“Gli infedeli” di Stefano Mordini su Netflix dal 15 luglio: la recensione

 di Miriam Bocchino

 

Disponibile dal 15 luglio su Netflix il nuovo film del regista Stefano Mordini “Gli Infedeli”.

Il lungometraggio è un remake dell’omonimo film francese, “Les Infèdeles”, ma a differenza di quest’ultimo in cui la macchina da presa vedeva susseguirsi registi differenti, qui la regia è affidata al solo Stefano Mordini che firma anche la sceneggiatura insieme a Riccardo Scamarcio e a Filippo Bologna.

L’opera si distingue per la suddivisione della storia in episodi, i quali trattano tutti il tema dell’infedeltà con un unico comune denominatore: gli uomini fedifraghi.

Cinque le storie raccontate ne “Gli Infedeli” con protagonisti Valerio Mastandrea, Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Valentina Cervi, Marina Fois, Euridice Axen, Massimiliano Gallo e Alessia Giuliani.

Il primo episodio incomincia in modo convulso: una coppia, composta da Massimiliano Gallo ed Euridice Axen, discute animatamente a bordo di un taxi, diretta all’aeroporto per una vacanza alle Maldive.

Il motivo della discussione? Il ritardo di lui con il conseguente telefono spento che suscita nella moglie interrogativi implacabili. Dove si trovava il marito? Era davvero a un pranzo di lavoro? Cosa è accaduto in quelle tre ore in cui non è riuscito a contattarlo?

Il protagonista, nel frangente, si comporta con tranquillità e con sorriso beffardo sorride e dà alla moglie spiegazioni evidentemente false, senza preoccuparsi delle conseguenze.

In questa prima scena emerge una delle caratteristiche principali dell’infedeltà: il sospetto che si insinua, nonostante si voglia credere il contrario, e diventa martellante, costringendo a interrogarsi e a interrogare.

Il secondo episodio vede una coppia di amici, composta da Lisa (Valentina Cervi) e Mauro (Valerio Mastandrea), Nicola (Riccardo Scamarcio) e la moglie Giulia, cenare insieme.

La casa, per Mauro, diviene l’occasione, alle spalle della moglie, per raccontare la sua visione della fedeltà e della relazione di coppia: tradire ma senza separarsi dalla propria compagna. Questa conversazione diverrà per Lisa un’occasione per indagare sul suo matrimonio e sulla fedeltà del marito, con cui vive da 10 anni.

Un bicchiere di vino, la voce calma e lo sguardo tranquillo di Lisa, convinceranno, infatti, Mauro a confessare “l’inconfessabile”, non consapevole di ciò che scatenerà nella comprensiva moglie.

“Cosa aveva lei di così speciale? Niente, solo non era te.” Queste parole fanno intuire, allo spettatore, il divario esistente tra i due e l’incomunicabilità del loro rapporto, costruito solo sul figlio e sulla routine quotidiana.

Il regista ci racconta come l’infedeltà spesso nasce dall’insoddisfazione, dai desideri e dalle problematiche represse, che ognuno dei due coniugi sente di avere.

Il terzo episodio ha per protagonista Riccardo Scamarcio, interpretante un uomo che tenta forsennatamente di scorgere una donna con cui avere una relazione sessuale, solo per una notte. Si trova, il protagonista, ad una convention di lavoro, fuori dalla sua città: questo diviene per lui motivo permeante per tentare, ad ogni costo, di trovare una donna consenziente, attraverso l’utilizzo di battute e comportamenti grotteschi. Il suo bisogno di saziare il corpo lo porta a mettersi in ridicolo, contrapponendosi al comportamento del suo collega Lorenzo (Valerio Mastandrea), che, nonostante il suo handicap fisico, riesce a conquistare con verve e intelligenza: caratteristiche di cui il protagonista sembra sprovvisto.

È evidente in questa scena quanto il bisogno sessuale possa condurre un uomo all’annullamento della sua dignità e del suo orgoglio.

Il quarto episodio, sicuramente quello meglio riuscito per sensazioni suscitate nello spettatore, ha per protagonista sempre Mastandrea. L’attore rappresenta un uomo che conduce una vita placida e tranquilla in compagnia della moglie (Marina Fois). I due vivono un’esistenza apparentemente serena ma priva di passione: ciò conduce l’uomo a recarsi spesso in un locale notturno per soddisfare i suoi bisogni, senza, tuttavia, praticare una completa “intimità”.

Un dettaglio, uno strappo e il sospetto portano la moglie alla comprensione di come il marito trascorra le sue serate e l’enigma, nello spettatore, diviene impellente: cosa accadrà a quel matrimonio?

Emerge nell’episodio come spesso il tradimento è sinonimo di routine, la quale può condurre anche l’uomo più tranquillo alla perdizione ma anche come l’infedeltà può divenire cambiamento di vita.

L’ultima scena ha per protagonisti Silvia (Laura Chiatti) e Carlo (Riccardo Scamarcio). Il regista cerca di indagare sull’aspetto più subdolo del tradimento, quello meschino e bugiardo.  Lei lo scopre ma lui dissimula, cerca di convincerla della sua “follia”, la utilizza come una pedina per i suoi scopi, incurante della sua salute fisica e psicologica.

L’infedeltà, nel film, viene definita dai suoi stessi protagonisti “rappresentazione di autostima”, quando la stessa manca nella quotidianità.

Il lungometraggio, pur se gradevole, non ha la necessaria verve e ironia per “sviscerare” gli aspetti più infimi del tradimento. Nonostante l’opera tenti di mettere in risalto le peculiarità dei rapporti e i drammi inconsapevoli che i protagonisti vivono, l’interpretazione attoriale e una regia poco “profonda” non consentono di apprezzare interamente l’opera, la quale rimane solamente piacevole, adatta al periodo estivo, ma “dimenticabile”.