RivaDeAndré – Amici fragili al teatro Puccini di Firenze

È doveroso iniziare il racconto dello spettacolo RivaDeAndrè – Amici Fragili, affermando che si tratta di un incontro realmente mistico, quasi come un’intervista impossibile calviniana.
Ebbene quel 14 settembre del 1969, subito dopo una partita del Cagliari, primo in classifica, in trasferta a Genova, inizia la sacra conversazione tra Gigi Riva Fabrizio De André.
Trattasi di una “sacra conversazione” nel senso più rinascimentale possibile, poiché sembra di essere esattamente dentro una pittura congelata di Piero della Francesca; i protagonisti dovrebbero parlarsi, e ne avrebbero di cose da dirsi, ma non aprono bocca, se non per fumare e bere whisky.
L’attesa, i pensieri e il silenzio sono per ora i protagonisti della storia. E Federico Buffa, autore e interprete,la riassume poeticamente con un evocativo destinare l’ordinario alle parole e lo straordinario ai silenzi.

La giornata corre a passo di java e la sera raccolgono i frutti del loro incessante pensare. Iniziano a parlare. 

Quante sono le cose che condividono; dall’amore in comune per quei colori, il rosso e il blu, alla Sardegna rurale passando per il più raffinato e profondo pensiero anarchico. Parlano di calcio. 

Buffa sulla trequarti, dietro alle due punte Riva (Sx) De André (Dx). Foto di ForlìToday.

Fabrizio nasce già genoano il 18 febbraio 1940, giorno di una partita storica per il grifone, primo in classifica a poche giornate dalla fine del campionato. Il match contro il Novara termina uno a zero per il Genoa. Qui si compie una storia comodamente deandreiana: per un errore arbitrale – in un tempo in cui la malafede è parte integrante del gioco – il direttore di gara fa battere entrambi i calcio d’inizio di primo e secondo tempo al grifone. L’episodio, poi denunciato, farà scattare l’annullamento e la replica della partita stessa. Il Novara vincerà e il Bologna si laureerà di lì a poco campione, riportando alla mente genoana i fantasmi dello “Scudetto delle Pistole” di vent’anni prima. Una vittoria non vittoria. Un’ingiustizia che poteva portare il decimo scudetto al Genoa, vale a dire una Stella. Non riaccadrà più. 

“L’ultima volta che il Genoa ha toccato la Stella è stato il giorno in cui è nato Fabrizio De André” – scriverà Tonino Cagnucci. Finale più deandreiano è difficile da immaginare.

Parlano chiaramente anche di musica, dell’influenza di Brassens nell’arte di Faber e soprattutto di una canzone che Riva ama profondamente: Preghiera in Gennaio, scritta da De André dopo il suicidio del suo amico e collega genovese Luigi Tenco. 

Loro sono due randagi dalla parte dei randagi, e sebbene sia forse più evidente per Faber questa definizione, non a tutti è lampante la definizione per Rombo di Tuono.
Gigi Riva, in arte Rombo di Tuono – perché di arte si parla – nasce in un paesino in provincia di Varese, lontano anni luce dall’universo isolano sardo, da poco fuori dalla malaria, senza gli introiti del turismo di oggi. In quel paesino lombardo forgia la potenza di quel piede sinistro. Come una buona maggioranza di mancini intellettuali di calcio – Di Marìa e Dybala docent – usa il mancino con la stessa frequenza di Daniel Day Lewis in, per l’appunto, Il mio piede sinistro.

Gigi Riva in primo piano. Dietro una foto incorniciata di Fabrizio De André. Foto di Cagliari calcio.


Il passaggio e la permanenza al Cagliari sono il motivo del suo essere selvaggio e libero come un guerriero Cheyenne sul Fiume Sand Creek. Le offerte arrivano, ma lui rimane fedele ai suoi ideali. Lo scudetto sarà il suo premio alla carriera. L’europeo vinto nel ’68, la sua consacrazione tra i più grandi della storia. 

Sono ancor più convinto che Gigi Riva facesse col pallone un mestiere concettualmente molto più simile alla canzone di De Andrè, piuttosto che ad un Filippo Inzaghi o un Paolo Rossi – e a riprova di ciò il biopic soporifero di Veltroni insegna – il cui esclusivo fine (pienamente raggiunto per la gioia di tutti noi) è bianco, tra due pali e largo 7 metri circa.

Menzione d’onore al più grande storyteller sportivo contemporaneo, secondo la logica mourinhana del chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio.

Lo spettacolo è scritto dallo stesso Federico Buffa insieme a Marco Caronna, che firma la regia ed è in scena alle voci, chitarre e percussioni insieme al pianista Alessandro Nidi. L’ultima tappa di RivaDeAndrè sarà ovviamente Genova il 14 aprile, a conclusione di un viaggio itinerante per tutta Italia e giunto a Firenze l’11 marzo.