Di pianoforte e di oriente

Flux en spirale al Teatro Ivelise fa incontrare l’improvvisazione musicale al pianoforte con quella danzata proveniente da lontano

Al Teatro Ivelise, due passi dal Colosseo, sabato 27 Gennaio il pianoforte e le danze orientali si sono fuse. Un connubio che potrebbe apparire strano, l’unione tra due mondi lontani anche solo geograficamente.

Silvia Petri

Da un lato l’Europa, il suono del piano che ricorda casa, la musica che facilmente associamo alla storia e alla cultura occidentale. Dall’altro l’Asia, con le sue danze sensuali cariche di passione, volte all’appagamento dei sensi e degli istinti carnali.
Simone Fragasso e Silvia Petri sono i protagonisti di questa serata di improvvisazione che unisce vicino e lontano. Si rincorrono tra i tasti del pianoforte e il legno del palco, si seguono per dar senso a quel filo che li lega, tenendo in equilibrio la propria arte con quella dell’altro.

Concedendo più spazio al piano che alla danza, con momenti in cui Fragasso è l’unico artista sul palco, Flux en spirale si rivela un momento quasi intimo. Le dimensioni dell’Ivelise, il pianoforte che suona, la forma stessa del teatro – nato molto prima come chiesa – rendono tutto molto umano, quasi un momento per concentrarsi su di sé. La musica guida l’introspezione, il pianoforte più di tanti altri strumenti e stili.
Diverso è quando Silvia Petri lo raggiunge in scena, quando alla musica si unisce la danza.
Esce da dei teli di plastica, quasi come un cucciolo, abbandonata in quelli che altri chiamerebbero scarti. Ma subito risorge, si fa protagonista. Vestita in una tutina leggera inizia il suo viaggio al ritmo del piano di Fragasso, che si interrompe più di una volta per cambi d’abito.

Questo è il punto che sottolinea il senso di viaggio, di cammino che Silvia Petri percorre durante la serata. Usciti dall’idea che improvvisazione significhi banalità, facilità, mancanza di formazione, entriamo in quella che ci consente di godere davvero del concetto di improvvisazione. Partire dalla tecnica per mettere in gioco le proprie abilità, costruire sullo studio e sulla pratica precedente.
A questo si accompagna il cambio d’abito che spesso interrompe le danze di Silvia. Ancora il concetto di viaggio, di percorso. Si passa anche per l’abbigliamento tipico della danza del ventre, quello che più ci fa sentire vicini all’arte di Silvia Petri. E ancora torna quel buffo connubio che non stona, il pianoforte europeo e la danza orientale, il vicino e il lontano, la casa e il viaggio.

Il finale ci porta da un’altra parte ancora.
Silvia Petri scompare dietro al pianoforte, che suona e non si ferma mai, ma ricomparire vestita in perfetto stile parigino. Con un ombrello porta a spasso foglie morte, rinsecchite, cenni d’autunno. Forse per un attimo siamo lontani da Roma e dal Colosseo, passeggiamo al suo fianco lungo la Senna. Ci siamo riavvicinati davvero all’Europa, il viaggio di Silvia la ricongiunge con Simone al pianoforte anche in un momento di contatto fisico.
Poi, piano piano, torna da dove è arrivata, scompare di nuovo in mezzo alla plastica, sparisce lontana, destinata ad arrivare chissà dove.

Simone Fragasso

Non è scontato che il fuson, tanto apprezzato ultimamente nell’arte come nella cucina, funzioni. Esperienze musicali e coreografiche lontane possono faticare a diventare un tutt’uno. Flux en spirale riesce invece a essere un episodio gradevole, costruendo un percorso e dando senso al perché si sia scelto di unire il pianoforte con le danze orientali.

Abbattere i confini è tra le meraviglie che l’arte può compiere, se si sa come farlo.

Flux en spirale III – Improvvisazione al piano di Simone Fragasso con Silvia Petri – Foto di scena: Giorgia Fantozzi – Teatro Ivelise 27 gennaio 2024