Il sogno degli esseri umani di sopravvivere a se stessi
Pulsione di vita e pulsione di morte, Eros e Thanatos. Personaggi all’apparenza comuni, che si ritrovano ad affrontare i normali problemi dell’essere umano, si intrecciano creando una famiglia ingabbiata e costretta alle convenzioni sociali. Schiacciati e repressi dal tempo che scorre, dalla piattezza che guida le loro vite, Pà, Mà, Caiòn, Abe e nonna Lou si ritrovano a sguazzare nell’infelicità e nel compromesso. Condizione che li attanaglia fino all’esasperazione. Da lì in poi, il loro punto di vista cambia e tutto diventa più chiaro.
Questa potrebbe essere la chiave di lettura de Nelle due mani, scritto e diretto da Roberto Boris Staglianò, andato in scena al Teatro Trastevere tra il 7 e il 10 marzo. Spettacolo teatrale che affronta il complesso intreccio delle relazioni familiari, che offre una panoramica coinvolgente sulle dinamiche umane più profonde. Con una trama che si sviluppa con inaspettata intensità, il lavoro di Staglianò si distingue per la bellezza della sua narrazione e la bravura degli attori nel dar vita a personaggi complessi e sfaccettati.
Nelle due mani è un dramma familiare introspettivo che esplora i segreti, le tensioni e le dinamiche di una famiglia moderna. Attraverso le vite di una madre, un padre, due figli maschi e una nonna, lo spettacolo ci trasporta attraverso le stagioni della vita, dalle gioie dell’infanzia alle sfide dell’età adulta e della vecchiaia. Emerge così un quadro intricato di legami affettivi, conflitti e rivelazioni.
La potenza del soggetto, la validità degli attori sul palco, evocano un’esperienza teatrale immersiva. Tanto per la storia – che potrebbe essere quella di molti – tanto per lo sviluppo inatteso e la piega che prende la narrazione, che con il passare dei minuti si trasforma in un dramma potente che rivela lati nascosti e dormienti dell’essere umano. I personaggi si confrontano con le proprie ambizioni, paure e desideri più profondi, mentre i segreti di famiglia vengono alla luce, scuotendo le fondamenta delle loro relazioni.
Tra gli elementi che compongono il quadro familiare e lo sviluppo della sua narrazione, c’è un tema che prevale sugli altri, quello della sessualità. Non è chiaro se sia un espediente usato per raccontare con ancora più forza la fragilità dei personaggi o se l’intenzione fosse diversa, facendolo diventare un soggetto portante dell’opera. In questo caso, la sessualità assume dei contorni esasperati che sembrano deviare dal senso principale della trama, mistificando quanto espresso fino agli ultimi venti minuti dello spettacolo. Probabilmente una scelta cercata, voluta, per incorniciare in maniera ancora più forte le disfunzionalità della famiglia protagonista.
I due figli maschi, interpretati da Giuliano Bruzzese e Pierciro Dequarto, si prendono la scena. Il loro rapporto morboso di amore e invidia si sviluppa con angoscia e pathos nel corso degli anni (viene mostrata la loro vita dall’infanzia all’età adolescenziale) fino all’esplosione, al dramma, che dà vita (e morte) allo spettacolo. Simone Della Mura (Pà) e Nicoletta Carbonara (Mà) sono perfetti interpreti di padre e madre schiacciati dal peso del ruolo imposto dalla genitorialità, i cui problemi si riflettono passo dopo passo nella crescita dei due ragazzi.
Lo spettacolo mette in scena atmosfere per molti quotidiane, dinamiche familiari che rispecchiano le emozioni di un’istituzione che sembra perdere valore, fino all’inatteso finale che sconvolge tutto.
Nelle due mani – scritto e diretto da Roberto Boris Staglianò, con Giuliano Bruzzese, Simone Della Mura, Pierciro Dequarto, con la partecipazione di Giuseppe Sartori, disegno luci Dario Aggioli – Teatro Trastevere dal 7 al 10 marzo 2024
Foto credit: Sofia Pittaccio