A spasso con Ute Lemper

La regina del Jazz approda nella Casa del Jazz col suo ultimo album “Time Traveler”

In un consueto lunedì nero di una giornata torrida di un’estate romana, nel tempio del jazz come la Casa del Jazz, la Dea indiscussa del genere, Ute Lemper, appare come una visione celestiale e ha esordito brillantemente con una performance indimenticabile.

Ute Lemper – © Guido Harari

Abito nero lungo che sottolineava il suo profilo esile e guarnito di vari accessori scintillanti, capelli lunghi sciolti e rossetto rosso, Ute Lemper è sembrata fin da subito un’apparizione cinematografica che ricorda molto i tratti sinuosi, eleganti e sensuali della protagonista iconica cinematografica Gilda.

Artista poliedrica di origini tedesche, figlia adottiva della patria francese e americana, nonché innamorata della poesia ispanoamericana, ha compiuto in questo modo un vero viaggio nel tempo: in un momento ci si sente catapultati nei café tedeschi durante la Repubblica di Weimar con le canzoni di Kurt Weill o di Marlene Dietrich (due personalità che hanno fortemente caratterizzato il suo percorso artistico e formativo), proseguendo per i locali notturni di jazz immersi tra le luci di New York per poi atterrare nei bistrot francesi con le poesie di Jacques Prévert nella sua dolce esaltazione all’amore.

Con lo stesso impeto e passione ricorda la bellezza delle poesie di Pablo Neruda e si rimane facilmente impressionati dalla strabiliante abilità dell’interprete di saltare da una lingua all’altra con estrema leggerezza.

Sul palco non era sola, ma accompagnata da tre musicisti che impugnano gli strumenti cardine del jazz: il pianoforte del musicista Vana Gierig, seguito dal contrabbasso di Giuseppe Bassie infine dalla batteria incarnata da Mimmo Campanale. Ci si domanda come mai non sia presente fisicamente la tromba, grande strumento emblematico di tutta la composizione jazzista. Eppure, Ute Lemper, oltre ad avere uno straordinario strumento vocale che padroneggia con un’inusuale abilità, riesce a riprodurre il suono della tromba con la semplice tecnica vocale dello scat, virtuosismo canoro tipico della musica jazz.

Personaggio dalle sfumature complesse e delicate che ha percorso una vita combinando la sua vicenda artistica con elementi teatrali, musicali e coreutici. Niente di questo fastoso bagaglio è mancato nella serata romana.

Nelsuo ultimo album, Time Traveler, Ute Lemper volge lo sguardo malinconico verso la sua brillante carriera in un lungo viaggio denso di incontri memorabili: sono note le sue collaborazioni con Tom Waits, Elvis Costello, Nick Cave, Philip Glass, Maurice Béjart e anche una sua fugace ma maestosa apparizione al Festival di Sanremo dove ha interpretato una canzone di Enzo Jannacci.

A margine del viaggio una dedica particolarmente toccante alla madre, soprano mancata in nome di una più sentita vocazione materna a cui Ute Lemper riserva puntualmente un pensiero d’affetto e di ringraziamento.

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Ute Lemper in “Time Traveler” con Ute Lemper (voce), Vana Gierig (pianoforte), Giuseppe Bassi (contrabbasso), Mimmo Campanale (batteria) – foto di Guido Harari – 29 luglio 2024 alla Casa del Jazz.

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