“La casa nova” di Goldoni piace ancora molto

In scena al Teatro India di Roma lo spettacolo del commediografo veneziano

Al Teatro India di Roma, dal 14 al 24 marzo 2024, è andato in scena lo spettacolo La casa Nova, il celebre testo comico di Carlo Goldoni tradotto e riadattato dallo scrittore Paolo Malaguti, con la regia e l’impianto scenico di Piero Maccarinelli.

Gli avvenimenti esilaranti della trama costituiscono la genesi di una realtà più profonda dell’apparenza. La protagonista dello spettacolo, come si evince dal titolo, è la nuova casa di una coppia di sposi veneti uniti da soli quindici giorni, Anzoletto e Cecilia. Il sipario è già aperto. Sul palco i coniugi di origine borghese dettano ordini alla cameriera di casa, Lucietta. I due, mai gratificati dai rapporti umani, riversano odio anche sulla sorella di Anzoletto, Meneghina, una donna di rango basso poco propensa ad accettare la convivenza con la cognata e il fratello. La presunzione di Cecilia è così forte da influenzare il conte della città, un uomo che le fa da servitore assecondandone ogni richiesta. La padrona di casa però non si accorge che egli sa mentire meglio di chiunque altro…

Le prime battute fanno intuire che qualcuno nella casa è di troppo. C’è un proverbio a cui possiamo pensare per inquadrare al meglio i fatti e i misfatti della famiglia allargata, ed è: Patti chiari e amicizia lunga. Verosimilmente nella Casa Nova nessuno dimostra affidabilità e le relazioni interpersonali sono instabili. Si va verso il decadimento morale, soprattutto quando Checca e Rosina, le vicine di casa degli sposi, parlano alle spalle di Cecilia giudicando frivola la sua mondanità, tradendo di conseguenza la sua fiducia. I diverbi evocano la sensibilità racchiusa nell’animo di chi siede sulle poltrone del teatro.

Da pubblico si sente quasi la voglia di aiutare i personaggi a risolvere i loro problemi economici e affettivi, tanta è la partecipazione. Lo spettatore coglie la benevolenza nascosta dietro i volti dei ricchi, i quali non sanno ancora di avere timore delle proprie origini. La generazione precedente a Cecilia e Anzoletto vive una vita modesta senza ostentare ricchezze. Infatti, nella vecchia casa dello zio di Anzoletto, Cristoforo, le tradizioni severe, quali il rispetto della parola data e il duro lavoro, mantengono valori imprescindibili.

La peculiarità dello spettacolo è data dagli elementi anacronistici inseriti all’interno del componimento teatrale risalente al 1760. Ne è un esempio la rete Wi-Fi che viene utilizzata fra le mura domestiche nonostante al tempo ancora non esistesse. Un altro fattore singolare lo si ritrova in Lucietta che spolvera la sala da pranzo intonando le note del brano Sinceramente di Annalisa, portato in gara al festival di Sanremo quest’anno, una canzone inaudita per il settecento. È inconsueto realizzare che il futuro si mescola al passato. Il fondersi di epoche storiche riporta in auge la distrazione moderna e la frenesia delle azioni quotidiane degli uomini e delle donne moderne che corrono senza sosta alla ricerca di un domani imminente, senza saper attendere il futuro ma bruciandone le tappe.

I personaggi meno altolocati recitano in dialetto veneto con espressioni tipiche del Nord Italia che divertono a dismisura, Cecilia invece sfoggia un italiano fluente e virtuoso. Molto bravi gli attori Mersila Sokoli e Iacopo Nestori assieme agli allievi provenienti dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico: Lorenzo Ciambrelli, Edoardo De Padova, Alessio Del Mastro, Sofia Ferrari, Irene Giancontieri, Andreea Giuglea, Ilaria Martinelli, Gabriele Pizzurro e Gianluca Scaccia. Hanno saputo interpretare con notevole leggerezza una commedia non facile, vista la situazione difficile che i protagonisti vivono e il sentire versatile che li delinea. Una menzione speciale va a Stefano Santospago e Ilaria Martinelli, il primo nei panni dell’anziano zio Cristoforo, dalla postura, i gesti e i tempi perfetti. La seconda governa incontrovertibile un passaggio davvero toccante, ossia il cambiamento della personalità di Cecilia.

La scenografia è curata nei minimi dettagli, lo dimostrano le sedie di scena, a cui è attaccato il cartellino d’acquisto, posto in vista per far sembrare che siano state appena comprate, essendo parte integrante dell’arredamento dell’abitazione nuova di zecca. Tale minuzia fa comprendere la professionalità e la cura ai particolari dietro uno spettacolo straordinario. La stanza delle vicine di casa invece è riprodotta attraverso uno spazio sopraelevato al palco stilisticamente ben ideato, fra poltrone d’epoca e un tavolino da tè. 

Il racconto tiene sulle spine fino a che sul finale i buoni e i cattivi si scambiano le parti, liberandosi dei personaggi qual’erano. Il ribaltamento dei ruoli lo si osserva inizialmente in modo compassionevole e sul finale con orgoglio. L’arte di saper reinterpretare delle vicissitudini ambientante lontano nel tempo, si dimostra complessivamente nell’aver dato spazio alle attitudini dirompenti dei protagonisti, senza togliere valore agli squilibri della società attuale, una società simile a quella portata in scena per le preoccupazioni scanditesi nella durata di un’ora e 40′ dello spettacolo.

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La casa nova – di Carlo Goldoni – traduzione e adattamento Paolo Malaguti – regia e impianto scenico Piero Maccarinelli – con Stefano Santospago – Mersila Sokoli, Iacopo Nestori e con gli allievi attori Lorenzo Ciambrelli, Edoardo De Padova, Alessio Del Mastro, Sofia Ferrari, Irene Giancontieri, Andreea Giuglea, Ilaria Martinelli, Gabriele Pizzurro, Gianluca Scaccia – produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale – in collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico

foto di scena @Claudia Pajewski