare al lato emotivo tanto che i loro ragionamenti e le preoccupazioni sul futuro aumentano tanto che nel momento in cui uno dei tre non conosce ancora il proprio nome, rispetto agli altri due che invece lo sanno inizia la paura e le domande sempre frequenti si quando e come usciranno diventano ossessive.

In questo preciso momento, nel passaggio alla parte emozionale lo spettacolo diventa più profondo e si inizia a provare tenerezza per questi tre piccoli esseri umani in procinto di venire alla vita. Come andrà a finire? Riusciranno a passare dall’altra parte? E davvero dimenticheranno tutto di quanto accaduto nel ventre materno?

L’ambientazione “meccanica” con gli ingranaggi, le tubature e le tute che i tre portano all’inizio rimanda anche alla metafora dell’uomo schiacciato dalla macchina come già si era visto in Tempi moderni con Charlie Chaplin, perché in questo caso l’utero tutto sembra tranne che accogliente e anzi è la “selva oscura”dantesca in cui si deve trovare la via d’uscita, solo che in questo caso Virgilio non c’è.

Dall’altra parte 2+2=? è quindi interpretabile in diversi modi e la filosofia con le sue domande sul senso dell’essere e divenire è un punto fondamentale da considerare. I tre gemelli sono come l’uomo della caverna di Platone oppure sono come l’uomo senza Dio di Nietzsche? Una cosa è vera in entrambi i casi, l’essere umano nasce solo e muore solo, nel mezzo però trova sempre compagnia.

Cinema & TV
Elena Salvati

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