Gesto e contemplazione, colore e memoria, esplorazione dei confini dell’arte e dell’anima alla Medina Art Gallery di Roma
Esistono spazi, reali o immaginari, in cui la concretezza si dissolve, cedendo il passo all’essenza pura, al tratto, alla vibrazione cromatica che diventa linguaggio visivo. La percezione del reale si sfalda, permettendo l’emergere di ciò che risiede oltre: il battito primordiale dell’istinto, il soffio della memoria, l’eco della materia che si trasforma sotto la mano dell’artista.
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È proprio questo che Medina Art Gallery di Roma, sotto la direzione artistica di Palma Costabile propone al pubblico; con la curatela di Nora Coll Lience l’esposizione dal titolo Esplorazioni. Oltre i confini dell’io e della materia mette a confronto e in dialogo, le opere di Antonio Miralli e Alessandro Trani. Attraverso percorsi distinti, i due artisti ci guidano oltre i confini della materia e del sé, aprendo varchi tra il visibile e l’impercettibile, tra il gesto spontaneo di Miralli e la contemplazione silenziosa di Trani.
Due ricerche pittoriche che si collocano tra l’action painting e l’astrazione lirica, tra il colore come esigenza emotiva e il paesaggio come traccia interiore. Miralli e Trani non raffigurano, evocano. Non descrivono, suggeriscono. La loro espressione pittorica è un dialogo costante tra caos ed equilibrio, tra immersione e sospensione, tra la pulsazione cromatica e il respiro dell’elemento marino.
Nelle opere di Antonio Miralli, chiaramente influenzato dalla corrente che Pollock creò nel lontano 1947 con il “dripping paint”, il colore è una sostanza viva, vibrante. Il suo gesto nasce dall’istinto e si imprime sulla tela come un’urgenza espressiva, un conflitto tra disordine e ricerca di struttura. La sua pittura percorre le vie dell’espressionismo astratto, muovendosi tra stratificazioni di pigmento, colature e segni decisi che trovano un’armonia nell’insieme finale.
Miralli parte dall’impronta, dalla traccia spontanea, per poi razionalizzarla. La sua arte è una continua tensione tra impulso e controllo, tra l’abbandono istintivo e la ricomposizione del frammento in un equilibrio visivo. Il colore diventa uno strumento di esplorazione interiore, un mezzo per liberarsi e al contempo costruire un linguaggio capace di instaurare un dialogo con lo spettatore.
Andando oltre la scuola della “dripping paint”, Miralli arricchisce le sue opere con un elemento ricorrente nella sua produzione: la figura umana stilizzata, che emerge dalla materia pittorica, spostando la bidimensionalità del quadro ad una tridimensionalità. Questi piccoli esseri fluttuano tra immaginazione e realtà, tra sogno e consapevolezza, divenendo simboli di un’umanità fragile e mutevole. Sono tracce di presenze, frammenti di storie, riflessi in cui chi osserva può riconoscersi. In un’opera esposta, questi “ominidi” possono essere spostasti manualmente allo spettatore all’interno dell’opera stessa, modificando la narrazione ed il messaggio veicolato, che non appartiene più all’autore del quadro ma al fruitore dell’opera.
Se Miralli è gesto, Trani è sospensione.
Il suo percorso artistico si muove su due dimensioni: da un lato, una pittura informale fatta di sovrapposizioni cromatiche e atmosfere eteree; dall’altro, una rappresentazione più evocativa del mare, non come immagine realistica, ma come spazio interiore. Nelle sue tele, l’orizzonte si dissolve in fasce di colore, le onde si trasformano in bagliori luminosi, il paesaggio diventa reminiscenza e percezione piuttosto che semplice raffigurazione del reale. Trani filtra la realtà attraverso la memoria, restituendo un mare che non esiste materialmente, ma che tutti riconosciamo perché risiede dentro di noi.
Le opere che Trani ha scelto di esporre compongono tutte insieme un unico discorso artistico che si declina nelle varie tonalità del blu, dal profondo e scuro come rappresentazione di un momento in cui nasciamo, dove la nostra vista ancora non percepisce distintamente, alle tonalità di blu che pian piano schiariscono quando prendiamo coscienza e l’orizzonte sembra più chiaro. Trani arriva quindi a un orizzonte visivo predominato da una tonalità più tendente al rosato di un tramonto marino, a simboleggiare le fasi dell’esistenza umana, la tonalità delle tele tornano quindi gradatamente al blu più sciro, che idealmente chiude la narrazione di una esistenza umana.
Anche lui sperimenta con la tecnica, integrando elementi dell’action painting come il dripping, che si sedimenta poi in una pittura più meditativa e riflessiva. Trani dipinge spazi sconfinati, dove la luce si fonde con l’acqua in un ritmo silenzioso, e il mare diventa un luogo sospeso tra ricordo e attesa. Nelle sue opere vibra un’armonia primordiale, una sottile tensione tra passato e futuro, come se ogni onda custodisse un frammento di memoria, un riflesso di emozioni sepolte nel profondo dell’anima.
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Pur seguendo sentieri diversi, Miralli e Trani trovano un punto d’incontro nella loro capacità di trasformare la tela in un territorio di esplorazione interiore. Uno indaga il gesto come slancio liberatorio, l’altro dissolve il paesaggio fino a renderlo un’esperienza universale e intima. Da un lato, l’energia della terra e la forza del colore; dall’altro, il respiro del mare e la delicatezza della luce. Entrambi ci invitano a oltrepassare i confini: oltre la forma, oltre la materia, oltre noi stessi.
Dove termina l’arte? Dove comincia lo sguardo? In questo spazio di transizione si gioca l’esperienza della mostra: un invito a percepire, a lasciarsi attraversare dalle sensazioni, a esplorare senza timore l’oltre dell’io e della materia.
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Esplorazioni. Oltre i confini dell’io e della materia – a cura di Nora Coll Lience – Medina Art Roma dal 28 febbraio al 6 marzo 2025
Foto di ©Grazia Menna