A quasi dieci anni dalla prima pubblicazione di “Limonov” in Francia, con la scomparsa del protagonista Eduard Limonov a marzo di questo 2020 e con l’uscita del nuovo libro “Yoga” di Emmanuel Carrère (in Francia nell’ agosto 2020, in Italia in primavera 2021 per Adelphi), è tempo di ricordare uno dei migliori romanzi dello scrittore d’oltralpe e la figura del dissidente russo racchiuso nelle sue pagine. Ėduard Veniaminovič Savenko era stato contattato da Carrère, incaricato di fare un reportage su di lui, ma dopo un lavoro di poche settimane lo scrittore si era innamorato del russo burbero e aveva capito che avrebbe potuto scriverne un intero libro, se Limonov avesse accettato. Con scetticismo gli aveva risposto di sì e lui ha iniziato.
Il lavoro compiuto non è una biografia ma un romanzo biografico e la differenza è netta. Non possiamo sapere nei minimi particolari quanto di quello che appare nelle pagine si sia veramente verificato e quanto sia stata invece una pregevole modifica della magica penna di Carrère. Inoltre, come spiega l’autore in qualche passaggio, non possiamo neanche immaginare quanto di tutto ciò che gli ha riferito Eduard sia poi accaduto e quanto di vero ci sia nelle decine di autobiografie che il poeta russo ha scritto di sé. Di certo la sua storia non è ordinaria e, anche se qualche parte è stata scritta calcando un po’ la mano, è comprensibile come la figura di Limonov risulti essere così affascinante e si capisce perché una vasta schiera di giovani punk russi lo abbiano innalzato a eroe della patria nei primi anni duemila.
Limonov potrebbe sembrare un personaggio inventato ma non lo è, esiste davvero. «È stato teppista in Ucraina, idolo dell’underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell’immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio» si legge nelle prime pagine del libro.
L’autore si era reso conto di avere davanti un personaggio assoluto, magnifico dal punto di vista letterario, un avventuriero, un uomo libero. Aveva capito che tutti avrebbero dovuto conoscere la sua storia, ma la storia di Limonov racconta anche la Russia e il suo popolo, racconta New York e Parigi. Racconta la storia dell’uomo schiacciato dalla fredda Unione Sovietica, ma anche la storia di ogni uomo che cerca di districarsi dalla monotonia a favore di una libertà difficile da conquistare. È impossibile fare una sinossi esaustiva del libro. Ogni pagina è un tassello fondamentale per comporre il mosaico della vita di Eduard. Si può però provare ripercorrere brevemente la sua storia, se non altro per far capire in poche righe il perché di quanto scritto finora.
Eduard nasce in Russia ma cresce nella periferia di Charkiv, nell’Ucraina sovietica. Ha un’infanzia legata alla piccola criminalità, guarda dal basso i suoi amici criminali con rispetto e ammirazione, ma capisce ben presto che sono relegati anche loro a una vita sciatta. Probabilmente destinati a vita al carcere o alla fabbrica, chiedendosi cosa sia peggio. Ciò che caratterizza Limonov è la sua ossessione di diventare qualcuno, vuole distinguersi, vuole diventare un punto di riferimento ma non si sa bene per chi o cosa.
Proprio per questo motivo la sua vita diventa un’avventura, vuole arrivare in alto e le prova tutte. Piccolo poeta a Mosca, giovane russo in cerca di futuro a New York e intellettuale a Parigi. È in continuo movimento soprattutto perché tocca più volte il fondo. Dopo essere stato tradito (e aver tradito) la sua compagna a Mosca, si trasferisce con la sua amata Tanja a New York. Ma dopo i primi mesi idilliaci, Tanja lo lascia e lui cade in un oblio profondo. Vive per mesi da senzatetto per poi diventare il domestico di un giovane miliardario. Fino a quando capisce che il suo soggetto preferito è lui stesso, egocentrico come è non può che scrivere e raccontare la sua storia. Così diventa un intellettuale (termine che lui odia) a Parigi, un guerrigliero a fianco dei serbi nella guerra Jugoslava, un politico e oppositore di Putin e infine un prigioniero politico, non senza orgoglio.
Scrive libri su di lui, racconta la sua storia e comincia a farsi conoscere. Una vita del genere non può rimanere nascosta e non vede l’ora di poter esprimere a tutti le sue idee politiche, quanto meno opinabili, e diventare finalmente un “personaggio”. Lo aiuterà Carrère: “Limonov” diverrà il suo romanzo più famoso.
Il romanziere e giornalista francese assembla i pezzi per costruire un uomo che sembrerebbe l’antieroe per eccellenza di un libro d’avventura, ma Eduard Limonov è esistito in tutta la sua ambiguità, adrenalina e grandiosità. È una carogna? È un fascista? È un intellettuale? L’autore “sospende il giudizio” ed è meglio così, sta ai lettori assistere a questa storia così affascinante, ricordando che è tutto (o quasi) vero, sospendendo magari a loro volta il proprio giudizio sulla persona, per godersi i risvolti di una narrazione così avvincente.