“Fearless – Terapie di gruppo” di Chiara Becchimanzi al Teatro Trastevere: la recensione

di Miriam Bocchino

 

 

Il palcoscenico del Teatro Trastevere, in una calda sera estiva, si rende protagonista di un esperimento sociale: una terapia di gruppo per una ristretta cerchia di persone presenti allo spettacolo “Fearless – Terapie di gruppo” di Chiara Becchimanzi.

In un’atmosfera intima, con il presenti che diventano parte stessa della rappresentazione, l’attrice, regista, autrice e stand up comédienne, conduce in due ore di spettacolo quello che lei stessa definisce qualcosa di unico e forse di irripetibile. Il distanziamento sociale, la crisi economica e lo spaesamento generale conducono Chiara alla decisione di portare in scena un viaggio intimo ma dal forte senso comunitario.

Un palcoscenico vuoto, un solo leggio a ospitare un libro che si scoprirà essere “Cinquanta sfumature di Grigio” di E. L. James e il pubblico totalmente illuminato in quanto partecipe dell’opera sono gli unici elementi di “Fearless – Terapia di gruppo” e riescono a renderlo ben riuscito.

L’opera ha, infatti, la pregevole prerogativa di essere “intelligente” e di riuscire, attraverso le chiavi dell’ironia, a trattare tematiche confacenti alla società, alla politica e all’attualità con empatia e delicatezza.

Chiara Becchimanzi dialoga con gli spettatori, gli pone delle domande e dalle loro risposte trae l’ispirazione per raccontarsi e raccontare il mondo contemporaneo.

La femminilità, l’emancipazione, la sessualità, la politica e la necessità di una coscienza sociale sono i temi principali, trattati traendo spunto da vicende sociali e personali, come la diatriba Murgia – Morelli o la sua professione di insegnante di teatro alle scuole. Un’attenzione specifica, infatti, viene posta agli adolescenti, in quanto rappresentanti del “domani” e a cui è necessario fornire gli strumenti adeguati a renderli uomini “completi”.

La verve esilarante dell’artista è manifestata totalmente durante la lettura del romanzo, ospitato sul leggio, “Cinquanta sfumature di Grigio”, in cui Chiara simulando e accentuando con la voce e il corpo ciò che sta leggendo pone l’attenzione su come un libro, considerato un best seller, fornisca, in realtà, una descrizione fuorviante della sessualità e di ciò che donne e uomini desiderano.

Tutti gli elementi trattati durante lo spettacolo diventano manifesti al pubblico sul finale e la “terapia di gruppo”, declamata nella presentazione, ha il suo compimento.  

Riferendosi ai neuroni specchio, elementi della sua tesi di laurea, Chiara Becchimanzi fornisce ai presenti la sua personale concezione di empatia, caratteristica che rende l’uomo degno di essere definito tale. La stessa empatia che si percepisce alla conclusione di una serata, trattata con intelligenza e acume, frutto dell’esperienza lavorativa e di studio dell’artista e del suo naturale senso di sagacia.