Dopo ogni fine c’è sempre un nuovo inizio, ci ricordano le parole di Antoine de Saint-Exupery fra le pagine de Il Piccolo Principe. A insegnarci che non bisogna avere paura della fine delle cose, si passa da un riferimento letterario a un altro, più remoto e di prestigio autoriale ancora più celebre: lo sottolineava già nel barocco l’ultima commedia drammatica scritta da Shakespeare, “La tempesta” (1610-1611). Da questa massima sull’infinità del tempo si è generato lo zelo interpretativo di una rivisitazione moderna e inedita dell’opera, nello spettacolo Vivere la tempesta, andato in scena al Teatro Golden il 14 e 15 luglio 2023.
Dalla fine di un’era si è reindirizzata ai nostri giorni la voglia di fare teatro che non muore mai. “Perché il teatro? Che senso ha continuare col teatro? […]”, è parte dell’entusiasmante monologo in apertura. Probabilmente perché è quella cosa che puoi provare a spiegare ma non ci riesci fino in fondo se per te equivale alle emozioni.
Per fomentare l’incondizionata voglia di fare teatro, che se genuina diventa una priorità, i protagonisti, scalzi, hanno fatto prendere quota alla narrazione su una doppia dimensione: il racconto fedele delle vicissitudini della Tempesta Shakespeariana e un personale tocco licenzioso mosso da esigenze attoriali spiritose. Di contrasto, molto incisiva l’appropriazione dello spazio scenico, rumorosa, discordante, consolidata nelle movenze che rapiscono per pochi secondi, curate da Valentina Versino.
Il dramma originario, diviso in cinque atti, è ambientato su un’isola sconosciuta del Mediterraneo, dove Prospero, duca di Milano, tenta di far sposare la figlia Miranda con il principe di Napoli, Ferdinando utilizzando tecniche magiche. Mentre suo fratello Antonio e il suo complice, il re di Napoli Alonso, navigano sul mare di ritorno da Cartagine, il mago invoca una tempesta che scaraventa i passeggeri sull’isola. La narrazione è incentrata sulla figura di Prospero, il quale costringe gli altri personaggi a muoversi secondo i suoi piani.
Per unire così tanto pathos narrativo con la contemporaneità, più acerba nelle trame dai significati profondi, era inevitabile lo scontro fra l’eccesso di responsabilità e la buona riuscita dell’intenzione, fra le due nel mezzo aleggiava l’ignoto che si è convertito in un’azione concludente e sicura di sé. Affidare a ragazzi e ragazze giovani tale proposito poteva rivelarsi di esito infruttuoso. Non lo è stato perché i protagonisti hanno messo le mani avanti, senza avere la presunzione di proporre l’opera in maniera tale e quale, ma bensì prendendone spunto e rifacendola a modo proprio, anche divertendo come altrimenti non avrebbero potuto fare.
Lo hanno permesso la regia e l’adattamento risoluto di Gianni Corsi. Sul palco gli allievi del secondo anno del Laboratorio di Arti sceniche di Massimiliano Bruno; Maria Stella Adario, Francesca Alati, Costanza Canelli, Francesco Di Cesare, Samuel Di Clemente, Francesca Gregori, Alessio Mascelloni, Francesca Medde, Marianna Menga, Alessandra Modica, Lorenzo Rossi, Natalie Scinicariello, Elia Testa, Benedetta Tiberi, Veronica Violo.
Vivere la Tempesta – Spettacolo liberamente ispirato all’opera “La Tempesta” di William Shakespeare -adattamento e regia di Gianni Corsi – movimento scenico Valentina Versino – una produzione MB IWA -si ringrazia il Laboratorio di Arti Sceniche diretto da Massimiliano Bruno