CHE FINE HANNO FATTO BETTE DAVIS E JOAN CRAWFORD? La recensione

Hollywood, 1961. Due star sul viale del tramonto: Joan Crawford, una star che invecchia, incontra Bette Davis, un’altra stella in declino, sul set del film di Robert Aldrich  Che fine ha fatto Baby Jane?

 Attraverso una corrispondenza epistolare, Bette Davis e Joan Crawford si affrontano in una crudele competizione tra disprezzo, violenza, capricci e un umorismo tagliente nel quale l’autore evoca la crudeltà del cinema.Ma dietro le loro voci emergono antiche paure e un’infinita solitudine.

E quando le luci di Hollywood lasciano il posto a momenti più intimi e personali, le crepe  di una vita trascorsa alla ricerca continua delle luce dei riflettori iniziano a mostrare i primi cedimenti e le inevitabili discese verso l’autodistruzione.

 Perché alcune parole potrebbero essere messe in bocca agli uomini e non alle donne? Come invecchiare quando è possibile proiettare all’infinito sullo schermo un’immagine come se la giovinezza fosse eterna? Alcuni muoiono troppo presto: Marylin Monroe, James Dean. Che ne sarebbe di loro, da vecchie? Quale immagine avrebbero potuto sopportare? Tra Bette Davis e Joan Crawford il vero nemico è il tempo che scorre inesorabilmente e  al quale si avvinghiano con tutta la loro disperazione tra alcool, droga e il viale del tramonto che incombe dietro l’angolo e che intossica il loro rapporto personale e professionale.

 Una grande riflessione sulla professione dell’attrice, la paura di essere dimenticata e di invecchiare.

 Il regista Fabrizio Bancale mette in scena questo esplosivo faccia a faccia evitando abilmente la trappola di uno spettacolo epistolare grazie anche all’efficace scenografia  e gli splendidi costumi di Roberto Rinaldi e un disegno luci dal taglio cinematografico di Alessio Pascale, disegnando l’ambiente ideale per due stelle in cui la schiettezza di Bette Davis si sposa bene con il glamour di Joan Crawford, magnificamente interpretate da due istrioni del palcoscenico come Gianni De Feo e Riccardo Castagnari; al quale va il merito di aver portato questo testo di Jean Marboeuf in Italia e averne curato la traduzione. Per la prima volta rappresentato da due uomini.

Uno spettacolo che seduce il pubblico con un umorismo raffinato e graffiante servito perfettamente da un duetto di artisti di talento senza dimenticare le ottime musiche del maestro Francesco Verdinelli storico collaboratore di Gianni De Feo.

In scena fino al 31 Ottobre.