Marco Rèa racconta il processo di lavorazione delle sue creazioni semi-umane

Intervista all’artista dallo stile originale e provocatorio

Marco Rèa è un artista romano che realizza ritratti discernendo la fisionomia umana dalle fotografie, per imprimerla su uno sfondo neutro con la bomboletta spray. Il risultato è equiparabile allo sbrogliarsi di una matassa, da cui si tira il filo per scioglierne i nodi; gli stessi nodi che ci portiamo dentro con le nostre cicatrici, pensando erroneamente ci definiscano, invece si possono trasformare in ricami su pelle. Davanti le sue opere ci si trova in un faccia a faccia con immagini di persone silenziose che comunicano il proprio stato d’animo dagli occhi. I lineamenti curvilinei raggiungono il cuore di ciascuno di noi, mentre quello delle protagoniste dei lavori non si vede, eppure se ne percepisce il battito lento, fonte di trasparenza emotiva, non ci sono segreti fra lo spettatore e loro. Tali prospettive si proiettano su pubblicità, cartelloni, copertine o celebri riviste di moda e di animazione: Vogue, Harper’s Bazaar, SHOWstudio, Disney/Marvel, Fendi, Mondadori Electa, Universal Pictures, Magazine, Liberty UK, Lampoon Magazine e tante ancora.

Marco Rèa, “Sognando Roma”, (580 x 280) cm

Lontano dalla carta stampata, è memorabile il murales Sognando Roma in stencil e acrilico per la mostra temporanea del 2022 ROME STREET ART, alla Galleria Alberto Sordi. Si scorge una donna sdraiata in posizione fetale, i capelli ne nascondono l’ego e guardandola meglio sembra averla colpita la Sindrome di Stendhal che la rende immobile alla visione del patrimonio culturale della città eterna, preferendo rimanere in attesa di un buon motivo per alzarsi e andare a godersi il panorama. Oppure potrebbe spostarsi nel futuro e recarsi a visitare la Galleria Rosso20sette, vicino Largo Argentina, qui spesso Marco è usuale esporre al pubblico. L’ultima sua personale Viaggio sulla luna, è costituita da un insieme di raffigurazioni di soggetti che si accingono a guardare la luna, come fosse un traguardo irraggiungibile, ma che se iniziassero a inseguire, li aiuterebbe a evadere da ogni limite. Attualmente, nel medesimo luogo vediamo delle tele con sopra la cantante islandese Bjork, parte della collettiva Music on the wall che vuole dare voce alla musica internazionale.

E adesso sentiamo la voce di Marco che si racconta… 

Perché rappresenti esclusivamente volti umani?

Mi interessa la geografia umana del volto e mi appassiona sapere che nonostante siamo un’infinità di individui, siamo stati e saremo, tutti e tutte, un qualcosa diverso l’uno dall’altra. È un aspetto che mi incuriosisce, ed è gratificante interpretarlo lavorandoci sopra. Il primo passo che mi porta alla creatività è la ricerca di fotografie prese da internet, dai giornali oppure scattate da me, dopodiché succede che magari unisco la bocca e gli occhi di soggetti diversi e creo punti di vista nuovi. 

Le persone dei ritratti hanno dei nomi? 

Tendenzialmente riproduco le sembianze di coloro che non esistono, non rappresentando persone che conosco o personaggi famosi, se è capitato il contrario erano lavori su commissione. È il caso di un’opera a cui sono particolarmente legato, il murales realizzato al Pigneto su Maria Callas, intitolato “Tu sei come una pietra preziosa”; oltre ad amarlo molto ho potuto riscontrare che è amato anche dagli abitanti del posto che lo vivono nella quotidianità e questo mi lusinga, è importante per me.

L’ispirazione chi o cosa te la da?

Io ho studiato arte nella mia vita, laureandomi in storia dell’arte contemporanea, quindi i riferimenti e l’ispirazione sono tantissimi, sia nel mondo dell’arte che della musica, del cinema e del fumetto. L’ispirazione dei maestri è un pò ovunque poi sta all’artista captare le varie contaminazioni. Tra gli artisti che ammiro e che mi spingono a fare il mio mestiere menziono sicuramente il pittore espressionista Egon Schiele e la crudezza di Francis Bacon.

Da dove nasce la scelta di non prediligere un uso dei colori ma bensì favorire il nero su bianco?

Le opere che espongo nelle gallerie, ormai dal 2006, sono in bianco e nero. Il mio stile precedente era però l’opposto, ossia solo colore e zero linea, successivamente, durante il periodo del covid, ho avuto il bisogno di riutilizzare il tratto. Un cambiamento probabilmente influenzato dal mio studio dell’illustrazione che mi porto dietro nel corso del tempo. In assoluto mi piace trasmettere le emozioni attraverso una linea aggrovigliata.

Passando dalle tele ai murales, cambiano le tue sensazioni nell’affrontare superfici così tanto differenti?

All’inizio un’opera (50×70) cm mi metteva in difficoltà, in quanto percepivo le dimensioni esagerate, invece adesso preferisco realizzare murales su palazzi veramente altissimi, che raggiungono persino i 20 metri. Diciamo che la mia è una doppia fase; la creazione per i bozzetti è istintiva e intuitiva e l’interazione con il muro è a dir poco calcolata. Quando si affronta una grande ampiezza è essenziale la progettazione, per fortuna so rilevare perfettamente i contorni dello spazio delimitato dalle linee, c’è un calcolo preciso. A livello di tempistiche c’è una netta contrapposizione, nel primo caso prevale l’indipendenza e il fare affidamento principalmente su di me, nel secondo ho a disposizione un’impalcatura o un cestello per determinati giorni, perciò devo programmare il lavoro. Eppure, gli imprevisti sono sempre in agguato, e vanno accolti con prontezza, in fondo gestire l’incertezza è stimolante. Per esempio le condizioni climatiche, il vento, la pioggia e le caratteristiche dei muri, alcuni assorbono maggiormente la vernice o altri tendono a sgretolarsi per la vecchiaia.

Marco Rèa, “Tu sei come una pietra preziosa”

Quali sono i tuoi prossimi progetti, ci stai già lavorando?

Per l’anno prossimo preparerò un lavoro impegnativo per un Museo archeologico, sarà a tema archeologia, ma comunque con il mio stile. Rispetto alle mostre, nel 2025 festeggeremo i 20 anni di attività della galleria Rosso20sette a Roma, che sta chiamando gli artisti di fiducia per collaborare insieme. 

Crediti fotografici: Luca Lionetti, Marco Rea, Matteo Casilli

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