“Sulle orme di Verdi” a Caracalla la proiezione della Traviata RAI del 1954

Il Festival di Caracalla è forse la definizione per eccellenza dell’estate Romana se parliamo di Opera e Teatro.
Un appuntamento che si rinnova anno dopo anno per aprirsi a turisti e residenti, a chi sceglie o deve passare l’estate nel caldo cittadino.
Siamo a due passi dal Circo Massimo e dal Colosseo, immersi in millenarie architetture che, ameno per un poco, fanno dimenticare il traffico e il caos della grande città che scorre appena fuori.
L’estate di Caracalla quest’anno ha voluto omaggiare il Maestro Giuseppe Verdi con Sulle orme di Verdi, tre serate dedicate alla sua vita e alle sue opere, e ha scelto di farlo nel Teatro del Portico, lo spazio che più recentemente è stato aperto al pubblico nell’ampio complesso di Caracalla.

Nella serata di Giovedì 29, giorno festivo per Roma che celebra San Pietro e Paolo, sono state due proiezioni cinematografiche a raccontare al pubblico Giuseppe Verdi.
La prima è stato un breve documentario degli anni ’40 prodotto dall’Istituto Luce per la regia di Luciano Emmer, un viaggio nella terra del Musicista, nelle case dov’era nato e poi vissuto.
Nell’epoca del web, dove l’Intelligenza Artificiale sarebbe capace di proiettare Verdi sul nostro computer per farci raccontare la sua vita, fa quasi strano pensare che questi filmati potessero essere mezzo unico di conoscenza per molti.
Non solo un viaggio nella vita di Verdi, morto quando il secolo breve si accingeva a iniziare; è stato un piccolo viaggio anche nella storia della cinematografia italiana.

Lo stesso, e ancora di più, si può dire della seconda proiezione.
La scelta dell’organizzazione è infatti ricaduta sulla “Traviata” diretta da Franco Enriquez nel 1954, con Rosanna Carteri nel ruolo di Violetta e Nicola Filacurti in quello di Alfredo.
Siamo agli albori della storia della RAI, in quegli anni cinquanta che profumano di novità e gioia dopo il dramma del trentennio precedente.
Proprio l’Opera viene scelta dalla televisione italiana come canale comunicativo, la sua trasformazione in pellicole. Musica e arie divengono la parte dialogica dei film, unendo il classico al moderno.
La televisione offre la possibilità di una visione ristretta, la telecamera può stringere sui protagonisti, può concentrarsi sui dettagli.
Ancora di più però, settant’anni dopo, l’opera in versione cinematografica può divenire occasione per avvicinare un pubblico altrimenti lontano.
Il cinema è per molti più casa che il teatro, non c’è quella sorta di timore, quasi reverenziale, che spesso lascia vuote le nostre platee.

C’è però, in questo senso, da segnalare una piccola mancanza organizzativa; è assente, nella struttura pensata a Caracalla, la possibilità di seguire il libretto su schermo come avviene invece in teatro.
Il rischio è vedere rinnovato il timore di molti, quello di non riuscire a godersi l’opera come prodotto perché faticosa da comprendere, ancor più se si pensa ai turisti.
I pregiudizi sulla lirica come prodotto di nicchia sono andati aumentando col passare dei decenni, e perdere l’opportunità di invertirli sarebbe uno spreco, soprattutto quando tante attività sono volte proprio allo scopo contrario.


Le serate di Caracalla restano tra i punti fermi dell’estate romana, occasione di cultura e storia, di svago e riflessione.
Si è un po’ al centro del mondo, e al mondo tutto bisogna essere aperti.