È disponibile su Spotify l’album “Carosone e dintorni” del gruppo Nerocaffè, tratto dall’omonimo spettacolo-concerto al Teatro Sistina.
Renato Carosone è un grande nome della canzone italiana che continua ad essere un punto di riferimento per molti artisti contemporanei. Dopo l’incisione del loro primo disco “Renato Carosone Tribute” i Nerocaffè rendono disponibile una selezione dei brani proposti nel loro debutto al Teatro Sistina con lo spettacolo omonimo dal titolo “Carosone e dintorni”.
L’album contiene dodici brani che propongono il repertorio di Carosone, ma anche di quelli che dal titolo vengono definiti i suoi “dintorni”: Domenico Modugno, Fred Buscaglione, Armando Trovajoli, Nicola Piovani, De Curtis e Claudio Mattone. Per esempio questo è il caso di “Tu si’ ‘na cosa grande” brano del 1964 di Domenico Modugno.
Questo repertorio, che vive tra il calore dello swing e la musica partenopea, trova nei Nerocaffè degli interpreti più che indovinati. La voce di Claudio Compagno è una voce che sa quello che interpreta ed è capace di interpretare con libertà rispettosa questo repertorio. C’è la voce, c’è il gioco, c’è l’ironia. Anche un brano famosissimo come “Mambo italiano” è stato eseguito in modo tutt’altro che scontato, e merita certamente un ascolto attento.
Gli altri componenti del gruppo sono Andrea Di Pilla (Tromba e Flicorno), Alessio Scialò (Pianoforte), Francesco Saverio Capo (Basso Elettrico e Contrabbasso) e Massimo Rosari (Batteria). Una vera e propria “piccola orchestra” che si può apprezzare particolarmente nei brani slow come “Piccolissima serenata”, ma anche in canzoni più ritmiche come “Tu vuò fà l’americano”.
Vorrei soffermarmi proprio su quest’ultimo brano, “Tu vuò fà l’americano”. I Nerocaffè l’hanno eseguito con un arrangiamento simile a quello di Renato Carosone, ma con significative differenze, particolarmente evidenti nelle modulazioni tra una strofa e l’altra. Sembrerà una piccola cosa, forse non evidente al primo ascolto, ma è la prova di quanto detto precedentemente, ovvero di come questo album abbia avuto nei confronti di questo repertorio una «libertà rispettosa»: caratteristica che ritengo fondamentale per ogni interpretazione odierna che si confronta con il passato.
Una libertà che giustifica una nuova interpretazione, una libertà che rende preziosa una nuova interpretazione, una libertà che rende unica un’interpretazione che guarda al passato.