Un nuovo libro dello sfuggente autore Thomas Ligotti espande il corpus a lui dedicato dalla casa editrice Il Saggiatore, che da diversi anni traduce e pubblica i suoi lavori qui in Italia, rendendo accessibile anche a noi la strada oscura verso la mente dello scrittore.
“My work is not yet done” era uscito negli Stati Uniti diciotto anni fa. Mentre in America Ligotti diventava un autentico culto nell’underground dell’horror e del dark fantasy, in Italia era perlopiù sconosciuto. Considerato come l’unico erede di Poe e Lovecraft, viene definito dal Washington Post “il segreto meglio custodito della letteratura horror contemporanea”. Il suo nome si fa largo internazionalmente, quando nel 2014 “True Detective”, dal produttore Nic Pizzolato, diventa una delle serie più importanti del panorama televisivo. Le splendide interpretazioni dei due navigati attori del grande schermo Woody Harrelson e, soprattutto, Matthew McConaughey danno vita a una storia tetra, cruda ambientata nell’America rurale. Ciò che però rende lo sceneggiato un lavoro eccellente è la filosofia del protagonista Rust, che attraverso i dialoghi con il suo collega Marty, fa trasparire le sue idee non convenzionali sull’essenza della vita, delle persone e di tutto ciò in cui siamo incappati dal momento in cui siamo nati.
Il personaggio interpretato da McConaughey è però basato quasi interamente sul pensiero ligottiano, scritto nero su bianco in “La cospirazione contro la razza umana” uscito nel 2010 in America e nel 2016 da noi. Quello che il misterioso scrittore ha raccontato nei suoi racconti brevi attraverso personaggi orripilanti e storie grottesche vedeva la luce quasi come pamphlet filosofico, come suo manifesto.
Il nome di Ligotti è apparso sui giornali e col tempo si è guadagnato ancora più fama, anche grazie all’aura mistica che lo circonda. Sfuggito per gran parte della sua vita alle interviste e alle foto, si dice che per periodi lunghi si sia chiuso in casa anche a causa di patologie come depressione, attacchi di panico e probabilmente anche per la sua presunta agorafobia. Molto della sua storia viene raccontato in “Nato nella Paura. Letteratura, Orrore, Esistenza” edito da Il Saggiatore nel 2019.
Dopo questa doverosa premessa si può parlare finalmente de “Il mio lavoro non è ancora finito”. Tre racconti di “horror aziendale” che compongono un lavoro che si incentra sulla “zombificazione” di ogni lavoratore, che non può permettersi di uscire dai ranghi ed è costretto a rimanere bloccato al suo posto, senza possibilità di crescere né come uomo né all’interno della stessa azienda. L’azienda altro non è che la metafora della nostra vita, nella quale la coscienza insita nell’essere umano, che lo differenzia da qualsiasi altro animale, gli permette di farsi delle domande a cui però è impossibile rispondere, perché nessuno conosce la Verità. In un mondo del genere la sofferenza prende le redini del nostro percorso, diventa l’unica guida verso la fine, da cui non ci sia aspetta nient’altro che il nulla più totale.
Il primo racconto è quello che in realtà occupa quasi tutto lo spazio e può essere definito come l’unico romanzo di Ligotti. Frank, il protagonista, decide che è arrivato il momento di presentare un nuovo prodotto ai colleghi e al capo. È eccitato ma ha paura, non sa bene cosa aspettarsi. La risposta è semplice: ha fatto il passo più lungo della gamba. Viene ostracizzato e messo da parte fino a essere costretto a dare le dimissioni. Frank scoppia e pianifica una vendetta letale. Nel momento in cui però sta per dar vita al suo progetto, viene investito da un’oscura materia che gli permetterà di contare su un potere mistico e sconosciuto che lo aiuterà nel suo piano oscuro. Da qui inizia la discesa nell’incubo, nella mente di Frank ma anche in quella di Ligotti: il viaggio verso un tormento metafisico, che va oltre la vita e la morte dove la sofferenza umana la fa da padrona.
Thomas Ligotti si è aggiudicato nel 2019 il premio Bram Stoker alla carriera, il riconoscimento più importante per chi scrive narrativa horror, weird e dark fantasy.