Il Visionario sogna il giovane Lemuri (ma forse no)

«Sarò diverso», il racconto musicale autobiografico di Vittorio Centrone

In locandina si legge il nome di Vittorio Centrone e, a coloro che di rock se ne intendono poco, non viene nemmeno il sospetto che si possa trattare di una star della musica. Anche la memoria tradisce e il collegamento con il suo alter ego, Lemuri il Visionario, coglie impreparati molti spettatori habitué dell’Altrove, ma non i suoi fan che pure hanno affollato il teatro. Il Visionario è la voce maschile di tanti successi internazionali. Navigando sul web si viene a sapere che ha venduto qualche milione di copie delle sue interpretazioni canore. Il primo dell’elenco è il brano dance Dragostea din tei, del 2004. Forse il titolo a molti dice poco, ma basta cercarlo su yootube (https://www.youtube.com/watch?v=YnopHCL1Jk8) e già dalle prime note lo si riconosce come uno di quei tormentoni ascoltati alla radio migliaia di volte. Insomma, Vittorio ha un passato musicale di tutto rispetto, associato alla sua abilità vocale: «C’è qualcosa di magico nella tua voce», si dirà durante lo spettacolo. Ed è vero.

La rappresentazione a cui abbiamo assistito, però, viene annunciata già dal titolo come qualcosa d’inconsueto. Sarò diverso non è soltanto un concerto di musica e non è neanche un semplice revival dei suoi successi, ma si potrebbe definire una nuova sperimentazione, anche musicale, del famoso Visionario. È uno spettacolo costruito intorno alla musica, dove le canzoni sono il perno centrale: ci sono gli strumenti in scena, ci sono naturalmente i musicisti che li suonano, c’è Vittorio Centrone che canta e suona il pianoforte con il viso truccato alla maniera degli Apache, un maquillage che, abbinato alle chitarre elettriche, ricorda vagamente quello dei Kiss; poi ci sono anche i disegni scenografici proiettati sul fondale di Giulio De Vita, e anche una prosa in forma di racconto a due voci, intervallate da brani musicali. Nelle intenzioni di Centrone sembrerebbe che Lemuri sia un lontano sogno giovanile (ma forse no)!

Una prosa, comunque, sostenuta da una trama, molto probabilmente autobiografica, tant’è che la narrazione è portata avanti, oltre che da Centrone, anche da Mario Giarola che interpreta un giovanissimo Victor che si sente «disperso in un mondo che non gli appartiene» e comincia il viaggio dell’indipendenza artistica, alla ricerca della sua vocazione. Giunto in città si accorge che c’è «troppo cibo e poca musica». Se ne potrebbe dedurre che questa sia la prima visione che porterà in seguito Victor a immedesimarsi nel Visionario. Soltanto verso il finale della storia si paleserà la reale visione, quella folgorante, che darà al giovane musicista la forza di cambiare identità: sarà ovviamente una donna (la bella Gaia Carmignani) dalle forme molto attraenti e dall’animo talmente generoso che lo spingerà prima a sognare e poi a volare.

Descritto così lo spettacolo sembrerebbe filar liscio come l’olio, ma purtroppo il palcoscenico è un luogo pieno di trappole invisibili. E se i musicisti sanno trovare il loro equilibrio pur mantenendo uno strumento tra le mani, se un attore riesce a rimanere in piedi trasportando il peso di un immaginario bagaglio gonfio di parole, non è detto che invertendo gli accessori, gli stessi artisti ne escano ugualmente incolumi. Sia i musicisti che gli attori, per esempio, sono imbrigliati nel ritmo: sembrerebbe la stessa cosa, eppure non tutti gli attori hanno orecchio per la musica. Il nostro Visionario, protagonista assoluto, seduto al pianoforte, mani sulla tastiera e voce per cantare, celebra una sua arte comunicativa (un po’ d’antan, ma efficace), tuttavia appena si cala nelle vesti attoriali, quei segni dipinti sulle guance diventano subito un eccesso, la sua voce melodica perde ogni fascino diventando addirittura soporifera. Le quasi due ore di spettacolo sembrano moltiplicarsi. E il racconto, che non modifica mai il tessuto narrativo, crolla nel torpore generale a causa soprattutto di una tediosa lettura. Già, Controne non va a memoria, ma legge mantenendo fisso un unico tono. I suoi fan, però, applaudono e chiedono anche il bis, come si usa nei concerti. Ma qui, signori miei, siamo a teatro un luogo dove la recitazione non è l’arte dell’improvvisazione.

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Lemuri, il Visionario – Sarò diverso di Serena Maffia, con Vittorio Centrone, Stefano Refolo, Max Minoia, Stefano Tedeschi, e con Mario Giarola e Gaia Carmignani. Disegni scenografici, Giulio De Vita. Musica, Vittorio Centrone. Regia, Serena Maffia. Teatro Altrove, fino al 14 gennaio

Foto di copertina: Vittorio Controne, in arte Lemuri il Visionario