Il Museo Carlo Bilotti all’interno del giardino di Villa Borghese ospita un percorso che mette in mostra la passione per la condizione universale dell’animo umano
Dal 17 aprile al 14 settembre 2025, il Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese ospita una mostra dedicata al profondo rapporto tra il sacro e l’arte contemporanea. Tra Mito e Sacro. Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea, curata dagli esperti della Sovrintendenza Capitolina Antonia Rita Arconti, Claudio Crescentini e Ileana Pansino, presenta circa 30 opere provenienti dalle prestigiose collezioni capitoline. In occasione dell’anno giubilare, l’esposizione intende riunire una serie di opere che hanno saputo esprimere il senso del sacro e del mito attraverso un linguaggio e materiali contemporanei. Ogni aspetto del sacro è stato reinterpretato dagli artisti, creando un percorso espositivo che invita a riflettere sulla relazione tra il sacro e l’arte di oggi.

Da questo dialogo emerge la volontà di conoscere l’intimo legame tra l’arte contemporanea e il sacro, molto diverso da quello esplorato dagli artisti delle epoche precedenti. Camminando tra le opere esposte è possibile notare i rimandi, a volte sottili, a volte espliciti, che riflettono una visione più personale e profonda di temi sacri. Il sacro non è più considerato un concetto distante e incontaminato, ma viene calato nel contesto contemporaneo, aiutandoci a riflettere sugli aspetti della società odierna. Gli artisti esposti si sono interrogati su temi universali affrontati con un linguaggio rinnovato, che esplora il rapporto tra modernità, tradizione sacra e mito contemporaneo.
Il percorso espositivo è articolato in cinque sezioni, ciascuna dedicata a diversi aspetti del sacro e del trascendente. Le opere, spesso di grande formato, dominano le sale, creando un confronto a cui lo spettatore non può sfuggire.
La prima sezione, dedicata al mito classico, presenta i tre corpi fluttuanti di Oreste, Elettra e Clitennestra nell’opera di Paola Gandolfi. L’artista utilizza queste icone della mitologia greca per indagare i sentimenti umani e le loro conseguenze, spingendo lo spettatore a riflettere sulla psicologia umana attraverso uno dei miti più celebri, connettendosi con il passato tramite emozioni che trascendono spazio e tempo. Nella stessa sezione, Mario Ceroli propone una riflessione del tutto differente rispetto a Gandolfi, sottolineando la diversità della società contemporanea dei consumi con l’opera Goldfinger/Miss, che riprende l’icona della Venere di Botticelli glorificandola come avviene per le icone contemporanee nel mondo dei mass media. La sezione successiva porta con sé il messaggio dell’importanza della sacralità del ciclo della vita attraverso le imponenti installazioni di Alessandro Valeri e Alessandra Tesi. L’opera di Tesi, Cattedrale, proietta lo spettatore in uno spazio sacro: una fila di perle di vetro riflette le scene di una cerimonia ambientata nella cattedrale di Notre Dame de Paris, con un sottofondo audio che rende l’installazione completamente immersiva. Ciò che è stato creato è la possibilità di percepire uno spazio sacro dove è possibile fare esperienza della spiritualità al di fuori di un contesto religioso.
Proseguendo tra le sale, si affrontano i temi della sofferenza e del dolore, offrendo la possibilità di una loro elevazione attraverso il dialogo con il trascendente. In questa sezione, il dolore e la sofferenza vengono sublimate sia attraverso l’iconografia cristiana e biblica, sia tramite linguaggi che enfatizzano l’universalità di questi sentimenti. Il gesto artistico qui diventa una vera e propria possibilità di elevazione. Questa operazione è intrapresa da Pericle Fazzini e Tato attraverso la ripresa di scene della tradizione cristiana con le opere Resurrezione e Deposizione. Il linguaggio contemporaneo in queste opere dona una nuova vitalità a una tradizione che era rimasta appannaggio della gloriosa arte del passato, dimostrando che all’interno del sacro è possibile ritrovare messaggi contemporanei di sentimenti universali e di una condizione umana condivisa attraverso i secoli. Tato, con la sua appartenenza al movimento futurista, porta con sé uno dei momenti più significativi del rapporto tra l’arte contemporanea e il sacro: nel 1931 fu pubblicato il “Manifesto futurista dell’Arte Sacra”. Con questa pubblicazione, il movimento futurista cercò di ricongiungersi con lo spirito in un’epoca di esaltazione del progresso tecnologico.
Le opere che accompagnano lo spettatore verso la fine del percorso sono accomunate dall’astrazione, uno dei linguaggi che ha segnato la storia dell’arte contemporanea. Questo linguaggio, fatto di luce, colori e forme irriconoscibili, in questo contesto offre la possibilità di trasformare i principi religiosi in un’indagine profonda sulla condizione dell’uomo contemporaneo. Nell’opera La cera di Roma #4, Alessandro Piangiamore dona centralità all’uso della materia nell’astrazione, creando un’opera che utilizza cera fusa proveniente dalle candele delle chiese romane per enfatizzare la sacralità di Roma, il suo passato e la sua tradizione, rendendo quest’opera il simbolo del legame tra la dimensione del sacro nell’arte contemporanea e la Città Eterna.
A chiusura del percorso troviamo due opere di Benedetta Bonichi dedicate agli idoli contemporanei e alla ritualità. La presenza dello scheletro nelle sue opere invita riflettere sul tema della morte del sensibile oltre cui lo sguardo dello spettatore deve guardare.

Nel suo modo di coinvolgere lo spettatore, l’arte contemporanea attiva il pensiero, la riflessione e la partecipazione all’opera che è posta davanti a lui. Queste proprietà, tipiche dell’arte dell’ultimo secolo, sono state utilizzate dagli artisti in mostra per indagare l’anima e il trascendente in un modo che si discosta dagli intenti cerimoniali, didascalici e celebrativi dell’arte del passato, concentrandosi invece sull’individuo e sulla sua condizione di uomo contemporaneo.
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Tra Mito e Sacro. Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea – promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura e curata dagli esperti della Sovrintendenza Capitolina Antonia Rita Arconti, Claudio Crescentini e Ileana Pansino – Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese dal 17 aprile al 14 settembre