La Milonga del Fútbol, Federico Buffa racconta la storia d’Italia e d’Argentina

Il calcio, l’esperanto del mondo, specchio delle vite dei popoli, e come tale, una delle più efficaci chiavi di lettura antropologico-culturali.

La tournée teatrale di Federico Buffa fa tappa a Genova, dove in realtà tutto nacque. Perché poco dopo l’Unità nazionale, Genova diventa la Casablanca degli italiani diretti in quelle terre lontanissime lasciate “libere” dai conquistadores perché erano le terre dell’Argento, e non quelle dell’Oro. Così l’Argentina, abitata fino ad allora da circa un milione di persone, diventa la meta simbolo di speranza di tanti italiani in cerca di lavoro.

Renato Cesarini

Tra il 1871 e 1910 circa un milione e mezzo di tanos (da napolitanos, così venivano e vengono chiamati gli italiani nella terra del Sol de Mayo) migrarono in Argentina, dando anche il nome alla capitale Buenos Aires (maestranze sarde della Corona Aragonese ringraziarono la Madonna di Bonaria di Cagliari per la nuova terra). Cagliari e Genova tornano di nuovo insieme nella primissima parte della storia di Buffa, dopo quell’introspettivo spettacolo con protagonisti Fabrizio De André e il compianto Gigi Riva.

Lo spettacolo verte su un percorso diacronico che lega indissolubilmente Italia e Argentina, attraverso la più potente chiave di lettura contemporanea: il Calcio. I 3 campioni che Buffa utilizza come punti fermi della sua linea temporale sono Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona. Da filologo del calcio, e quindi dell’uomo novecentesco, lo storyteller Federico Buffa racconta l’orizzonte pre-maradoniano con un’interpretazione ricercata e commovente. Come si è arrivati a Maradona, spartiacque della storia dello sport? Cesarini prima, Sivori poi, sono la spiegazione.

Renato Cesarini, quello della Zona

Il piccolo Renato Cesarini è nato a Senigallia nel 1906 ed è uno di quei bambini strattonati per la giacca dal padre perché bisogna salire su quella nave in partenza da Genova e diretta a Buenos Aires. Cesarini, che ad oggi è più famoso per la proverbiale Zona piuttosto che come Renato, è il prototipo del genio e sregolatezza. Farà scuola per George Best, Paul Gascoigne e molti altri viveur che hanno accompagnato la storia di questo sport. Dopo esser stato notato dall’uomo di fiducia di Edoardo Agnelli in Argentina, viene messo sotto contratto dalla Juventus. Con Cesarini in campo, la Vecchia (allora Giovane) Signora si aggiudica 5 scudetti di fila (record rimasto imbattuto fino alla Juve del 2016-17). Le regole nordiche torinesi della Juventus stanno strettissime al genio ribelle italoargentino e così torna a dispensare calcio in patria, in particolare al River Plate.

“Quando dai il tuo nome a un pezzetto di Tempo, il quale è solo di Dio, dice la Bibbia, qualcosa nella vita lo hai fatto.” Parole su Cesarini che vengono da Alessandro Baricco e che sarebbe riduttivo confinare a quello della Zona Cesarini perché segnava spesso negli ultimi minuti e con cui oggi si intende qualcosa fatto all’ultimo. Perché Cesarini fu anche il demiurgo di quella squadra passata alla storia come la più forte mai vista: la Màchina del River Plate. Allenatore di una squadra al servizio dei singoli, Cesarini ha esaltato generazioni di giovani argentini: uno su tutti, Enrique Omar Sivori.

Omar Sivori, un Angelo dalla faccia sporca

Se Cesarini è il diamante di Edoardo Agnelli, Platini, quello di Gianni…Sivori è quello di Umberto. Scovato grazie a Cesarini stesso nel River, va alla Juventus per una cifra record per l’epoca e vince il primo pallone d’oro del campionato italiano. Bellissimo da vedere, carattere belligerante, sguardo di coltello, calzettoni bassi a prendersi beffe degli avversari e delle avversità. Il destino ciclico del calcio volle far rincontrare da avversari Sivori e Cesarini, con quest’ultimo sulla panchina del Napoli, presenza onniscente delle storie italoargentine.

E infatti dopo anni ad incantare la Torino bianconera passa proprio al Napoli, in un sliding door necessario per la terza storia del racconto di Federico Buffa. Quell’ “Escuchame Pibe…” pronunciato ad un giovane Maradona dopo l’esclusione dolorosa dal mondiale di Videla del ’78, segnerà per sempre il cammino di Diego con la Selección e poi, inevitabilmente, con il Napoli.

Diego Maradona, la verità del Fútbol

Se gli inglesi hanno inventato il calcio, gli argentini hanno inventato l’amore per il calcio. Maradona incarna tutto quel senso di revanscismo argentino verso chi voleva sottometterli culturalmente (attraverso il calcio e le sue rigide regole inglesi) e militarmente (guerra delle Falkland-Malvinas). Maradona è la ribellione fuori dagli schemi e si congiunge perfettamente con Sivori. Una foto dei due racconta di un incontro a Napoli, su un campo di calcetto ovviamente, dove si dice “mancasse solo lo Spirito Santo, perché il Padre e il Figlio erano regolarmente in campo.”

Diego Armando Maradona e Omar Sivori

Per il resto Federico Buffa fa parlare le immagini ed esplora la natura drammatica del più famoso eroe omerico della storia contemporanea, paragonato a un Dio con allegati culti e chiese. Fino ad arrivare alla parabola dell’uomo, morto da solo in condizioni disumane. Non esattamente come morirebbe un Dio.

La milonga de futbol di e con Federico Buffa – Regia di Pierluigi Iorio – musiche di Alessandro Nidi e accompagnate dalla voce di Mascia Foschi – Light designer: Francesco Adinolfi. Politeama di Genova 21 febbraio 2024

Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Olimpico di Roma il 19 novembre 2024