Corti estesi al Teatro India: i registi del futuro senza paura di mettersi a nudo

Tre ore di corti e dibattiti con giovani artisti

Gene Youngblood lo aveva ribattezzato Expanded cinema, un’idea visionaria della settima arte che di arti ne inglobava altre. A essere chiamato in causa era lo spettatore, non più espressione di una figura passiva intenta a subire, ma persona inquadrata nell’orbe artistico e protagonista dell’opera. Un’idea che prevedeva un uso sapiente della tecnologia, non vista come il male assoluto ma come strumento di trasformazione ed evoluzione. E proprio dalle sue teorie prende il nome della rassegna di corti proposta dal Teatro India per l’undicesima edizione di Dominio Pubblico – Youth Fest, il festival di teatro, cinema, musica e danza dove al centro della scena (e dietro i testi, le macchine da presa e i progetti) ci sono i giovani. Ma giovani giovani. Con registi di 18 anni e attori ancora più piccoli. Con progetti scolastici e universitari che somigliano già a prodotti professionali.

Reginetta di Federico Russotto

Il primo blocco della serata – tre in totale con tre corti per ogni parte, alternati da talk con i registi – è incentrato sulle pressioni sociali. Da quelle subite dai ragazzi che stanno per entrare nell’età matura (La Corsa, di Branimir Liguori) a quelle familiari espresse nel brillante film di Federico RussottoReginetta, passando per il più surreale Compresso, di Cristian Cagnin. Tre opere dove la paura del futuro e l’incertezza dei giovani di soddisfare le aspettative diventano un grido d’aiuto. 

Si passa quindi al tema dell’identità, al centro delle vite dei ragazzi che proiettati in un mondo globalizzato e piatto sul piano temporale, crescono con la voglia di trovare il loro posto in un mondo non più segreto ai più, dove le diversità fanno gruppo, invitando a identificarsi presto in un collettivo che li rispecchi. L’identità diventa un problema per chi si allontana dalla propria terra per inseguire un futuro pieno di sogni (Diorama, di Elena Conti); un’espressione di sé sconosciuta durante la scoperta del proprio corpo e della sessualità (Il Mento, Renata La Serra); una narrazione poetica di chi vive la vita secondo i principi dell’arte, con passione e gioia, come nel caso del vivace trampoliere, costumista e scultore del corto documentario Il GGG (Giacomo Gigante Gentile), di Cristiano Benussi.

Arriva poi il momento internazionale. Tre corti di autori non italiani, anch’essi brillanti e pieni di idee. Un poetico e triste addio del ragazzo che passa l’ultima serata insieme alle amiche di infanzia prima di trasferirsi in un altro paese (When I was juvenile, di Severina Vaičiūnaitė); un corto d’animazione in stop-motion dalla trama semplice ma efficace su uno scorbutico pasticciere alle prese con una cliente particolare (Profiterole, di Milo Bonnard); per ultimo film ironico, svelto e molto attuale sull’identità di una ragazza francese, figlia di un padre musulmano e una madre cristiana, che deve scegliere la religione da seguire per il resto della sua vita (Tous les chemins mènent à Dieu, di Maissa Elydja Olivier).

Tre ore di cinema e dibattito che passano in poco tempo, durante il quale diversi temi si intrecciano per poi convergere in una domanda che la moderatrice pone a tutti quanti gli ospiti: “La tecnologia, la realtà virtuale e l’intelligenza artificiale sono strumenti che possono adattarsi al cinema per farlo evolvere oppure si rischia qualcosa?”. La risposta ovviamente non la sa nessuno, ma di questi tempi è impossibile non porsela. 

La corsa di Branimir Liguori

La linea tracciata dai giovani artisti è chiara: la tecnologia può essere di grande aiuto per un’arte nata così di recente e sempre protagonista di più svariate trasformazioni e un apporto dato dalla tecnologia per far sì che il cinema diventi un’arte popolare e democratica, abbattendo costi e tempi di produzione, può renderla ancora più fruibile e inglobare altre arti, o inventare di nuove. La linea rossa però c’è e si chiama inventiva artistica, quella deve rimanere in mano all’autore, al regista, allo sceneggiatore, all’attore. Insomma, alle persone e non alle macchine. Una cosa è certa: i giovani registi del futuro non si tirano indietro di fronte ai grandi problemi che i ragazzi affrontano, senza paura di mettersi a nudo attraverso la settima arte.

Rassegna di corti cinematografici internazionali under 25 a cura di Dominio Pubblico in collaborazione con GiroGiroCorto film festival, 24 frame al secondo/Associazione Controchiave, IISS Istituto Cine-TV Roberto Rossellini, Ambasciata Lituana; Lithuanian Culture InstituteTeatro India dal 25 al 30 giugno 2024

Foto di copertina: When I Was a Juvenile di Severina Vaičiūnaitė

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