Circe prima di Ulisse, Circe e tutta la storia che non conosciamo nello spettacolo di Alessandra Fallucchi
Le storie non narrano tutto. Un libro, un film, qualsiasi opera che racconta solo una parte, una porzione, si concentra su un dettaglio. Vale per le opere moderne come per quelle antiche, vale per tutto dalla fantascienza alla mitologia. Prendiamo un mito tra i più conosciuti, quello di Circe. Di lei sappiamo un pezzo, il momento in cui la sua vita incontra quella di Ulisse perso nel viaggio verso Itaca, ma cosa c’era prima? Chi è Circe e basta, Circe senza Odisseo?
Sono queste le premesse di “Circe: le origini”, lo spettacolo che domenica otto settembre Alessandra Fallucchi ha portato in scena a Villa Lais per la serata finale della rassegna “Le Belle Sere” con la regia di Marcella Favilla. Un monologo che ha sfidato il vento e la pioggia, il clima quasi perfetto per una vicenda come quella della maga, che crescere nelle intemperie di una vita poco clemente. In scena da sola è il suo vestito il più grande oggetto di scena, un abito chiaro fatto da più livelli, veli che si possono staccare e utilizzare per esprimere col corpo quel che le parole non sanno dire, quella frustrazione costante che Circe incamera anno dopo anno.
Un testo estremamente moderno nella sua costruzione linguistica, che non cerca il virtuosismo o l’elevazione di stile ma si rivolge a tutti, riportando anche gli Dei sul piano umano. Persone, famiglie, relazioni. La normalità ma sull’Olimpo e nei dintorni, dove Circe ragazza si sente sempre meno a suo agio. Una madre che ha subito cercato un altro figlio, un amore per cui si è spinta alla ricerca dei segreti più oscuri e che l’ha abbandonata. Ha preferito un’altra, come succede nelle vite dei mortali di ogni epoca. Il lavoro sul testo mitologico è una piccola perla dello spettacolo. Per i non addetti ai lavori le storie sono singole, separate.
Circe: le origini ricostruisce genealogie, incroci. Le storie che la tradizione ci ha tramandato, le vicende tra Olimpo, Peloponneso e Magna Grecia, si fondono dando vita a tutto il mondo intorno alla protagonista. Oltre al movimento, al corpo di Alessandra Fallucchi che già da solo racconta, sono i cambi di voce a riempire lo spazio del palco di Circe e di tutti i personaggi che la circondano. Sempre tenendo fede a quest’idea di modernità che è costante per tutto il testo, capace di non tradire i luoghi e i tempi – siamo nella Grecia degli Dei – ma di rendere vivo il mondo che vuole creare.
Dar voce a Circe, la voce che secoli di studio dell’Odissea le ha tolto, la voce che è la sua e non quella di Omero. Il diritto di parola della donna che da sempre è stata raccontata ma non si è potuta raccontare.Andando oltre il mito, oltre il tema della rappresentazione in senso stretto, si apre il discorso sulla autodeterminazione, sulla libertà di Circe e di tutte le altre.
Sia nella vita, nelle scelte singole, che nel portare al mondo la propria storia, essere in grado di far sentire la propria voce, chiedere che d’essere ascoltata.
Alessandra Fallucchi dà voce a Circe, dà spazio a lei, a Circe donna prima di Circe personaggio di Omero. E poco importa che la mitologia non sia storia, il messaggio è limpido e diretto alle donne in carne ed ossa, a quelle che troppo spesso ancora sono narrate con le parole degli altri.
Parlare per Circe, parlare per tutte, perché dee, ninfe o mortali tutte conoscono la sensazione di esistere senza essere protagoniste della propria essenza. Sul finire dello spettacolo prima che il sipario è calata la pioggia, la chiusura di una rassegna estiva sancita dal clima che si fa autunnale, l’ira di Circe che si abbatte anche sugli spettatori per chiedere di ricordarla.
Circe. Le origini – Di e con Alessandra Fallucchi. – Musiche Massive Attack – Regia di Marcella Favilla – Produzione Zerkalo – Domenica 8 settembre 2024 – Anfiteatro Villa Lais
Foto di scena: @Manuela Giusto