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Baccanti, la rilettura di Anagoor

L’opera, tratta da Euripide, fra tradizione e trasformazione

Tutto al centro di un palcoscenico. Un concentrato di luci, parole, movimenti, storia: quella a teatro è diventata un’esperienza emotiva, un viaggio tra passato e presente, capace di riportare a galla i sentimenti e le sensazioni tipiche della tragedia, restituendole in una versione attuale.

Baccanti, proposto dalla compagnia Anagoor per il Teatro Stabile del Veneto in scena al Teatro Olimpico di Vicenza, all’interno del 78° Ciclo di Spettacoli Classici, ha trasformato l’opera greca in evento teatrale, un incontro tra tempi diversi, forme nuove, messaggi sottintesi. Una rilettura del mito per riflettere anche sul presente.

L’arrivo a Tebe del dio Dioniso, figlio di Zeus e di Semele, getta la città nello scompiglio più totale: il dio, non vedendosi riconosciuta la sua vera natura divina, “trasforma” le donne del posto nelle cosiddette baccanti, menadi dedite alla danza, al rito, abitate da uno stato di esaltazione e di agitazione euforica, esasperata, seguaci dello stesso dio dell’ebbrezza e del vino. Figure mitologiche in grado di “far sgorgare fiotti di latte e fonti di vino”, di celebrare il lato più estremo della vita in totale libertà. Donne capaci, però, di mutarsi in creature feroci, in preda al furore e all’eccitazione pura.

Il re di Tebe, Penteo, non accetta la situazione e decide di mettere fine al caos e alla fuga scatenati da Dioniso. Lo stesso saggio Tiresia e Cadmo, accomunati dallo stato di venerazione per il dio, tentano di convincere il re a lasciar perdere, lo invitano ad accogliere e a comprendere questo “straniero”, portatore di riti celebrativi, notturni.

Penteo, allora, su consiglio dello stesso Dioniso, si reca sul monte per vedere le baccanti. Lasciati gli abiti usuali, indossa una tunica di lino, si sistema una fascia sulla testa e si apposta: le donne, però, non lo riconoscono e gli si avventano contro, facendolo a pezzi. La madre Agave, in modo particolare, scambiandolo per un leone, porta la sua testa in città brandendola come simbolo di trionfo. Solo al suo risveglio cosciente, si rende conto di aver ucciso il proprio figlio e di aver gettato Tebe e se stessa nella tragedia più totale.

A partire dalla trama classica, Anagoor ha creato uno spettacolo esteso, orientato alla ricerca di senso, al pensiero attraverso l’uso della poesia, della multimedialità, della musica, del corpo.

Il mito si è incarnato nella scena teatrale attraverso un’interpretazione originale, multidimensionale. Le baccanti, protagoniste dello spazio, si sono esibite in movimenti sempre più vorticosi e veloci, tra luci e ombre, in danze fuori dal comune, quasi a simboleggiare e a rappresentare l’estasi e l’evasione totale dalla realtà. Le loro performance hanno esaltato la dimensione corporea unita alla voce, alla forza personale, alla resistenza: una sorta di liberazione continua, di esagerazione spinta, un climax ascendente, tra euforia e delirio.

La musica ha accompagnato le varie fasi della narrazione, da sottofondo delicato durante il canto a passaggio con timbri più intensi, quasi violenti nei momenti più estremi, come la liberazione di Dioniso, l’uccisione di Penteo, i riti e le estasi delle baccanti. Anche l’utilizzo di strumenti tecnologici (luci, cuffiette) per dare risalto ai ruoli in scena e per creare gli spazi ha contribuito a rinnovare il racconto della tragedia, creando una sorta di rilettura dell’opera stessa. Un dramma, in sostanza, rinnovato in grado di rappresentare la narrazione nei suoi momenti più cruciali e principali.

La domanda che sorge, però, è la seguente: “Perché scegliere Baccanti?”; del e sul presente Anagoor, con i suoi giovani protagonisti, ha voluto parlare in maniera sottile e sottintesa utilizzando la trama dell’autore greco. Una storia di sopraffazione, tirannia, controllo, messa in discussione dove l’unica via d’uscita è la liberazione, l’arte (“con l’arte ti voglio salvare”), la condivisione (“parlami della disperazione, la tua, e io ti dirò la mia”), l’unione creativa. Il senso e il desiderio di liberazione sono potenti e vitali, in una realtà, come la nostra, incancrenita dall’odio e dalla guerra, dalla morte, che è arrivata ad aver bisogno dei “consigli per un adulto e il suo bambino in lutto”.

In questo senso, la tragedia diventa ancora una volta attuale e sa parlare al mondo che, a distanza di secoli, non è cambiato. Trovare in Baccanti spunti di riflessione e di contatto è un atto di riconoscimento difficile e coraggioso, perché stravolge e consegna un contenuto non sempre immediato e chiaro. La fatica sta nella comprensione e nell’attualizzazione, nel vedere quei personaggi simili a noi.

Penteo, che durante lo spettacolo è seduto tra il pubblico, diventa l’emblema del disconoscimento, del controllo e dell’ordine, del nostro presente, l’opposto di Dioniso per certi versi; subisce una mutazione grazie all’incontro. Al di là della fine tragica, c’è un messaggio che Anagoor trasmette: la bellezza e la salvezza, le relazioni stesse passano attraverso l’esperienza artistica, l’atto creativo e generativo. È necessario il superamento dei limiti imposti e delle strutture già decise affinché ci siano cambiamento, trasformazione, linfa nuova da cui ricostruire. La vera liberazione dionisiaca sta in questo.

Baccanti – di Euripide – traduzione e collaborazione drammaturgica Davide Susanetti – adattamento, sovrascritture e contagi Simone Derai – altre muse Mary Oliver, Hildegard Von Bingen, Joseph Beuys – un progetto di Anagoor per il Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale – regia Simone Derai – assistenza e cura del progetto Marco Menegoni – con Chiara Antenucci, Laura Maria Babaian, Mosè Bächtold, Pietro Begnardi, Gaia Capelli, Daniele Capitani, Greta Nola, Luca Passera, Margherita Russo, Margherita Scotti e con Michele Tonicello – musica e sound design Mauro Martinuz – luci Eva Bruno, Simone Derai – costumi Lauretta Salvagnin, Simone Derai – scene Alberto Nonnato, Simone Derai – aiuto regia Michele Tonicello – assistente al movimento Piero Ramella – assistente e conduzione canora Emanuela Guizzon – produzione TSV – Teatro Nazionale – si ringrazia per la preziosa collaborazione Lanifico Paoletti, Carocci editore. Lo spettacolo è stato realizzato nell’ambito del Progetto Accademia Teatrale Carlo Goldoni è parte dell’Accordo di Programma tra Regione Veneto e Teatro Stabile del Veneto per la realizzazione del Progetto Te.S.eO. Veneto – Teatro Scuola e Occupazione (DGR n. 1646 del 19 dicembre 2022).

Immagine in evidenza/di copertina: Ph. ©Roberto De Biasio

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