Al Teatro Marconi uno spettacolo sull’adolescenza, che si ripete sempre diversa ma sempre uguale a se stessa
L’adolescenza è ribellione per definizione. A volte in casa, a volte in società. Altre volte ancora ribellione dalla società, come nel caso dei movimenti studenteschi, di chi vuol prendersi il futuro prima che qualcuno glielo rubi. Da quando l’adolescenza è nata come concetto sociale – non più piccoli adulti, vere persone in un periodo specifico della vita – il peso della ribellione è cambiato. I movimenti studenteschi hanno contribuito a forgiare il mondo post 1968, e l’Italia non è stata lasciata fuori da quel momento di storia.

Comincia così nel 1969 Le belle notti, andato in scena al Teatro Marconi dal 13 al 16 novembre, scritto da Gianni Clementi per la regia di ClaudioBoccaccini. Comincia in una sera particolare, quella del 12 dicembre 1969, mentre il Liceo Classico Dante Alighieri è occupato.
Sono le ore in cui la storia d’Italia sta per cambiare, le ore che anticipano e seguono Piazza Fontana, ma per i trentatré ragazzi dell’occupazione (in scena ne vediamo diciassette, ma non fatichiamo a immaginare gli altri) sono le ore dell’età adulta che si anticipa, ore che cambieranno le vite di tutti loro.
Non è facile tenere in scena così tanti attori, la maggior parte sul palco in contemporanea, e il pregio registico sta proprio nel non rendere il palco ingolfato. Non perdiamo di vista chi parla volta per volta, abbiamo chiaro quel che accade, in un lavoro che riesce a risultare preciso e pulito.
Davanti a noi c’è l’adolescenza in tutte le sue sfaccettature: dall’amore al calcio, dall’amicizia allo studio. C’è la politica, anche questa vissuta in modo diverso a seconda dei personaggi, da chi la vede come missione di vita a chi la sente solo come occasione per conoscere o farsi conoscere.
Immersi in questa occupazione tardo sessantottina, alla cui ricostruzione contribuiscono la scena e l’abbigliamento, l’empatia coi protagonisti è spontanea, e quasi dispiace che la platea sia, per ragioni sceniche, l’orizzonte dove si avvistano i celerini pronti a sfondare.
Quei celerini nemici che sono al centro dei momenti più serie dello spettacolo, quelli in cui bisogna fare le scelte dei grandi, mentre la vita scorre nel mondo fuori dal liceo occupato.
Quei celerini che di colpo vanno via, risalgono nelle camionette e si allontanano dalla scuola, perché è successo qualcosa di più importante.
A Milano è scoppiata una bomba, Piazza Fontana diventa l’occasione per dividere a metà lo spettacolo. La proiezione di un video che ricostruisce il dramma di quel giorno e dei successivi è l’occasione per ricordare, per raccontare anche ai più giovani in sala cos’è stata l’Italia del dopo, un’Italia che quel 12 dicembre si svegliò in un modo e andò a dormire molto diversa.
A livello di costruzione dello spettacolo è necessaria per cambiare la vicenda, portarci altrove nel tempo ma non nello spazio, ma tra i tanti modi in cui lo si poteva fare questo gesto di memori storia e politica è encomiabile. Perché il tempo è passato, nella palestra dell’Alighieri, e quando il sipario si riapre sono i primi anni 2000 e a occupare è un’altra generazione, quella dei figli.
Se l’adolescenza chiama scontro generazionale, sfida tra genitori e figli, Le belle notti pone le generazioni davanti alla propria storia. Questi nuovi liceali occupanti, meno politici ma sempre immersi nei problemi dell’età, sono soprattutto un pretesto per raccontare dei padri. Chi si è mantenuto fedele a ciò che era? Chi ha perso il giovane ribelle per diventare un adulto impettito?
Il ricordo all’elemento sovrannaturale, una figlia mai nata, è la chiave per raccontarci di questi ragazzi diventati adulti fuori dalla scena, per queste famiglie che si sono formate lontano dai nostri occhi, oltre trent’anni trascorsi in un battito di ciglio, un personaggio in grado di ricordarci cosa siano le Belle notti: quei momenti in cui basta un attimo per cambiare tutto.
Nel mondo della nuova generazione la politica non c’entra, ma ciò che ci appare davanti è il ritratto della società all’inizio del nuovo millennio, tra chi sogna la Televisione e chi vuol solo scappare dalla famiglia.
Queste Belle notti sono il salto nel buio dei giovani e giovanissimi. L’occupazione come presa di coscienza – sono nel mondo, ho diritti e doveri, posso farmi sentire – e come occasione di uscita dalla famiglia, almeno per una notte. La scuola che non è più prigione ma posto proprio che ci si è conquistati. Nei suoi dialoghi semplici, e per questo azzeccati, nei suoi battibecchi e nelle sue dinamiche adolescenziali la pièce riesce a riportare un po’ tutti a quell’età, magari dando una prospettiva diversa su questi alieni – gli adolescenti – che spesso si smettono di comprendere appena compiuti i venticinque anni.
L’azione in scena è curata, sembrano tanti ma i personaggi sono nel numero minimo indispensabile per raccontare tutte le sfaccettature di un’età così delicata, e nessuno resta indietro.
Forse si poteva scegliere di connettere anche la seconda generazione a un evento storico epocale, si può pensare alle Torri Gemelle, al G8, benché esulino dall’anno scolastico come tempistiche in senso stretto, ma è anche giusto lasciare a questi giovani un po’ di pace, avranno modo certo di scontrarsi con il loro mondo.

E chissà come sarà la bella notte dei figli dei figli, che possiamo immaginare ipoteticamente tra una decina di anni. Una generazione dopo l’altra, un’occupazione dopo l’altra. Sempre convinti di poter cambiare il mondo. Sempre destinati, tristemente, a farsi cambiare. Ma se qualcuno davvero aggiustasse il mondo, salvandolo con la mente del giovane dalle ferite inflitte dagli adulti, poi a che servirebbero gli adolescenti del domani?
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Le belle sere di Gianni Clementi – Regia Claudio Boccaccini – Con Angelica Accarino, Corinna Angeloro, Mattia Aquilani, Niccolò Bambi, Iulia Bonagura, Tommaso Bocconi, Margherita Cellini, Chiara Colonna, Alessia De Simone, Luca Materazzo, Ignazio Martorano, Leonardo Pandolfi, Camilia Pujia, Aramis Reibenspiess, Manuel Rosati, Luca Salzarulo, Chiara Silano – Compagnia Oliver & Friend – Teatro Marconi dal 13 al 15 novembre 2025




